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Angeli e demoni

sabato 19 gennaio 2013

Angeli e Demoni, come Il Codice Da Vinci, e' un romanzo thriller di Dan Brown. Anche Angeli e Demoni ha come protagonista il professore americano di simbologia religiosa presso l'Universita' di Harvard, Robert Langdon. Ma sono le storie raccontate sono del tutto slegate e non e' necessario seguire un ordine cronologico nella lettura dei due libri. Tant'e' vero che, sebbene Il Codice Da Vinci sia stato pubblicato per primo in Italia, e', tra i due, il romanzo piu' recente. Angeli e Demoni, nonostante sia stato pubblicato in America nel 2000, e' stato pubblicato in Italia solo nel novembre del 2004.

Il mio ordine di lettura e' stato quello della pubblicazione dei due romanzi in Italia. E non di certo perche' sono stato la' ad aspettare con la bava alla bocca che i due romanzi venissero pubblicati dalla casa editrice per legerli in tutta fretta! Come al solito c'ho messo del tempo prima di leggerli. Ho letto per primo Il Codice da Vinci perche' il titolo e i temi trattati mi hanno incuriosito e interessato di piu'. La soddisfazione del libro nel complesso mi ha spinto in tutta fretta a leggere anche Angeli e Demoni.

Se devo dire la verita' fino in fondo, sono stato ancora piu' preso a leggere Angeli e Demoni. La lettura di questo ulteriore romanzo di Dan Brown e' stata una conferma che e' un abile romanziere con delle spiccate qualita' fantastiche e con una spiccata tendenza alla suspance che rendono i suoi libri piacevoli da leggere e allo stesso tempo richiedono la predisposizione del lettore ad essere pronto che qualcosa di inaspettato si verifichera' nei successivi paragrafi.

Gia' dall'inizio, sono stato attratto dall'ambientazione nel CERN (European Organization for Nuclear Research) di Ginevra e dal pensiero del contributo che questo ente ha garantito all'umanita'. E' bastato solo un accenno a farmi tornare in mente che nei laboratori del CERN e' stato implementato il WWW, che e' l'acronimo di World Wide Web ('Ragnatela Ampia come il Mondo') ovvero il servizio prevalente dell'Internet usato per lo scambio di ipertesti, per opera di Tim Berners Lee.

La storia comunque fa presto a discostarsi notevolmente dalla realta'. Ed e' forse questo l'aspetto piu' evidente che distingue questo romanzo da Il Codice Da Vinci. Mentre quest'ultimo fa' parecchio riferimento a ipotesi documentate (anche se nella maggior parte dei casi, mai provate), Angeli e Demoni ha solo per determinati aspetti, riflessi di cio' che e' noto. Per il resto e' una storia che altro non puo' essere che puro frutto della fantasia di Dan Brown (e dei suoi collaboratori che hanno contribuito alla scrittura del romanzo).

Al CERN viene trovato il primo indizio della fantomatica setta degli Illuminati . Infatti, il direttore del CERN Maximilian Kohler (noto nell'ambiente con il soprannome 'der Konig' ovvero 'il re'), accerta che il cadavere del sacerdote-scienziato Leonardo Vetra, e' stato marchiato a fuoco con l'ambigramma della parola 'Illuminati'. Entra in gioco quindi il professor Langdon e in poco tempo, alla presenza della scienziata Vittoria Vetra, figlia di Leonardo e sua stretta collaboratrice nella ricerca che ha portato all'isolamento dell'antimateria, viene constatato che il campione piu' grande di antimateria e' stato trafugato dallo studio di Leonardo Vetra. Il ladro-assassino si e' servito dell'occhio estirpato dalla vittima per entrare nel laboratorio, il cui accesso era consentito solo ai due ricercatori tramite una tecnica di autorizzazione basata sulla scansione della retina.

In pratica, Vittoria racconta a Kohler e a Langdon che, dallo scontro di due particelle appartenenti a due separati fasci ultrasottili di luce fatti viaggiare in direzioni opposte ad altissime velocita' nell'acceleratore di particelle, l'LHC (Large Hadron Collider), del CERN, e dalla successiva compenetrazione con la concentrazione di tutta la loro energia in un singolo punto, Leonardo Vetra era riuscito a osservare che venivano generate dal nulla delle particelle di materia. In particolare, vi erano due tipi di materia: uno era della materia comune e l'altro era il suo contrario ovvero l'antimateria. Difatti questo esperimento, che riproduceva in se' il Big Bang, avrebbe avuto delle pesanti implicazioni morali in quanto sarebbe una dimostrazione che c'era un processo che avrebbe potuto dar luce all'universo, dando cosi' una giustificazione scientifica alla Genesi. E la materia e l'antimateria in questo quadro non potevano che completare il disegno di Dio che per ogni cosa creo' il suo contrario.

Leonardo Vetra riusci' a isolare un considerevole quantitativo di antimateria in dei cilindri ideati da Vittoria, all'interno del quale le particelle venivano tenute sospese nel vuoto da un campo magnetico generato da pile con autonomia di ventiquattro ore. In mancanza di questo campo magnetico le particelle - altamente instabili - sarebbero venute a contatto con le pareti del cilindro - fatte di materia, generando una reazione di annichilazione che avrebbe prodotto un quantitativo di energia molto elevata, in proporzione molto superiore a quella generata dall'esplosione di una bomba atomica. E questo e' un altro aspetto del lavoro dei due ricercatori. Il loro esperimento avrebbe potuto garantire all'umanita' la generazione di quantitativi di energia immensi, senza produrre scorie. Anzi, addirittura anche le scorie radioattive presenti sul nostro pianeta avrebbero potuto essere smaltite mettendole a contatto con l'antimateria, oltretuttto procucendo nuova energia pulita.

Poco dopo la scoperta della scomparsa, Kohler riceve una chiamata dal Vaticano. Il comandante Olivetti, capo della Guardia Svizzera, lo invita a presentarsi immediatamente a Roma dove la telecamera wireless numero 86 del sistema di sorveglianza della Citta' del Vaticano e' stata spostata da qualcuno, nascosta all'interno dello stesso Stato Pontificio e fatta puntare su un cilindro sospetto. Kohler, in balia dei suo problemi fisici delega Vittoria e Robert a presiedere l'appuntamento. Il cilindro era chiaramente quello contenente l'antimateria sottratto al CERN e il display a LED in esso incastonato riportava implacabile il conto alla rovescia dell'autonomia delle pile che alimentavano il campo magnetico. A mezzanotte in punto il cilindro sarebbe rovinosamente esploso se non fosse stato riportato nella base del CERN dove avrebbe potuto continuare ad essere alimentato.

La Chiesa intanto stava vivendo un periodo particolare. Era in programma il conclave da cui sarebbe venuto fuori il nuovo pontefice. Il vecchio, infatti, era morto di ictus pochi giorni prima. I cardinali si stavano quindi per riunire nella Cappella Sistina, e i media e le folle di curiosi stavano per popolare Piazza San Pietro per l'occasione.

Il comandante Olivetti, tende ad ignorare il pericolo dell'ordigno segnalato da Robert e Vittoria. Ma i due riescono in modo rocambolesco ad arrivare davanti al camerlengo Ventresca, che durante la Sede Vacante assolve molte delle funzioni del pontefice e che risulta subito molto sensibile al problema. La sensibilita' diventa convinzione quando telefona una persona che si identifica come appartenente alla setta degli Hashashin ('setta degli Assassini') e che lucidamente rivendica tutto cio' che avverra' da li' a poche ore. Non prima aver accusato la Chiesa degli orrori commessi nel passato ovvero l'Inquisizione, le crociate, lo sterminio dei Templari e la Purga.

La Purga, appunto, e' da sola il motivo di tutto quanto stava per succedere quella notte. Al pari della Chiesa, che nel 1668 aveva sacrificato quattro scienziati appartenenti alla setta degli Illuminati, marchiandoli a fuoco ed esponendoli in altrettante piazze di Roma come monito per gli altri scienziati a non entrare a prender parte di questa setta, gli Illuminati, adesso, per mano della setta degli Assassini, avrebbero ucciso il cardinale Lamasse' di Parigi, Il cardinale Guidera di Barcellona, il cardinale Ebner di Francoforte e il cardinale Baggia, che gia' avevano sequestrato.

