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Weekend in Andalusia

mercoledì 01 settembre 2010

Il fascino che questa terra mi solleva probabilmente ha origine nella lettura del libro di Paulo Coelho, L'alchimista. L'essere una terra di confine tra continenti e la ricca storia che si porta alle spalle, ne hanno fatto per me un desiderio che prima o poi avrebbe dovuto realizzarsi.

Forse ancora per molti aspetti e' rimasto incompiuto. Ma il lungo weekend che ho trascorso a Siviglia e nei paraggi, e' stato molto intenso e rimarra' annoverato tra le esperienze di viaggio piu' belle che ho vissuto.

Dall'aereo si notava sorprendentemente il grigiore cupo delle nubi basse che attanagliavano Siviglia nelle prime ore di un mattino - per noi - inoltrato di fine luglio. Ma per Siviglia erano ancora le prime luci dell'alba.

L'aria calda e il progressivo dissolversi della foschia, ci ha ridato quello che ci aspettavamo da Siviglia. Luce e colori vivi e nitidi.

Giusto il tempo di giungere in tram in Plaza Nueva e ci sediamo per un meritato caffe' sui tavolini di un bar del centro. Ma lo stomaco reclamava di piu', visto le gia' diverse ore che eravamo in piedi. Nulla di meglio di un bocadillo con jamon serrano.

Dopo aver raggiunto l'appartamento centrale di amici che ci hanno ospitato, e mollato las mochilas, ci dirigiamo subito verso Plaza Virgen de los Reyes, su cui si affaccia la maestosa Cattedrale di Santa Maria da cui si erge l'imponente torre (Giralda).

Chiaramente non abbiamo resistito alla tentazione di salire subito sulla Giralda e di visitare uno dei monumenti religiosi piu' grandi al mondo.

In origine, all'epoca in cui la penisola iberica era dominata dagli Almohadi, laddove oggi e' locata la cattedrale, era stata costruita una moschea. La Giralda altro non era che la torre annessa al luogo di culto almohade. Adiacente alla moschea si estendeva il Patio de los Naranjos.

A seguito della Reconquista, si volle dare un segnale forte della cristianita' e nel XV secolo la moschea fu abbattuta per erigere la cattedrale. Il progetto, in stile gotico, fu realizzato quasi totalmente in 75 anni. E, del vecchio monumento moresco, e' stato conservato solo la Giralda e il Patio de los Naranjos. Tutto il complesso riporta, quindi, tra gli altri, oltre lo stile gotico predominante, segni dell'epoca almohade, dello stile mudejar e interventi in stile neoclassico che risalgono a tempi piu' recenti.

Il progetto della Giralda, elaborato da Ahmed Ben Baso, si rifa' chiaramente a quello della Koutubia di Marrakech. E' stato particolare salire sul minareto in quanto non vi e' presenza di scale, ma solo di rampe, visto che un tempo i muezzin, incaricati di chiamare a preghiera i fedeli, usavano salire sulla torre anche a cavallo.

Dall'alto una vista spettacolare di Siviglia, sotto le numerose campane che ci sovrastavano imponenti. In cima al minareto, invece, si erge il Girardillo, un monumento dorato che segna la direzione del vento. A questa statua metallica sono legate numerose leggende per lo piu' inerenti al meteo. Una copia del Girardillo puo' essere comunque ammirata nel cortiletto interno della cattedrale che si affaccia su Plaza del Triunfo.

Ritornando giu' dalla torre, ci si ritrova di nuovo all'interno della cattedrale. Immensa. Abbiamo fatto fatica a trovare il giusto modo di fare un giro completo. Ma immediatamente abbiamo potuto scorgere sulla sinistra la Capilla Real ('Cappella Reale') al centro del cui altare si trova la statua in legno di Santa Maria de los Reyes. Tale statua era appartenuta a Ferdinando III il Santo, il cui corpo giace a piedi della statua. Ai lati della Vergine invece si trovano le tombe di Alfonso X e della madre.

