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La strega di Portobello

mercoledì 27 febbraio 2008

Anche per questo libro di Paulo Coelho mi sono dilungato incredibilmente nel leggerlo. Ma anche questa volta non ho scusanti. E' solo il piacere di sapere che e' sempre la' sul comodino pronto per essere aperto e farmi provare quella sensazione particolare che solo Coelho sa' far provare. Viceversa, e' la paura di tornare a casa, entrare in camera da letto e non trovare sul comodino un libro di questo artista che, come nessun altro, sa' svegliare e deliziare il mio essere persona.

Fra le righe voglio precisare, che un altro libro di Coelho (ndr: 'Il cammino di Santiago') sta la', pronto ad ansimare a lungo prima che finisca tra le mie mani e sotto i miei occhi.

In questo libro, Coelho continua nel suo stile e si rinnova. E' importante, come sempre per lui, l'ambiente in cui tutto si svolge. Ma si tratta sempre di posti nuovi (Londra, Libano, Romania, Dubai e Saintes-Maries-de-la-Mer). O meglio, sono posti per cui riesce a raccontare qualche aspetto nuovo legato alle popolazioni, alle tradizioni, alla storia. Quasi una esortazione ad andare a toccarli con mano e provare le stesse emozioni.

Un'altra novita' che mi ha affascinato in questo romanzo e' la struttura (e l'abilita' di Coelho a dargliela) che e' atipica. Si tratta verosimilmente di un reportage sulla vita della protagonista - la strega di Portobello - raccontato da persone che, piu' o meno - le sono state vicine. Tante interviste che, messe insieme, danno vita a documento particolarmente lineare che descrive la vita di questa donna. Tuttavia, non viene tolto al lettore il sacrosanto diritto di emozionarsi attaverso sempre nuovi intrighi e misteri che una piacevole lettura deve offrire.

NB: Chi non e' interessato all'intrigo e alla suspense, puo' continuare a leggere.

Il redattore di questo documento non e' altri che il poliziotto di Scotland Yard a cui spesso fa' riferimento la protagonista - Sherine Khalil, Athena, strega di Portobello, quando qualcuno le chiede sulla sua vita privata. In realta', Athena vive per forza di cose questo rapporto atipico con questo poliziotto (un rapporto che e' marginale in tutto il racconto, ma che aggiunge solo intrigo ad esso) in modo distaccato, al fine di perseguire il suo intento ovvero, diffondere amore senza per giunta creare un mito.

Quest'ultimo aspetto la porta, insieme al poliziotto, a studiare il modo per uscire dalla figura carismatica che era riuscita a costruire. Magari questo puo' essere visto anche come il suo scopo di vivere una vita piu' normale dopo che la sua 'missione' era compiuta.

Difatti, tutto ha origine da un precoce matrimonio - con Lukas, e da un altrettanto precoce divorzio, dopo la nascita del figlio - Viorel. Viorel e' un nome romeno. Come romene sono le origini di Athena. Athena fu adottata da una coppia di facoltosi Libanesi, presso un orfanotrofio della Transilvania in Romania. Con lo scoppio della guerra in Libano, tutta la famiglia si trasferi' a Londra.

Il periodo dopo il divorzio viene descritto in tutte le difficolta' che una giovane donna sola con un figlio da crescere, si trova ad affrontare. Da li', la vita di Athena e' un continuo crescendo. Anche se non c'e' particolare enfasi verso i meriti della protagonista, ho avuto l'impressione che lo scrittore voglia attribuire il ritrovemento della giusta via ad Athena e alla capacita' di ascoltare il proprio cuore (esortazione ricorrente nelle opere di Coelho).

Piu' che mai, in questo momento Athena avrebbe avuto bisogno dell'aiuto del tanto adorato Santissimo. Ma la Chiesa - strumento con cui Athena suoleva rivolgersi abitualmente a Dio - con i suoi dogmi, si interpone sbattendole le porte in faccia.

Athena accetta questo rifiuto e va a vivere in appartamento, sola con il piccolo Viorel.

Il proprietario di questo appartamento e' Pavel Podbielski. Grazie a Pavel, Athena conosce la Ricerca del Vertice, la danza di gruppo che Pavel dirige, finalizzata a non perdere di vista il 'Vertice', ovvero quel punto del cuore di ognuno di noi che emana luce, fin tanto che si e' disposti ad accettarlo e riconoscerlo.

Lo scopo della danza e' raggiungere l''estasi', ovvero uscire fuori di se' stessi. Cosi' facendo la mattina, Athena riusciva a passare il resto della giornata concentrata su tutto cio' che si verificava intorno a lei.

Attraverso questa danza, Athena riusci' a migliorare i rapporti con i propri colleghi e cambiare il clima lavorativo in tutta l'agenzia di banca dove lavorava. Un cambiamento che porto' ad un incremento di produttivita' che risuono' fino ai vertici direttivi della banca e causo' la promozione di Athena: il trasferimento a Dubai, dove la banca aveva aperto da poco una filiale importante.