Gli omicidi sarebbero avvenuti uno ogni ora a partire dalle 20. Ciascun cardinale, inoltre, prima di essere ucciso sarebbe stato marchiato a fuoco e il suo corpo esposto in una diversa chiesa di Roma. Langdon ricostruisce subito che i marchi usati saranno i rimanenti quattro dei cinque in mano alla setta. Inoltre l'assasino fa riferimento a quelli che da li' a breve saranno i nuovi martiri della Chiesa, come 'agnelli immolati sull'altare della scienza'. L'assassino ricorda quindi che a mezzanotte l'ordigno sarebbe esploso e la Citta' del Vaticano sarebbe stata per sempre distrutta e con essa la Chiesa. Sebbene Ventresca tenta strenuamente di rivendicare che la Chiesa non si fonda sui soldi, l'assassino ricorda che nel Vaticano e' custodito un tesoro stimato sui 48,5 miliardi di dollari e che la Chiesa l'anno prima aveva elargito alcune centinaia di milioni di dollari per tenere viva la fede cattolica nel mondo. Per cui difatti la distruzione del Vaticano sarebbe equivalsa alla distruzione della Chiesa.

Ventresca dimostra in questo momento grande responsabilita' e prende in mano la gestione della crisi, dando fiducia al professore, al punto di autorizzare il suo accesso all'Archivio Segreto Vaticano, che aveva a sua volta spiegato che al suo interno avrebbe potuto trovare delle informazioni fondamentali per capire dove i cardinali sarebbero stati uccisi. Langdon aveva capito che l''altare della scienza' a cui aveva fatto poco prima riferimento l'assassino altro non poteva essere una tappa del Cammino dell'Illuminazione. Il Cammino dell'Illuminazione era un sistema ideato dai galileani per proteggersi dalle minacce della Chiesa.

Per dare accesso alla setta, in sostanza, uno scienziato arrivato a Roma doveva dimostrare di esser degno di potervi appartenere seguendo tale cammino che alla fine l'avrebbe condotto alla Chiesa dell'Illuminazione. Il cammino era indicato in maniera offuscata per le strade della citta' ed era segnato da quattro tappe fondamentali, gli Altari della Scienza, ognuno dei quali era associato a uno degli allora 'quattro elementi della scienza' ovvero Earth(Terra), Air (Aria), Fire (Fuoco) e Water (Acqua). Infine, i marchi usati non potevano che essere quelli che rappresentavano gli ambigrammi di ciascun elemento della scienza, la cui notorieta' risaliva alle origini del movimento.

Negli archivi del Vaticano, Langdon, quindi, ritiene di doverci andare per scoprire quali sono gli Altari della Scienza. Proprio come un qualunque altro scienziato del tempo che voleva entrare a far parte della setta, Langdon aveva bisogno dell'informazione iniziale. Tale informazione doveva essere divulgata e allo stesso tempo doveva essere compresa solo dagli attori a cui realmente era destinata, ovvero gli adepti che si apprestavano a entrare nella setta. Nel caso specifico questa informazione e' il numero 503 che in numeri romani si scrive DIII. Tale codice andava interpretato come i codici DI, DII, e DIII dei tre scritti maggiori di Galieleo: Dialoghi, Discorsi e Diagrammi. Langdon aveva la quasi certezza che nei Diagrammi sarebbe stato indicato il primo Altare della Scienza.

Con molto stupore i due alla fine trovano sui quattro lati di una pagina dello scritto, la seguente quartina attribuita allo scrittore inglese, anch'esso Illuminato, John Milton:

From Santi's earthly tomb with demons hole,
'Cross Rome the mystic elements unfold.
The path of light is laid, the sacred test,
Let angels guide you on your lofty quest.

Erroneamente Langdon pensa che la 'prima tappa dell'Illuminazione' sia il Pantheon. In realta', quando e' oramai troppo tardi, scopre che e' la chiesa di Santa Maria del Popolo. Ad indurre il professore in errore ci sono diversi fattori. In primo luogo, la Santi's earthly tomb ('tomba terrena di Santi'). 'Santi' era il cognome di Raffaello e la sua tomba si trova dentro il Pantheon. Il Pantheon originariamente era un tempio pagano e la forma circolare ne e' una giustificazione. Come pure il nome che e' stato attribuito a questa struttura dipende essenzialmente dalla religione che si praticava al suo interno, ovvero il 'panteismo'. Il buco del demonio citato nella quartina di Milton, poteva essere l'oculus ovvero l'apertura circolare sopra la cupola del Pantheon in quanto una leggenda racconta che tale buco era stato fatto dai demoni che fuggivano dal Pantheon quando Bonifacio IV consacro' il tempio.

E' Vittoria che si accorge, una volta che i due constatano che sul foglio dei Dialoghi di Galileo contente la quartina, era riportato '1639' ad indicazione dell'anno di stesura, che la salma di Raffaello e' stata portata dentro al Pantheon nel 1759. E questo e' sufficiente per concludere che il Pantheon non poteva essere la 'tomba terrena di Santi'. Il professore allora comincia a pensare alla 'tomba terrena di Santi' come una tomba progettata da Raffaello.

La guida turistica con cui Langdon sta parlando, non sa suggerire altro che l'unica tra le tante che dovrebbero esserci a Roma , che le tornava in mente piu' per il poco gusto con cui era stata realizzata e fuori luogo per il posto in cui si trovava. In realta' la tomba e' un ipogeo dotato di un'apertura di cui ci si serviva per portarci dentro le salme. E questo rende il tutto piu' verosimile visto che poteva essere il 'demons hole' ('buco del diavolo') citato da Milton. La tomba si trova nella Cappella Chigi (un tempo chiamata 'Cappella della Terra') dentro la chiesa di Santa Maria del Popolo, nei pressi di Piazza del Popolo.

Nella cripta, Langdon trova il corpo senza vita del cardinale Ebner. Era stato fatto morire soffocato dopo che gli era stata riempita la bocca piena di terra, ed era stato marchiato a fuoco sul petto con l'ambigramma della parola 'Earth'.

Gli uomini di Olivetti portano via il cadavere ma mentre lo fanno la scena viene ripresa dall'inviato Gunther Glick e dall'operatore Chinita Macri, entrambi della BBC.

Intanto, Vittoria aiuta Langdon a capire che Gian Lorenzo Bernini e' lo scultore degli Illuminati, nonostante fosse l''enfant prodige' della Chiesa. Egli visse nello stesso periodo di Galileo e lavoro' molto per la Chiesa, ma la Cappella Chigi, progettata da Raffaello, fu completata per mano del Bernini, come riportava una dicitura che descriveva la cappella.

Come ben sapeva, Langdon doveva trovare l'angelo per farsi guidare nel seguire il Cammino dell'Illuminazione, come recitava l'ultima riga della quartina Let angels guide you on your lofty quest ('Lascia che gli angeli ti guidino nella tua nobile ricerca'). Tale angelo doveva essere un'opera del Bernini e gli avrebbe indicato un'altra opera dello stesso artista. Langdon scopri' da li' a breve che l'angelo era quelllo della scultura di Abacuc e l'angelo che si trova nella stessa cappella. La direzione segnata dall'angelo indicava verso Sud-Ovest. Inoltre, la seconda riga della quartina 'Cross Rome the mystic elements unfold ('Attraverso Roma si snodano gli elementi mistici') lasciava pensare che la prossima vittima sarebbe stata fatta trovare in prossimita' di una scultura del Bernini che avesse attinenza con l'aria.

Dopo essersi arrampicato sull'impalcatura che stava tutt'intorno alla chiesa e aver consultato una cartina della 'citta' eterna', Langdon deduce che il posto e' la Basilica di San Pietro e la Citta' del Vaticano. Tuttavia, l'Altare della Scienza, secondo la quartina di Milton, doveva trovarsi dentro Roma e la basilica e' territorio dello Stato Pontifcio. Una delle guardie svizzere accorse con Olivetti sul luogo del delitto, quindi, osserva che in piazza San Pietro ha spesso notato un'incisione che ritrae un volto che soffia e anche che la stessa piazza e', secondo molti, ancora territorio italiano visto che si trova fuori dalle mura del Vaticano. Gli indizi forniti dalla guardia fanno ben sperare Langdon di aver trovato il successivo Altare della Scienza. Infatti l'opera fa una chiara allusione all'aria e il professore fa presto a concludere che si tratta del West Ponente del Bernini.

Quando Langdon arriva sul posto affollato, la sua attenzione viene attirata dall'urlo di una bambina terrorizzata alla vista del corpo di quello che sembrava un vecchio barbone, appoggiato ai piedi dell'obelisco al centro della piazza, che cade riverso su se stesso. Si tratta del corpo del cardinale Lamasse sul punto di morte a causa dei due buchi che gli erano stati praticati sul petto e che gli avevano perforato i polmoni. Anche questa 'vergine sacrificale' reca in petto un marchio a fuoco. Si tratta dell'ambigramma della parola 'Air'.