La posizione in cui si trova la Capilla Real e' l'estremo opposto alla porta principale della cattedrale, la Portada de la Asuncion ('Porta dell'Assunzione'). In mezzo, lungo la navata centrale c'e' invece l'altra cappella importante, la Capilla Mayor ('Cappella Maggiore') in cui si trova un imponente altare di cui fanno parte un elevato numero di sculture.

Su una delle navate laterali si nota anche il mausoleo con le spoglie di Cristoforo Colombo. Si tratta di quattro araldi che portano a spalla la tomba del grande navigatore, ciascuno rappresentante i quattro regni cristiani che all'epoca contava la corona spagnola (Castiglia, Leon, Aragona e Navarra).

Uscendo dalla cattedrale ci siamo ritrovati nel Patio de los Naranjos, che e' il chiostro della cattedrale caratterizzato dalla presenza di aranci.

Il biglietto di ingresso per la cattedrale prevedeva anche la visita della vicina chiesa di San Salvador, che si affaccia sull'omonima piazza. La' abbiamo potuto ammirare il favoloso altare maggiore che descrive la Trasfigurazione di Gesu', e un altrettanto bell'affresco nell'altare di Santa Justa y Santa Rufina, patrone della citta'.

Prima di proseguire il nostro tour, avendo adocchiato un localino molto carino con molta gente intorno, che proponeva le famose tapas, ci siamo fermati per mangiare qualcosina e farsi qualche caña, ovvero l'equivalente italiano di una bionda piccola alla spina (con la differenza che a Siviglia, in centro, costa solo 1 euro!).

Seguendo le strette vie del centro, ci siamo ritrovati su Avenida de la Constitucion e da li' abbiamo proseguito verso il fiume che attraversa la citta', il Guadalquivir. Una passeggiata 'defaticante' prima di rientrare a casa. Lungo la sponda del Guadalquivir abbiamo potuto ammirare, oltre la bellissima visuale, anche la Torre del Oro e, piu' avanti, sempre proseguendo sulla sponda di sinistra del fiume, il Teatro de la Maestranza, meglio noto come Plaza de Toros, che e' la piu' grande arena della Spagna.

La sera e' stata particolarmente piacevole, avendo potuto appurare la vita condotta da un cospicuo numero di ragazzi che hanno deciso di fare un'esperienza di vita e di lavoro all'estero, trasferendosi in Spagna. Un grande momento di condivisione che ci ha dato anche graditi approfondimenti sulla vita che si conduce a Siviglia.

All'indomani, sveglia di buon'ora: prevista una giornata al mare in compagnia. Direzione Cadiz ('Cadice'). Sfortunatamente non abbiamo fatto bene i conti con i tempi necessari per raggiungere la playa. Infatti, era il sabato dell'ultimo fine settimana di luglio. Una giornata di grande esodo, come si puo' facilmente immaginare. Oltretutto, non abbiamo considerato che il ritardo poteva aggravarsi, dovendo aspettare due amici colombiani, con il loro proverbiali 'tempi latini'.

In tarda mattinata, comunque, abbiamo finalmente raggiunto la spiaggia di Cyclana, sull'Oceano Atlantico. Bella e non molto affollata.

Abbiamo cosi' trascorso una bella giornata di bagni e sole intervallata, di tanto in tanto, da una sosta all'attiguo chiringuito, visto il gran caldo.

Per la sera, ci e' stato regalato un altro bel giro sempre sulla costa atlantica. In effetti, ci siamo fermati a Cadiz dove abbiamo potuto ammirarne la modernita' e il fascino del centro storico arabeggiante, a ridosso del mare. A coronamento della piacevole giornata non poteva mancare una bella scorpacciata di pesce.

Domenica pigra a Siviglia. Con tranquillita' siamo usciti di casa per fare un giro per le strade del centro. Spoglie all'inverosimile ancora quando era quasi mezzogiorno. A quell'ora iniziavamo la nostra colazione ai tavolini di uno dei rari bar aperti del centro, e qualche turista cominciava a farsi avanti. Solo turisti pero', e qualche busker.