A Dubai, Athena viene a conoscenza di un beduino, un certo Nabil Alaihi. Da questi, Athena apprende l'arte della calligrafia. Nabil dice che "...la mano di chi traccia il segno riflette l'anima di chi scrive...", ma io su questo avrei molto da recriminare (ndr: ho una calligrafia che fa schifo!). Per cui, sono proteso ad interpretare questa parte del romanzo, come la descrizione della formazione del carattere di Athena. Athena scopre che il carattere si forma attraverso l'esercizio continuo del proprio corpo (le abitudini), a partire dai piccoli gesti - come puo' essere la scrittura. Non solo, le abitudini non possono prescindere dalla passione che ci si mette nella ripetizione dei normali gesti quotidiani, affiche' l'individuo raggiunga la piena maturazione.

La maturita' e' anche avere chiari i propri obiettivi (e risconoscere i propri limiti come prerequisito per raggiungerli). Questo e' molto ben illlustrato da Coelho con la metafora degli spazi bianchi. Athena attraverso la pazienza e l'esercizio, riesce a dominare le parole, ma rimane il vuoto quando la penna si alza dal foglio, prima di scrivere la parola successiva. Il perseguimento dell'arte della calligrafia, permette ad Athena anche di capire che uno degli spazi bianchi sono le sue origini. Da qui nasce la consapevolezza della necessita' di andare alla ricerca della madre naturale.

Ho trovato molto profonda ed emozionante la descrizione della confessione di Athena ai genitori adottivi di voler conoscere la propria madre naturale. E ancor di piu' l'accettazione da parte dei genitori adottivi.

Athena cosi' parte per la Romania del primo 'dopo-Ceausescu'. A Bucarest, Athena conosce, in due incontri separati, Edda (una Scozzese che si reca in Romania per celebrare il funerale del suo 'maestro', che si scoprira' poi essere il 'Protettore' della madre naturale di Athena. Edda sara' la 'maestra' di Athena) ed Heron (un giornalista che si innamorera' di lei, e che avra' un ruolo fondamentale nel raggiungimento degli scopi di Athena).

Verra' accompagnata a Sibiu dal Rom Baro (Capo dei Rom) Vosho. Dal Rom Baro, Athena riesce a farsi raccontare diversi fatti relativi al popolo dei Rom (altri particolari molto interessanti sui Rom sono descritti dallo storico Antoine Locandour). In particolare, in questa parte del romanzo, Coelho riesce a dare una connotazione particolarmente affascinante ai Rom, nonostante oggigiorno vige nella nostra societa' una chiara avversione verso questo popolo.

A Sibiu, Athena incontra la madre naturale Liliana. Il romanzo conosce in queste pagine, la parte piu' umana. Liliana racconta che ebbe Athena da uno straniero (gaje). E che fu presto disillusa dell'illusione di ogni donna, di vivere accanto al proprio principe azzurro, perche' da subito lo 'straniero' non si dimostro' in grado di sostenere la crescita della figlia. Il Rom baro fece in modo che Liliana non fosse scacciata dalla tribu' ma, la bambina dovette essere comunque portata in un orfanotrofio, dato l'impossibilita' di crescerla di Liliana.

Coelho racconta lucidamente la sofferenza di Liliana. E dipinge questa donna sottolineando soprattutto la convizione - che in essa soffoca la sofferenza, che la figlia tornera'. Come pure e descritta nitidamente la gioia composta della madre che ritrova la figlia (ma che non basta a sommergere i sensi colpa che affiorano inesorabili in essa, fin tanto che non potra' piu' fare a meno di confessarsi con Athena).

L'intensita' del breve incontro si arricchisce con i racconti di Liliana relativi alla sua adorazione di Santa Sara (protettrice dei Rom) e delle Sante Marie del Mare, e alla Grande Madre. La Madre e' - secondo la visione di Liliana - Dio, che non e' altro che la Natura. La Natura che le ha sussurrato le parole che le hanno ridato fiducia nei momenti piu' bui della sua vita.

Una tappa importante prima del rientro di Athena a Londra e' la festa che Liliana prepara alla figlia per il suo ritrovamento. Si tratta di una danza notturna intorno a un falo' nella foresta intorno a Sibiu. Durante questo rito Athena scorge la Grande Madre, il dio che a cui in realta' i Rom credono. E' questo il riempimento degli spazi bianchi per Athena o meglio la scoperta di come dominarli: il venire a conoscienza delle propria madre e trovare una connotazione piu' chiara nella societa', una maggiore chiarezza sul percorso da seguire nel prosieguo della sua vita.

In seguito, Athena incontra piu' volte Edda e comincia a fare da medium per la Grande Madre.

Il gruppo che partecipa alle sedute e' inizialmente costituito dagli allievi della scuola di teatro frequentata da Andrea - la compagna di Heron finche' non diverra' l'allieva di Athena. A seguito delle incarnazioni, il gruppo si infoltisce sempre piu', fino a quando la sua popolarita' non si diffonde in tutto il quartiere di Portobello.

La risonanza di questa 'setta' non puo' che causare lo sdegno della Chiesa. E' forse questa l'ultima nota che precede la 'scomparsa' di Athena. Una nota polemica, sicuramente, che evidenzia l'atteggiamento (non poco frequente) ipocrita della Chiesa, che non ho problemi ad esternare sebbene sono un cristiano praticante e stimo molte personalita' che rappresentano questa istituzione.

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