Le cose si aggravano notevolmente quando in televisione vengono diffuse le immagini del cadavere che viene portato via dalla chiesa di Santa Maria del Popolo e anche di quello ripreso nei pressi dell'obelisco di piazza San Pietro. Inoltre, Gunther Glick a seguito della chiamata ricevuta dall'assassino, in un servizio televisivo, dichiara che il pontefice defunto non sarebbe morto per un ictus come ufficialmente dichiarato dalla Chiesa ma avvelenato da un'overdose di eparina usata per curare la tromboflebite di cui lo stesso pontefice soffriva.

Per aver rivelato queste informazioni Glick viene chiamato dal camerlengo, che se ne serve per fare chiarezza su quello che stava succedendo al mondo intero. E' cosi' che Glick assiste alla telefonata di Kohler in cui dichiara che sta arrivando a Roma per fornire delle informazioni importanti per la risoluzione del caso. Glick non riesce a placare il suo protagonismo sfrenato e rende pubblico anche questo ultimo scoop attraverso le televisioni.

A seguito di quanto successo finora, Langdon capisce che gli Altari della Scienza potrebbero essere tutti delle piazze contraddistinte dalla presenza di obelischi come lo sono piazza del Popolo e piazza San Pietro. Inoltre le opere che caratterizzano tali siti sono sculture del Bernini, ciascuna contrassegnata dalla presenza di un angelo e avente attinenza con i 'quattro elementi della scienza'. Il prossimo sarebbe stato quindi il Fuoco.

Langdon si reca ancora nell'Archivio Segreto Vaticano per prendere visione dell'elenco delle opere del Bernini. Si sofferma su L'estasi di Santa Teresa. Un'opera che apparentemente non aveva alcuna attinenza con il Fuoco. Tuttavia, era rimasto colpito dalle note che la scultura nonostante la riconosciuta validita' artistica era stata spostata in una chiesa periferica indicata dallo stesso scultore. L'opera infatti e' stata considerata blasfema da Urbano VIII che aveva anche ritenuto che la sua ubicazione non poteva essere dentro le mura vaticane.

Tali note inducono Langdon a pensare che Bernini deliberatamente avesse realizzato questa opera che ritrae una scena descritta nell'Autobiografia di Santa Teresa, scritta appunto da Santa Teresa d'Avila, in modo tale da non poter essere collocata in Vaticano e quindi in modo da dover essere nascosta in una chiesa indicata dall'artista. Tale chiesa si troverebbe quindi sulla linea immaginaria la cui direzione era segnata dall'angelo del West Ponente. Il paragrafo dell'Autobiografia di Santa Teresa che il Bernini rappresento' ne L'estasi di Santa Teresa, che lascia senza parole per il carico di passione che reca, e' la seguente:

In un'estasi mi apparve un angelo; io vedevo nella mano di questo angelo un dardo lungo; esso era d'oro e portava all'estremita' una punta di fuoco. L'angelo mi penetro' con il dardo fino alle viscere e quando lo tiro' fuori mi lascio' tutta bruciata d'amore per Dio.

Difatti, sono parecchie le allusioni al fuoco. E la scultura raffigura l'angelo con il dardo come un serafino, termine che significa letteralmente 'colui che arde'. D'altra parte il dardo tenuto in mano dal serafino puo' essere l'indicazione dell'ultimo Altare della Scienza. La chiesa dove e' custodita questa scultura e', come riportato nell'elenco delle opere del Bernini, Santa Maria della Vittoria, nei pressi di piazza Barberini, al centro del quale fino al 1773 si ergeva l'obelisco che oggi si trova in piazza Bulgaria.

In Santa Maria della Vittoria, Langdon insieme a Vittoria e le guardie svizzere avrebbero dovuto catapultarsi immediatamente, se non fosse che qualcuno cerca di bloccare il professore rinchiudendolo dentro l'archivio. Langdon riesce a liberarsi e a raggiungere la chiesa dove il corpo del cardinale Guidera sospeso in aria da catene, sta bruciando sopra le fiamme alimentate dalle panche accatastate delle chiesa.

L'assassino e' ancora nei paragi e in uno scontro a fuoco uccide Olivetti e colpisce Vittoria facendole perdere i sensi. Langdon, dopo aver notato che il corpo del cardinale presenta sul petto il marchio a fuoco con l'ambigramma della parola 'Fire', riesce a sfuggire ai proiettili partiti dell'arma dell'assassino, riparandosi sotto un sarcofago. Nella sfortuna di rimanere bloccato al suo interno, Langdon scampa cosi' alla morte, visto che l'assassino non riesce a sferrare il colpo che avrebbe dovuto ucciderlo. Dopo vani tentativi l'assassino desiste e va via portando Vittoria con se'.

Sono i pompieri, al loro arrivo, ad accorgersi di un rumore proveniente dal sarcofago e cosi' a liberare Langdon. Il professore, pervaso dai sensi di colpa per il rapimento di Vittoria, reagisce immediatamente procurandosi una cartina di Roma e osservando la direzione indicata dal dardo del cherubino della statua dedicata a Santa Teresa d'Avila. Langdon cosi' ha modo di fare ulteriori deduzioni che gli consentono di trovare il quarto Altare della Scienza.

In particolare, il professore deduce che 'Cross Rome' nella quartina di Milton non sta ad indicare 'attraverso Roma' ma che i quattro Altari della Scienza descrivevano una croce dentro Roma. E questa sarebbe anche una testimonianza di come il Cammino dell'Illuminazione di Galilei sia anche un tributo a Dio e non solo alla scienza.

Questa deduzione deriva dalla disposizione a forma di triangolo isoscele dei tre altari fin li' trovati, sulla pianta di Roma. A Langdon facevano pensare il Great Seal, il simbolo presente sulla banconota di un dollaro costituito da una piramide a base quadrata con un occhio al vertice che sta a significare 'l'occhio che tutto vede'. La base quadrata poteva essere quindi la forma simmetrica che il quarto punto avrebbe descritto, ma l'ipotesi fu subito scartata perche' un quarto punto non avrebbe mai potuto descrivere un quadrato insieme agli altri tre punti.

Tutt'al piu' avrebbe potuto descrivere un rombo. E lo era, infatti, disegnando la linea che parte dalla chiesa di Santa Maria della Vittoria e seguendo la direzione indicata dal dardo del cherubino, prendendo per buono che una delle ipotesi di opere del Bernini ispirate all'acqua che Langdon conosceva, fosse quella mancante. Tale direzione passava infatti per Piazza Navona dove si trova La fontana dei quattro fiumi. Infine, tracciando un'ultima linea per disegnare una figura piana, si otteneva il rombo. Congiungendo i vertici opposti del quadrilatero si ottiene, appunto, una croce dentro Roma, che dava forti indizi a Langdon che il suo ragionamento corrispondeva al vero. D'altra parte anche dentro Piazza Navona si erge un obelisco, caratteristica che concorda con quella delle altre tre piazze nei pressi delle quali si trovano i tre altari fin la' scoperti.

L'attinenza dell'opera con l'ultimo dei 'quattro elementi della scienza', ovvero l'Acqua, e' del resto evidente. La fontana dei quattro fiumi e' infatti un'opera del Bernini che presenta delle sue sculture ed e' un tributo ai quattro fiumi piu' importanti al mondo ovvero il Nilo, il Gange, il Rio della Plata e il Danubio.

In una Piazza Navona pressocche' vuota, il professore ci arriva con un buon anticipo rispetto all'orario in cui era previsto l'assasinio dell'ultimo dei cardinali. Nonostante cio' non riesce a sfruttare al meglio questo vantaggio. L'assassino arriva, riesce ad annegare il cardinale Baggia che ha sul petto il marchio a fuoco dell'ambigramma 'Water' e, solo la finzione, fa scampare ancora una volta Langdon alla morte.

Dalla direzione della colomba (simbolo pagano dell'Angelo della Pace) Langdon deduce che la tappa finale del Cammino dell'Illuminazione, ovvero l'Altare della Scienza, era Castel Sant'Angelo, la fortezza a base circolare, protetta da un recinto quadrato fatto di mura alte 15 metri. Tale struttura ha avuto nel tempo diverse destinazioni d'uso: tomba, fortezza, nascondiglio per i papi (che accedevano ad essa dal Vaticano attraverso un percorso stretto e lungo di circa un chilometro meglio noto come Passetto), prigione per i nemici della Chiesa e, infine, museo.

A Castel Sant'Angelo ci si accede dalla riva opposta del Tevere, attraversando il ponte dell'Angelo, l'antico ponte costeggiato da dieci statue di angeli, realizzate dal Bernini allorquando gli fu commissionato di ristrutturare il monumento. E questo aspetto contribuisce a rendere piu' verosimile l'ipotesi di Langdon.