Uno di questi ci ha colpito tanto con le sue intonazioni e la sua musica gitana, che non abbiamo avuto esitazioni a lasciare la meritata offerta. Ogni tanto irrompeva con delle canzoni emozionanti la calma di un mattino andaluso, rimarcato da una una costante melodia flamenca di sottofondo che da dentro il locale si levava.

Caldo e stanchezza della giornata trascorsa in spiaggia, ci hanno spinto a saltare il tour a Cordoba. Poi, avevamo ancora tanto da vedere in citta'. Siamo cosi' usciti per raggiungere Plaza de Espana ('Piazza di Spagna').

Plaza de Espana si sviluppa dentro un semicerchio, lungo la cui porzione perimetrale si leva il Palacio Espanol ('Palazzo Spagnolo'). Il complesso e' stato costruito in occasione dell'Esposizione Universale del 1929.

La piazza e' solcata da un canale attraversato da ponticelli ed e' decorata lungo il perimetro circolare, da 58 panchine che rappresentano ciascuna una diversa provincia spagnola. Ogni panchina e' decorata con tipici azulejo che danno un'idea geografica 'enfatizzata' di una particolare provincia.

Usciti dalla piazza ci addentriamo nel verde rigoglioso del Parque de Maria Luisa ('Giardini di Maria Luisa'). Laghetti e fontane immersi tra cedri, platani, aranci e magnolie. Alla fine dei giardini, ci siamo trovati nella Plaza de America, anch'essa facente parte del progetto delle opere realizzate in occasione dell'Esposizione Universale del 1929.

In un contesto molto equilibrato tra vegetazione e decorazioni architettoniche varie, ci siamo ritrovati di fronte il Museo Arqueologico Provincial ('Museo Archeologico Provinciale') e alle nostre spalle il Pavillon Mudejar ('Padiglione Mudejar').

La nostra passeggiata si e' conclusa attraversando Calle San Fernando, su cui si affaccia la Reale Fabrica de Tabacos ('Fabbrica di Tabacchi'), famosa per essere stato il posto dove sono state ambientate le scene della celebre opera lirica Carmen di Georges Bizet.

Per l'ultima sera andalusa ci e' stato riservato qualcosa di veramente speciale. Siamo stati accompagnati in un locale, La Carboneria, veramente particolare, dove assistere ed emozionarsi per la veracita' del contesto e degli spettacoli di musica flamenca a cui si puo' assistere.

Appena entrati, il locale non era ancora pieno, ma l'aria era gia' pesante per l'umidita' causata dal gran caldo e dalla copertura veramente rudimentale. Ma poi ci siamo accorti di quello che stavamo per vivere e ci siamo abbandonati felicemente a sudare senza piu' pensarci. Nessun condizionatore, ma solo ventilatori che a poco servivano se non a creare un'atmosfera ancora piu' particolare.

Un bancone diritto, a cui ci siamo recati subito per prendere qualcosa da bere, si scorge sulla sinistra subito dopo essere entrati. Mentre, nell'ampia sala sono disposti ordinatamente dei tavoli come spesso si incontrano sotto i padiglioni delle sagre dei posti nostri, e delle panche per sedersi.

In fondo alla sala c'e' un piccolo palchetto dove, da li' a breve sarebbero saliti su i tre artisti gitani. Il chitarrista e il cantante, che indossava un tipico stivaletto basso da flamenco, erano gia' pronti. Nel camerino, invece, la ballerina-cantante era intenta a prepararsi.

Si respirava eccitazione tra il pubblico, molto variegato, che si e' trasformata in grande attenzione e approvazione al protrarsi dello spettacolo. Impressionanti ritmi scanditi con il solo battito delle mani e dei tacchi delle calzature degli artisti. Passione pura trasmessa dalle voci melodiche dei cantanti e dalle danze tese della ballerina. Un vero piacere esserci stati e un ulteriore apprezzamento della cultura di questa regione.

Ero gia' soddisfatto del weekend appena trascorso, ma c'era ancora qualche ora a mia disposizione prima di ripartire per l'Italia. Giusto il tempo di andare a visitare l'altra delle principali attrazioni di Siviglia, i Reales Alcazares ('Palazzi Reali') - uno dei migliori esempi di stile mudejar mai riconosciuto, che si affacciano su Plaza del Triunfo, dalla parte opposta alla cattedrale.