Per superare le alte mura di cinta, Langdon si fa aiutare da un operatore televisivo fermo da quelle parti con il camion della sua emittente, dotato un lungo braccio che permette di superare le alte mura che cingono il castello. Durante la conversazione, l'operatore riporta a Langdon quanto di clamoroso Glick ha diffuso poc'anzi in un suo collegamento alla BBC ovvero che a Roma, da li' a breve, sarebbe arrivato un personaggio (che Glick nel suo servizio battezza come 'Deus ex machina') che potrebbe dare una svolta alla crisi vaticana.

Il professore, entrato nella fortezza, trova l'assassino pronto a seviziare Vittoria. Inizia una rocambolesca colluttazione durante cui, avendo Langdon dedotto la presenza di un sesto marchio oltre i cinque fin la' usati, l'assassino rivela che quello mancante e' il marchio che Giano, capo degli Illuminati, in prima persona, avrebbe usato su un 'nemico pericoloso'. Alla fine della rissa, i due riescono ad aver la meglio sull'assassino e si servono del Passetto per giungere prima possibile da colui che pensano che sara' la prossima vittima degli Illuminati, ovvero il camerlengo.

Da lontano Vittoria nota che dall'elicottero del Vaticano e' sceso Kohler, che si rivela, cosi', essere nel ragionamento di Langdon, il Deus ex machina, ma anche Giano e quindi colui che avrebbe marchiato a fuoco Ventresca.

Era gia' iniziato l'incontro privato tra Kohler e Ventresca quando, nella camera dove era in corso la riunione, irrompono prepotentemente Langdon e Vittoria, e notano il raccapricciante spettacolo di Ventresca marchiato a fuoco con il simbolo del diamante degli Illuminati. Le guardie, accorse subito dietro, freddano Kohler, che un istante prima di morire consegna al professore una minicamera palmare da dare ai media. L' accusa del camerlengo che Kohler e' un Illuminato scatena inspiegabilmente l'ira del capitano Rocher che cerca di scaraventarsi contro, ma a seguito di questo scatto il tenente Chartrand spara al capitano e lo uccide, temendo per la vita del camerlengo.

Gli atteggiamenti strani del camerlengo si susseguono. Strani al punto che fanno pensare a molti che egli e' guidato da una forza soprannaturale. E guidato da questa forza, riesce a trovare il cilindro nelle grotte vaticane, dentro la cappella che ospita la tomba di San Pietro.

Riemerso da sottoterra pochi minuti prima della mezzanotte, il camerlengo si serve dell'elicottero vaticano da lui stesso guidato per volare il piu' in alto possibile dal suolo, in modo che l'antimateria esplodendo causi il minor numero di danni possibile. Tuttavia, contro la sua volonta', sull'elicottero sale anche Langdon. A un minuto dalla mezzanotte il camerlengo, alla guida, si fa passare l'antimateria dal professore, la chiude a chiave dentro un armadietto all'interno dell'elicottero e, dopo aver gettato la chiave nel vuoto, inserisce il pilota automatico che fa proseguire l'elicottero nella sua traiettoria ascendente. Infine, dopo aver indossato l'unico paracadute, si butta nel vuoto, lasciando Langdon dentro l'elicottero.

La scaltrezza di Langdon lo porta tuttavia a buttarsi anch'egli nel vuoto, dopo essersi appropriato di un telo con un foro a ciascuna delle quattro estremita' appigliandosi ai quali, con le dita delle mani, lo rende un sistema che frena leggermente la propria velocita' di caduta. La sua abilita' invece gli rende possibile di cadere dentro il Tevere e cosi' salvarsi. A dire il vero a salvarlo e' il dottore del Fatebenefratelli - l'ospedale che posizionato sull'isola Tiberina - che trovandosi sulla riva dell'isola ad ammirare il folgore dell'esplosione dell'antimateria, nota la caduta di un oggetto dal cielo, per via del tonfo causato dall'impatto dello stesso oggetto con l'acqua.

Ripresosi dallo choc dell'impatto con l'acqua del Tevere, Langdon si fa portare nella Citta' del Vaticano. Giunge nel Sacro Collegio con il video lasciatogli da Kohler, e trova da una parte, i porporati che, a seguito della vista di Ventresca vivo dopo l'esplosione, sono unanimamente concordi a volerlo come prossima guida della Chiesa. E dall'altra, il cardinale Mortati, che invece cerca, secondo i crismi dell'insegnamento cristiano, di non farsi trasportare dall'istinto e quindi relegare tutto cio' che e' successo quella sera come la manifestazione della volonta di Dio.

Il video viene quindi proiettato e rivela quanto, a questo punto, risulta facile prevedere ovvero che il camerlengo e' colui che ha giostrato tutto. Nel dettaglio, Kohler era giunto da Ginevra perche' nei laboratori del CERN aveva potuto appurare dal diario di Leonardo Vetra che egli aveva parlato con il defunto papa dell'incredibile scoperta e delle sue implicazioni etiche, e che queste erano state accolte positivamente. Il papa, impossibilitato a incontrare lo scenziato al CERN, invio' il camerlengo a farne le sue veci.

Dalla confessione di un incredulo Ventresca inchiodato dal video, si ha modo di capire successivamente che a causa dello sconcerto del camerlengo per quanto aveva visto al CERN e aveva riportato al papa al rientro a Roma, il papa aveva trovato opportuno spiegargli il perche' del suo apprezzamento per la scoperta di Vetra e, in generale, per la scienza. Tuttavia, un'incomprensione lo aveva portato a dedurre che il Sommo Pontefice aveva rotto il proprio voto di castita', avendo avuto un figlio in gioventu' dalla relazione con una giovane suora, con cui si erano molto amati.

Cio' aveva accelerato in Ventresca la necessita' gia' da tempo percepita di destare le coscienze cristiane che negli anni erano arrivate ad assopirsi addirittura anche ai vertici piu' alti della Chiesa (*), causando un crescente divario tra la scienza e la morale. Ventresca mette in atto cosi' un piano articolato per controvertire questa tendenza.

Inizia, aumentando la dose di eparina che lui stesso era tenuto a somministrare quotidianamente a Sua Santita', al punto da renderla letale, facendo in seguito promuovere fraudolentemente l'ictus come la causa di tale morte. Poi assolda l'assassino per andare ad impadronirsi del cilindro con l'antimateria al CERN. Tira fuori gli Illuminati, sebbene si tratti di una setta che gia' da secoli era stata soffocata dal potere della Chiesa, sfruttando la possibilita' di accedere alla biblioteca del papa dopo la sua morte, in qualita' di camerlengo. Dentro la biblioteca erano custoditi anche i marchi dei 'quattro elementi della scienza' requisiti agli Illuminati quando la setta era stata soffocata.

Alla fine della proiezione del video un Ventresca delirante afferma la necessita' di tutto questo quindi per riaffermare i valori cattolici che valgono molto di piu' delle prestigiose vittime che quel giorno si erano contate. Ma la sorpesa piu' clamorosa si verifica quando prende la parola il cardinale Mortati che confessa che era a conoscenza del figlio del papa, rivestendo il ruolo di 'avvocato del diavolo' al momento della sua nomina. E aggiunge che il figlio avuto era frutto dell'amore con la suora che tanto aveva amato e che, grazie alla scienza, non aveva implicato la rottura del voto di castita'. Mortati aggiunge ancora che il papa, da vescovo, era andato fino a Palermo, dopo l'attentato in cui rimasero coinvolti Ventresca e la madre, perche' la donna era la suora che il papa aveva amato e Ventresca era il frutto del loro amore.

Il tutto si conclude drammaticamente con Ventresca che, carico di sensi di colpa, si da' fuoco davanti agli occhi di tutti i fedeli sulle scale davanti a piazza San Pietro. Mortati invece diventa papa. Mentre il professore e Vittoria ricevono una lettera di riconoscenza dal nuovo papa per aver compreso l'importanza di mantenere tutte le dinamiche che tanto orrore avevono disseminato e tanto altro ancora avevano rischiato di causare, per mano di un uomo di Chiesa.

La morte che Dan Brown ha riservato a Ventresca nella trama di questo romanzo ha profuso in me la sensazione di assoluzione che lo stesso scrittore ha voluto attribuire alla Chiesa. D'altra parte quello che sembra di primo acchito un continuo vilipendio nei confronti della Chiesa, a me e' sembrato un messaggio moderno e costruttivo che la Chiesa per riavvicinare i fedeli, parlando di tutto cio' che la Chiesa non puo' nascondere e creando nuovi approcci per vivere la l'interiorita', dando il giusto spazio a Dio come luce da tenere come punto di riferimento per muoversi in un mondo sempre piu' difficile e sopraffatto dalla tecnologia e dalla scienza.

Frasi


  • p. 367: "Il dolore aiuta a crescere. E' cosi' che si impara."
  • p. 483: "<<A volte, una rivelazione divina consiste semplicemente nel fare in modo che il nostro cervello ascolti quello che il cuore gia' sa>>."

Festa mobile

martedì 22 maggio 2012

Quando ho capito che questa era la vera guida per visitare Parigi, mi sono precipitato alla Feltrinelli per prenderne una copia. Non so' se nel recensire questa raccolta di racconti pubblicata in due diverse versioni dopo la morte del suo autore, Ernest Hemingway, riusciro' a fare a meno dell'eccitazione di una serie di tasselli che si legano a questa nuova esperienza di lettura. Ma sicuramente non penso che posso evitare di ringraziare questo autore per le emozioni che mi ha fatto provare nel leggere e rileggere le pagine del libro sia prima che dopo averne visto i luoghi dove molte delle situazioni sono ambientate, che hanno suscitato diverse ma ugualmente forti sensazioni di vivere i racconti dal di dentro.

Tuttavia, ancor prima di queste motivazioni, la lettura e' gia' ampiamente appagante per quanto di nuovo e interessante ha portato nel mio animo. Anche gia' solo leggendo l'incipit.

La versione che ho letto e' l'ultima pubblicata in ordine cronologico, ed e' premessa da Patrick Hemingway, primo figlio dell'autore nato dal suo secondo matrimonio, quello con Pauline Pfeiffer. Mentre e' introdotta dal nipote Sean (figlio di Gregory, secondogenito del matrimonio dell'autore con Pauline Pfeiffer), che ne e' anche curatore.

In particolare, la premessa si sofferma sul significato di festa mobile che Hemingway tira in ballo nella celeberrima frase:

If you are lucky enough to have lived in Paris as a young man, then wherever you go for the rest of your life, it stays with you, for Paris is a moveable feast.

Il concetto di festa mobile infatti, di primo acchito, lascia pensare che Hemingway intenda che Parigi e' una festa, per chi la vive, in ogni suo posto, in ogni situazione, in ogni diverso giorno. In realta', Patrick Hemingway si distingue chiaramente da questa banale interpretazione e associa festa mobile agli appuntamenti che si ripropongono annualmente ma non con cadenza semplicemente individuabile da un preciso giorno del calendario. La Pasqua, ad esempio, e' una festa mobile. E mobili sono tutte le feste che dipendono dalla Pasqua, come la Domenica delle Palme. Una gioia che permane nell'individuo a prescindere dallo spostamento della stessa nello spazio e nel tempo. Come l'amore e la felicita'. Parigi e' cosi', per chi l'ha vissuta secondo i crismi citati da Hemingway nella sua celeberrima frase. La sua posizione, relativamente all'individuo 'abbastanza fortunato' che l'ha vissuta 'come un giovane uomo', non muta il fascino, che verra' portato dentro come una parte di se'.

L'introduzione invece spiega le ragioni di questa edizione speciale, che differisce dalle precedenti. L'opera infatti non e' stata mai pubblicata quando l'autore era in vita, sebbene il materiale c'e' sempre stato tutto. Ed era stato addirittura generato in sovrabbondanza nel perfetto stile dell'autore che amava rifarsi a una vecchia regola che professa:

La qualita' di un libro deve essere giudicata, da parte di chi lo scrive, dall'eccellenza del materiale che elimina.

Tuttavia, come il curatore di questa edizione fa notare, sebbene lo scrittore avesse elencato una lista dei racconti che dovevano prendere parte alla versione definitiva del libro, non e' riuscito mai a scrivere un'introduzione e un capitolo finale che lo avessero soddisfatto. Anche se ci aveva provato. Non riuscendoci probabilmente perche' la malattia e le cure devastanti che gli hanno praticato, avevano gia' divorato le qualita' che ne hanno fatto di lui quello per cui oggi lo ricordiamo. Ed erano ad un passo dal divorare anche la sua vita.

Sean Hemingway spiega la differenza tra questa edizione e la prima, pubblicata nel 1964 a tre anni di distanza della morte del nonno, e curata da Mary Welsh (quarta moglie di Hemingway) e Harry Brague. In questa edizione sono stati inseriti nella sezione principale tutti i capitoli scelti da Hemingway, rispettandone una sua volonta'. Altri racconti invece sono stati inseriti nella sezione 'Altri sketch parigini'. Il curatore di tale edizione fa inoltre notare che lo scrittore ha dato solo il titolo a tre dei racconti presenti nella stesura finale del romanzo (Ford Madox Ford e il discepolo del diavolo, Nascita di una nuova scuola e L'uomo che era marchiato a morte)

Agli altri racconti, Sean Hemingway ha scelto di lasciare il titolo assegnato dai curatori della prima edizione. Tuttavia, rimarca di essersi permesso di ripristinare alcune sezioni in cui Mary Welsh e Harry Brague avevano preferito le citazioni di Hemingway in forma impersonale a quella in prima persona, contrariamente alla scelta definitiva dell'autore.

Il curatore, inoltre, aggiunge una interessante serie di considerazioni sul titolo che avrebbe dovuto avere l'opera. In sostanza, l'autore propose una serie lunga di titoli dei quali quella piu' plausibile e' parsa L'occhio precoce e l'orecchio (Com'era Parigi ai primi tempi). Ma alla fine Mary Welsh decise di adottare il titolo con cui oggi questa opera e' nota, che in lingua originale e' A moveable feast. Dove si noti che di proposito e' stato scelto di usare la deformazione dell'aggettivo 'movable'. Il primo motivo e' la propensione di Hemingway a non elidere l'ultima lettera nel formare l'aggettivo a partire da quei verbi che terminano in 'e'. Il secondo motivo, invece, e' la piacevole assonanza che si ottiene accoppiando i termini 'moveable' e 'feast' che presentano entrambi le occorrenze di 'ae' al loro interno.

E' stato piacevole poi leggere i capitoli di questo romanzo. Tutti in generale. Senz'altro e' stato piacevole leggere il primo dei racconti di questo libro, Un bel Cafe' in Place St-Michel, soprattutto per via del fatto che il tragitto seguito da Hemingway per giungere da casa sua, al numero 74 di rue de Cardinal Lemoine, fino a place St-Michel, e' coinciso con buona parte della 'passeggiata letteraria' nel quartiere latino che ho avuto la fortuna di percorrere. Ma poi, quando sono riuscito ad astrarmi da questa condizione vissuta, sono ancora riuscito a trovarlo irresistibile anche perche' l'autore scrive di se' nelle sue giornate semplici ma che magicamente con le sue parole riesce a rendere cariche di fascino. E non so quanto Parigi c'entri.

In altri capitoli, Hemingway parla ancora di Parigi negli angoli della Rive Gauche e anche fuori, associandola alla sua condizione economica che non sono riuscito a realizzare del tutto, sebbene rimarcata lungamente dentro l'opera. Ma all'infuori di questo, emerge l'occhio attento di una persona che anche nello scorrere della quotidianita' di una nuova e diversa realta' di quella dov'e' nato e cresciuto, riesce a carpire e immortalare determinati aspetti che anche a distanza di decenni, quando lui li descrisse, non sembrano nostalgia ma emozioni vissute e segregate a lungo dentro al cuore.

Oltre questo, Hemingway, si proietta sul racconto di persone conosciute e vissute nel suo soggiorno parigino che va dal 1921 al 1926. E qui emerge, dopo l'occhio, anche la bonta' del suo orecchio. Dell'orecchio della persona che sa ascoltare e sa selezionare le parole dei suoi interlocutori. Come e' pure evidente che l'autore e' senz'altro uno che sa se dire certe parole o non dirle. Forse arrivando ai confini del subdolo e dell'ipocrisia. Che si manifestano quando le sue impressioni vengono riportate in questi racconti. Ma poi, a un certo punto, essendo l'uomo anche risultato delle decisioni di quello che ritiene di controbbattere rapportandosi con gli altri, e quello che decide di tener dentro, data la giovane eta' e anche la buona fede che sgorga dai suo racconti, altro non puo' essere che saggezza precoce.

D'altra parte non sarebbe giusto trarre diverse conclusioni se non si acoltano i dialoghi e non si guardano in faccia i personaggi che Hemingway si e' trovato di fronte in quel periodo. Gertrude Stein, Ezra Pound, Francis Scott Fitzgerald e tanti altri, sono tutti personaggi ritratti sotto aspetti incredibilmente umani ma allo stesso tempo oggettivi - quasi in linea con il pensiero impressionista dei quadri di Cezanne che Hemingway ammirava e 'usava' per dare forma alle sue capacita' critiche, che pero' non escludono la possibilita' a chi legge i racconti di queste scene, di farsi un'idea del tutto personale degli stessi personaggi.