Entrando dalla Puerta del Leon ('Porta del Leone', cosidetta per gli azulejo affissi sopra la porta, che raffigurano un leone) si arriva, passando per il Patio del Yeso ('Cortile del Gesso'), nel Patio del Leon ('Cortile del Leone'). Tre archi separano quest'ultimo dal Patio de la Monteria ('Cortile della Caccia'). Cosi' chiamato perche' in questo cortile si radunavano i cacciatori che accompagnavano il re nelle battute di caccia.

Sul lato destro del Patio de la Monteria, si trova la Casa de Contratacion ('Casa del Commercio'), usata per gestire gli scambi commerciali con le Americhe. La Casa de Contratacion include anche il Cuarto de Almirante ('Appartamento dell'Ammiraglio') e la Sala de Audiencias ('Sala delle Udienze'), che nella parte posteriore e' stata trasformata in una cappella dove e' presente un affresco che raffigura la Virgen de los Mareantes ('Madonna dei Navigatori'), protrettrice dei naviganti che si imbarcavano verso il nuovo mondo.

Preseguendo sullo stesso lato del Patio de la Monteria si entra nel Palacio de Pedro I ('Palazzo di Pedro I'). Non sono salito ai piani superiori del palazzo, dove si trovano gli appartamenti reali, ma mi sono limitato ad ammirare il pian terreno. Il pian terreno era stato pensato in modo che attorno al Patio de las Doncellas ('Cortile delle Fanciulle') si sviluppavano le funzioni pubbliche del re, mentre il Patio des las Munecas ('Cortile delle Bambole') era dedicato alla vita privata.

La vista dei due cortili e le stanze ad essi attigue non possono lasciare indifferente il visitatore. Gli archi in gesso, le colonne e i capitelli, le ceramiche colorate. Tutti tratti di uno stile mudejar che si ripete in tutto il resto dei Reales Alcazares, che a me in particolare mi ha trasportato indietro di un anno, quando passeggiavo dentro le antiche corti di Marrakech.

Altro palazzo famoso dentro i Reales Alcazares e' il Palacio Gotico ('Palazzo Gotico'). Ho potuto ammirare al suo interno il Salon de los Tapices ('Salone dei Tappeti'), che e' una grande sala decorata con arazzi raffiguranti le conquiste spagnole in Africa.

Poi sono passato a visitare i giardini. Un miscuglio armonioso di colori e di profumi. Intervallati da fontane e giochi d'acqua, freschi e sobri. E ancora archi, viottoli e muretti in un perfetto stile mudejar che spicca con colori forti e geometrie bizzarre, ma lega paradossalmente il tutto in un quadro che rasserena e riempie chiunque vi si trovi dentro.

Il giardino che mi e' rimasto piu' impresso, oltre ai Jardines de Mercurio ('Giardini di Mercurio'), in cui domina una grande vasca, situata all'altezza del palazzo e quindi superiore rispetto al resto dei giardini, al centro del quale si trova la statua che rappresenta il dio Mercurio, e' il Jardin de la Danza ('Giardino della Danza') e, in particolare, il Bano de Dona Maria de Padilla ('Terme della Signora Maria di Padilla') che e' il giardino sotterraneo che Pedro I, detto el Cruel ('il Crudele'), fece costruire per la sua amante, Dona Maria di Padilla.

La storia narra che Pedro I uccise il marito di Dona Maria di Padilla, per averla. Lei, pur di non cedere, si verso dell'olio bollente in faccia e si sfiguro'. In seguito, divento' suora e ando' in convento. Dona Maria di Padilla e' considerata un simbolo di purezza nella cultura di Siviglia.

Sono quindi scadute le mie ore ancora a disposizione. Serenamente prendo l'autobus che mi porta in aeroporto, senza sapere a cosa fosse dovuta la mia inusuale serenita'. Era l'appagatezza del cuore sublimato dalle emozioni che Siviglia mi ha regalato.

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