A proposito di questa maturazione acquisita dall'osservazione dei quadri impressionisti, c'e' un racconto molto interessante intitolato La fame era un'ottima disciplina, in cui lo scrittore ha finalmente la possibilita' di levarsi di dosso (come in tanti altri racconti di questo libro ha potuto fare) un velo di ingiustificata ma comprensibile vergogna ed esternare le sensazioni che aveva provato a quel tempo. Quando non tornava a casa per pranzo inventandosi la scusa che mangiava fuori con qualcuno. Mentre realmente non c'erano soldi per mangiare e passava le ore del pranzo al museo del Luxemburg a guardare i quadri di Cezanne e ad imparare a coglierne il messaggio. E' bello anche tutto il resto del racconto che lo vede arrivare sino alla libreria Sheakspeare and Company di Sylvia Beach e con lei intrattenere un bel dialogo. E fa percepire il sacrificio e la successiva soddisfazione di quando Sylvia Beach gli consegna la busta con seicento franchi inviatogli dalla rivista tedesca Der querschnitt per cui aveva scritto dei racconti. Come pure fa percepire la ventata di serenita' che, con il giusto atteggiamento, finisce sempre per arrivare, anche dopo momenti estremamente difficili, quando ha modo di sedere alla brasserie Lipp e farsi passare la fame.

Poi ci sono persone qualsiasi a cui Hemingway ha voluto dare spazio dentro questo libro. Forse a voler manifestare le origini umili da cui lui proveniva e l'essere stato uno come tanti. Forse semplicemente perche' le sue capacita' relazionali gli hanno permesso di vedere le qualita' all'infuori del valore che la societa' da' alle persone. E' il caso del cameriere Andre' della Closerie des Lilas, quando Hemingway racconta di una sua uscita con il poeta Evan Shipman nel capitolo Evan Shipman ai Lilas. Un breve passo, ripreso anche in altri punti del romanzo che evidenzia i principi e la dignita' e la lotta circoscritta ma pregna di significato che anche nelle persone, persino piu' anonime, puo' avere un senso.

Molti dei racconti danno spazio al rapporto con Hadley (prima moglie di Hemingway). Un rapporto la cui bellezza chiunque puo' cogliere leggendo le storie, perche' maturato nelle molteplici difficolta' che Hemingway si trova ad affrontare in questo periodo della sua vita. E forse il richiamo a eventi apparentemente insignificanti, ma che, visti con la retrospettivita' dello scrittore, diventano quasi fondamentali per la fine di questa relazione, che aggiunge una nota profondamente malinconica quando lo scrittore si sofferma su essi. Dando cosi' di conseguenza una marcata importanza al rapporto.

Il racconto piu' significativo in questa ottica, diventa Una falsa primavera. La sensazione conscia di fame che Hemingway avverte quando insieme ad Hadley attraversa il ponte al ritorno dal'ippodromo di Auteuil, e la conseguente decisione di andare al prestigiosissimo Michaud per festeggiare la vincita alle corse dei cavalli, rivela poi una verita' inconscia a cui lo stesso scrittore non da' maggior adito:

Fu una cena fantastica da Michaud una volta entrati; ma quando avemmo finito e la fame non era piu' una possibilita', la sensazione che ci era sembrata fame quando eravamo sul ponte era ancora tutta li' quando prendemmo l'autobus per casa nostra. C'era ancora quando entrammo in camera e dopo essere andati al letto e aver fatto l'amore al buio, era sempre li'. Quando mi svegliai con le finestre aperte e il chiaro di luna sui tetti delle grandi case, era li'. Distolsi la faccia dal chiaro di luna riparandola nell'ombra ma non riuscivo a dormire e rimasi sveglio a pensare a questo. Tutti e due ci eravamo svegliati due volte nella notte e mia moglie ora dormiva dolcemente con il chiaro di luna sul viso. Avrei dovuto cercare di risolvere il problema ma mi sentivo troppo stupido. La vita era sembrata cosi' semplice quella mattina quando mi ero svegliato e avevo trovato la falsa primavera e sentito la zampogna dell'uomo con il suo gregge di capre ed ero uscito per comperare il giornale delle corse.
Ma Parigi era una citta' molto vecchia e noi eravamo giovani e li' non c'era niente di facile, neanche la miseria, ne' i soldi improvvisi, ne' il chiaro di luna, ne' la ragione e il torto ne' il respiro di qualcuno sdraiato al tuo fianco al chiaro di luna.

Mi piace notare che nello stesso racconto, Hemingway descrive la situazione vissuta con Hadley davanti al Michaud che e' gremito, e mentre attendono per entrare osservano attraverso i vetri James Joyce con la sua famiglia, seduti al tavolo. Scena oramai famosa e comunque ripresa nel capitolo Sheakspeare and Company. In tale capitolo, il protagonista parla della sua scoperta della biblioteca e libreria di Sylvia Beach, al numero 12 di rue de l'Odeon. Hemingway descrive il suo primo impatto con la biblioteca soffermandosi sulle foto degli scrittori, sia morti che viventi, appese ai muri. E chiede quindi con quale frequenza Joyce si reca in quel posto e da li' il discorso scivola sulla scena del Michaud. In quegli anni Sylvia Beach scrisse a macchina la copia dell'Ulisse di James Joyce da cui segui' la pubblicazione dell'opera.

Festa mobile e' un libro vero e schietto. E penso che non lo lascero' molto spesso fermo nella libreria da fargli prendere tanta polvere e ingiallire. Di tanto in tanto, ci sara' sempre l'esigenza di riprenderlo in mano per cercare qualche episodio che tratti di un personaggio o di una peculiarita' dello scrittore o semplicemente avro' l'esigenza di rivivere Parigi sotto uno dei suoi aspetti piu' affascinanti che me l'hanno fatta conoscere.

Frasi


  • p. 33: "Oramai sapevo che qualsiasi cosa bella o brutta lasciava un vuoto quando finiva. Ma se era brutta il vuoto si riempiva da solo. Se invece era bella potevi riempirlo solo trovando qualcosa di meglio. (Fine di una passione)"
  • p. 38: "Avevo gia' imparato a non esaurire mai il pozzo della mia scrittura; bensi' a fermarmi sempre quando c'era ancora qualcosa nel profondo del pozzo, e lasciare che tornasse a riempirsi di notte dalle sorgenti che lo nutrivano. ("Una generation Perdue")"
  • p. 62: "Dicono che in tutti noi ci sono semi di quello che faremo, ma a me e' sempre sembrato che in quelli che nella vita scherzano siano coperti da un terreno migliore e da un letame di piu' alta qualita'. (Con Pascin al Dome)"
  • p. 68: "Alla fine tutti, o non proprio tutti, tornavano ad essere amici tanto per non essere testardi o permalosi. Lo feci anch'io. Ma non riuscii ad essere piu' amico davvero, ne' con il cuore ne' con la testa. Quando non riesci ad essere piu' amico con la testa e' la cosa peggiore. (Un finale alquanto strano)"
  • p. 109: "...e gia' mi pesava di non aver lavorato e avvertivo la solitudine mortale che ti coglie ogni giorno che e' sprecato nella tua vita. (Scott Fitzgerald)"
  • p. 180: "Ma vi sono remises o magazzini dove puoi lasciare o immagazzinare cose come un baule con serratura o un borsone contenente effetti personali o poesie inedite di Evan Shipman o carte geografiche segnate o anche armi che non c'e' stato il tempo di consegnare alle autorita' competenti e questo libro contiene materiale dalle remises della mia memoria e del mio cuore. Anche se la prima e' stata manomessa e il secondo non esiste (*). (Nada y pues Nada)"

Il Codice Da Vinci

venerdì 17 febbraio 2012

Vista la popolarita' che ha raggiunto questo libro di Dan Brown, avrei dovuto astenermi anche dal recensirlo. Ma e' stata troppa l'estasi dell'averlo letto nelle giornate di una calda estate su un'amaca o sotto un ombrellone su spiagge incantevoli, oltre che nei soliti posti dove soglio leggere. Il tutto non avrebbe nemmeno acquisito tanto fascino se realmente il romanzo non fosse subito apparso essere un thriller mozzafiato gia' dalle prime pagine, con interessantissimi innesti di chicche storiche piacevoli da leggere e difficilmente reperibili senza effettuare ricerche particolarmente approfondite sui temi trattati nel romanzo.

Penso che siano diverse le motivazioni che mi hanno spinto verso la lettura di questo libro. In primo luogo, e' la voglia di spostare le mie attenzioni verso la Francia. Ancor di piu' verso Parigi e il Louvre. Il posto dove si incentrano buona parte delle situazioni descritte in questo romanzo. Ma d'altra parte non posso prescindere da una componente inconscia che lega il titolo del libro e i miei studi accademici. I codici e la crittografia sono, infatti, il fulcro delle scienze informatiche. E sono forse le teorie che hanno reso l'informatica una disciplina scientifica a tutti gli effetti. Infine, leggere di Londra dopo avere visto alcuni dei posti in cui e' ambientata l'ultima parte del romanzo e' un incentivo ad una ricostruzione piu' verosimile di cio' che si legge. Un'evocazione piu' intensa delle situazioni che produce emozioni che riempiono.

La trama e' ben pensata e articolata ma, nonostante cio', molto coerente. Molto dettagliata e scorrevole allo stesso tempo. Ricca di suspance al limite di quanto la scrittura ne possa trasmettere. Forse e' stato proprio questo a farmi venire piu' volte la voglia di andare a vedere subito il film Il codice da Vinci (The Da Vinci Code), di Ron Howard e con Tom Hanks, che e' stato tratto dal romanzo. Ma per il resto, in linea con il mio pensiero, penso sia stato giusto leggere il libro prima di tutto.

L'inizio lascia gia' presagire l'inclinazione thriller del romanzo. Jacques Sauniere, direttore del Louvre, e' stato ammazzato da Silas, un monaco albino dell'Opus Dei zoppicante a causa del cilicio indossato sotto il saio, intento nella ricerca della Clef de voute (Chiave di volta), nel salone principale dello stesso museo. Prima di essere raggiunto da un colpo di arma da fuoco, l'uomo si aggrappa ad un dipinto di Caravaggio e fa scattare l'allarme. Il sistema d'allarme attivo fa abbassare le inferriate che bloccano l'ingresso nel salone principale del museo, impedendo al suo assassino di raggiungerlo. In tale isolamento, anche dopo essere stato colpito, Sauniere ha il tempo, prima di morire, di togliersi i vestiti, distendersi sul pavimento e disporsi nella stessa posizione della figura disegnata nell'Uomo vitruviano di Da Vinci. Sauniere inoltre si disegna addosso, con il proprio sangue, un pentacolo e infine lascia vicino al suo corpo le seguenti informazioni:

13-3-2-21-1-1-8-5
O, Draconian devil!
Oh, lame saint!
P.S. Trova Robert Langdon

Il motivo per cui l'Opus Dei e' alla ricerca della Chiave di volta e' sostanzialmente dovuto alla paura dell'intenzione del pontefice di rendere meno rigide le leggi che regolano la Chiesa. Questo 'respiro' avrebbe in qualche modo toccato anche l'Opus Dei, l'associazione cattolica tra le piu' conservatrici, guidata dal vescovo Aringarosa. Il vescovo percepisce la necessita' di fare qualcosa che gli dia gli strumenti in mano perche' cio' non avvenga. Questo qualcosa e' il ritrovamento del Santo Graal. Per impossessarsi del Santo Graal, Aringarosa si affida ad una figura che si e' presentata a lui dando delle indicazioni credibili relativamente al Santo Graal. Tale figura, che all'interno del romanzo e' identificata come 'Maestro', e' inizialmente misteriosa ma l'evolversi del racconto rivelera' essere un personaggio tra quelli che hanno un ruolo chiave nella soluzione del giallo del Louvre.

Dan Brown da' un'ampia esposizione relativamente alle diverse interpretazioni del Santo Graal. E questo e' sicuramente un aspetto che nel film di Ron Howard, non si puo' cogliere e lo rende per questo nettamente meno interessante. E forse e' proprio l'interpretazione di cosa si intende per 'Santo Graal', la chiave del romanzo. Il significato che alla fine Dan Brown relega a questo concetto e' quello dedotto da una delle tesi piu' recenti ovvero, quella esposta da Henry Lincoln - attore e documentarista inglese, che ha origine tra il 1969 e 1970. Da tale tesi lo stesso Lincoln ha tratto il libro Il Santo Graal pubblicato nel 1982, con il supporto di Michael Baigent e Richard Leigh.

La locazione del Santo Graal sarebbe un segreto in custodia al Prieure de Sion (Priorato di Sion). Il Priorato di Sion e' un'associazione segreta fondata a Gerusalemme nel 1099 da Goffredo di Buglione, nobile condottiero della prima crociata che dopo aver conquistato la citta', fu nominato Advocatus Sancti Sepulchri (Difensore del Santo Sepolcro), rifiutando il titolo di re della citta' dove Cristo era morto, asserendo che 'mai avrebbe portato una corona d'oro laddove Cristo l'aveva portata di spine'. Alla sua morte, avvenuta nel 1100, divenne re suo fratello Baldovino, col nome di Baldovino I. In tutto questo, Goffredo di Buglione, divenne depositario di un segreto occulto conservato dalla sua famiglia sin dai tempi della morte di Cristo. Per proteggere tale segreto e tramandarlo da una generazione all'altra, fondo' il Priorato di Sion.

Il Priorato di Sion negli anni che seguirono venne a conoscenza di importanti documenti sepolti sotto le rovine del Tempio di Erode, costruito sui resti del Tempio di Salomone. Tali documenti (che, a mio parere, dovrebbero essere la testimonianza della discendenza di Gesu' dal re Salomone) avrebbero rafforzato il segreto di Goffredo di Buglione. Ragion per cui il Priorato di Sion fondo' un ordine militare di nove cavalieri chiamato Ordine dei Poveri Cavalieri di Cristo e del Tempio di Salomone, ovvero i Cavalieri Templari o semplicemente Templari.

In sostanza, il segreto sarebbe da ricercarsi nella discendenza della famiglia di Goffredo di Buglione da Maria Maddalena, ritenuta moglie di Cristo dai vangeli gnostici (*). Discendenza 'avvalorata' dalla fuga dalla Palestina (**) di Maria Maddalena e di altri ebrei, per approdare in Provenza. Una volta in Provenza, Maria Maddalena, incinta, risali' il Rodano raggiungendo la tribu' dei Franchi, che non sarebbero stati altro che la tribu' di Beniamino nella diaspora ebraica, ed avrebbe avuto un figlio di nome Giacomo. La tesi sostiene che tale tribu' e' quella da cui ebbe origine la dinastia dei Merovingi.

Dunque, anche Maria Maddalena sarebbe cosi' una discendente di una famiglia reale. L'unione con Gesu' e il concepimento rappresentano quindi la continuita' di una dinastia.

Forse a partire da questa ultima ipotesi che Lincoln ha iniziato a trarre delle conclusioni sul significato di Santo Graal, che si distaccano dalle altre. Il termine 'Santo Graal' letteralmente indica una coppa o un piatto, visto che il termine 'graal' e' un vocabolo del francese antico. La trasposizione della traduzione francese di 'Santo Graal' ('San Greal') in 'sange real' ovvero 'sangue reale', ha portato ad associare il termine Santo Graal al calice da cui Gesu' bevve nell'ultima cena. Lincoln, invece, nella sua tesi si spinge piu' in la' dando un senso univoco al termine 'Santo Graal' che in buona sostanza accentra il suo significato come termine che ha origine inequivocabilmente da 'sangue reale'.

L'etimologia della parola secondo Lincoln, unita alle rivelazioni dei vangeli gnostici (*), rappresentano quindi per Dan Brown la chiave per inferire che il segreto custodito dal Priorato di Sion altro non e' che la preservazione della dinastia dei Merovingi dall'estinzione. Che e' anche la prova vera e inconfutabile che Cristo e' stato sposato e ha procreato.

Tale 'segreto', visto in quest'ultima chiave di lettura, e' un costante pericolo per le religioni cristiane e in particolare per la Chiesa Cattolica. E' cosi' che si spiegano le campagne di Clemente V in accordo con il re di Francia Filippo IV che venerdi' 13 ottobre 1307 iniziarono a sterminare i Templari, giudicati eretici da Dio, con la finalita' subdola di impossessarsi dei documenti protetti dal Priorato di Sion e distruggerli per sempre.

Da questa visione della tesi di Lincoln da parte di Dan Brown, si spiegano anche le motivazioni dell'Opus Dei di impossessarsi del Santo Graal. Aringarosa, probabilmente anch'egli inconsapevole di cosa consiste questo documento, pensa di impossessarsene per ricattare la Chiesa, in modo da ottenere piu' potere e scongiurare la linea meno austera che l'attuale pontefice si stava apprestando ad attuare.

Dan Brown si dimostra quindi un gran narratore riuscendo a incastrare eventi storici e religiosi, le tesi di Lincoln e i punti di vista di vari storiologi, in un contesto estremamente avvincente.

Entra in gioco cosi' il personaggio protagonista del romanzo, Robert Langdon, professore americano di simbologia religiosa presso l'Universita' di Harvard, che si trova a Parigi per una conferenza in cui avrebbe dovuto presentare delle diapositive sulle simbologie pagane, e quindi incontrare Sauniere. La direzione centrale della polizia giudiziaria, trovando il nome del professore vicino al corpo senza vita di Sauniere, si presenta alla porta della camera d'albergo dell'Hotel Ritz di Parigi, dove Langdon pernotta, per invitarlo a collaborare nelle indagini per l'inchiesta sulla morte del curatore del museo.

Sulla scena del delitto, Langdon, accompagnato dall'ispettore di polizia Bezu Fache, intuisce che potrebbe non essere facile uscire pulito da quella situazione che lo vede difatti essere l'unico indiziato. Incoraggiato da Sophie Neveu, crittologa della polizia di Parigi, nonche' nipote del curatore del museo, che gli offre la sua protezione, Langdon e' persuaso che l'unico modo per dimostrare la sua innocenza e' di cercare la verita'. Langdon diviene cosi' indagato e ricercato per l'omicidio del curatore.

Da questo momento ha inizio una lunga serie episodi, a partire dalla decifratura dell'anagramma O, Draconian devil! Oh, lame saint!, che porta al celeberrimo quadro della Monna Lisa esposto dentro il Louvre, dietro al quale Jacques Sauniere aveva impresso con un pennarello con inchiostro a fluorescenza l'anagramma So dark the con of man del titolo del dipinto della Vergine delle Rocce, esposto nella stessa sala del Louvre. Dietro quest'ultimo quadro, il curatore aveva apposto un oggetto metallico a forma di croce. La minaccia di Sophie Neveu di mandare in frantumi l'opera di Leonardo, costringe la guardia - che li aveva sorpresi dentro il museo dopo che avevano fatto credere a Bezu Fache e ai suoi di essere scappati, ad abbassare la pistola e permette alla crittologa di dileguarsi assieme a Robert Langdon.

Sull'oggetto metallico si legge l'indirizzo 24 Rue Haxo che corrisponde ad una filiale di una Banca di deposito di Zurigo. Inoltre, l'oggetto permette loro di entrare nella filiale e ritirare la cassetta di sicurezza associata ad un numero di conto di dieci cifre che i due scoprono essere la sequenza di cifre dei primi otto numeri di Fibonacci ('successione di Fibonacci'). Tale informazione era contenuta tra quelle lasciate da Sauniere e trovate accanto al corpo esanime, intenzionalmente anagrammata in modo da poter coinvolgere la crittologa nelle indagini per il suo omicidio.

All'interno della cassetta viene rinvenuto un cryptex. Dopo una corsa avventurosa, per sfuggire alla polizia, Langdon riesce a trovare ospitalita' a Chateau Villette, la tenuta del nobile amico inglese Leigh Teabing, storico ed esperto del Santo Graal. Dan Brown ha chiamato questo personaggio con il cognome di Richard Leigh e l'anagramma del cognome di Michael Baigent, dopodiche' e' stato da questi citato per plagio del libro Il Santo Graal dove viene esposta la tesi di Lincoln, principale ispiratrice del romanzo. Accusa da cui Dan Brown e' stato prosciolto.

Intanto, dopo aver assassinato i tre senechaux ('siniscalchi') e il Grande Maestro (Saunier) del Priorato di Sion, Silas, si impossessa della informazione 'falsa' del posto dove la Chiave di volta sarebbe custodita. Nella chiesa di Saint Sulpice a Parigi, sotto la Linea della Rosa, Silas non trova la Chiave di volta come gli era stato detto da ciascuna delle sue vittime, e uccide la sorella Sandrine. Poi su indicazione del Maestro giunge a Chateau Villette. Qui si impossessa momentaneamente del cryptex, ma con un'abile mossa, Teabing, l'agente Neveu e Langdon - con l'aiuto del maggiordomo Remy Legaludec - riescono a liberarsi, a sequestrare Silas e scappare a Londra con l'Hawker 731 del lord inglese.

La scoperta della chiave per aprire il cryptex sembra un rompicapo impossibile, fino a quando Langdon - associando il simbolo del Priorato di Sion (la rosa a cinque petali) intarsiato su di esso e dalle parole pronunciate da Teabing (<<La chiave che porta al Graal e' nascosta sotto il segno della Rosa>> ), non riesce a scoprire che sotto il simbolo della rosa presente sul cryptex, e' nascosta la seguente frase:

An ancient word of wisdom frees this scroll
And helps us keep her scatter'd family whole
A headstone praised by templars is the key
And Atbash will reveal the truth

La headstone citata nella frase non e' altro che la testa di ariete in pietra che raffigurava Baphomet, simbolo di fecondita' e procreazione, che i Templari veneravano nel rito sacro dello hieros gamos. La testa di Baphomet e' stato l'elemento accusatorio principale nella campagna di Clemente V per l'annientamento dei Templari. Dalla decifratura del termine 'Baphomet' scritto con l'alfabeto ebraico usando il cifrario a sostituzione Atbash, Langdon ottiene la parola 'SOFIA' che si rivelera' essere la chiave del cryptex. Al suo interno, il cryptex contiene un cryptex piu' piccolo e una pergamena che riporta la seguente frase:

In London lies a knight a Pope interred.
His labor's fruit a Holy wrath incurred.
You see the orb that ought be on his tomb.
It speaks of Rosy flesh and seeded womb.

Dopo l'atterraggio del jet nell'aeroporto di Biggin Hill proseguendo fin dentro l'hangar privato di Teabing, ed essersi sapientemente liberati dalla polizia inglese che attendeva Langdon e Sophie Neveu per arrestarli, i quattro e l'ostaggio si dirigono erroneamente - ma con la consapevolezza di Teabing - verso Temple Church. Qui Remy, rimasto fuori ad aspettare, in accordo preso segretamente con Teabing, libera Silas in modo che questo vada a impossessarsi del cryptex, senza sollevare sospetti in Langdon e quelli di Sophie.

Le cose non vanno ancora come si era pensato e deve essere Remy ad esporsi e cosi' appropriarsi del cryptex, fingendo di catturare Teabing. Dal baule della macchina Teabing, nelle vesti del Maestro, riferisce telefonicamente a Silas di lasciare la Chiave di volta a Remy e andare a rifugiarsi in un convento dell'Opus Dei finche' le acque non si fossero calmate. Intanto anche la polizia giuduziaria con a capo il tenente Collet (visto che nel frattempo il capitano Bezu Fache e' intento nell'inseguimento di Langdon a Londra) si accorge di quanto Teabing fosse realmente implicato in questa faccenda. Scattano cosi' le operazioni per arrestare il monaco albino e per fermare lord inglese.

La prima operazione coincide con l'arrivo di Aringarosa al convento dell'Opus Dei dove e' ospite Silas, che sta per venire arrestato dalla polizia di Londra. Silas cerca di fuggire e nella colluttazione a fuoco con la polizia rimane ferito, dopo aver erroneamente sparato al vescovo da poco sopraggiunto al convento. Silas fugge disperato con il vescovo tra le braccia e lo lascia al St Mary Hospital per ricevere le cure che lo salveranno. Lui invece morira' dissanguato, poco dopo, affranto dai rimorsi, sotto la pioggia di Kensigton Gardens.

La seconda operazione invece e' un tantino piu' complicata. Infatti, Teabing incontra il maggiordomo nei dintorni di St James Park. Remy gli fa avere il cryptex ma, il fatto di essersi esposto in Temple Church, lo relega agli occhi del suo padrone come una possibilita' della polizia per incriminarlo. Cosi' Teabing, con il pretesto di festeggiare il prezioso ritrovamento, lo incita a bere un sorso di cognac che pero' contiene della polvere di arachidi a cui Remy e' estremamente allergico. Remy morira' quasi istantaneamente.

Teabing si incammina con il cryptex in tasca verso Westminster e il Big Ben, alla volta di Westminster Abbey dove l'aspettava un nuovo dilemma da sciogliere prima di proseguire sulla strada del ritrovamento del Santo Graal. A Westminster Abbey arrivano anche Langdon e la crittologa, dopo aver compreso che 'a pope interred' nella frase ritrovata sulla pergamena sta a indicare 'seppellito da Alexander Pope' e non 'seppellito da un papa'. E Alexander Pope e' stato realmente colui che presiedette al funerale di Isaac Newton tenendo un commovente discorso per l'amico e collega defunto, prima di spargere le ceneri sulla sua tomba.

Dopo aver trascorso invano del tempo davanti al sarcofago di Newton, Teabing si accorge del sopraggiungere di Langdon e di Sophie. Trovandosi in difficolta' nel ritrovamento della parola di cinque lettere che apre il cryptex, li induce, quindi, in un luogo piu' isolato dell'abbazia per proporre loro di collaborare a rivelare al mondo il segreto del Santo Graal. Al fine di guadagnarsene la fiducia, Teabing da' il cryptex in mano a Langdon e nel frattempo attende la sua decisione per la proposta di collaborazione. Essendo Teabing armato, Langdon comprende il peso della decisione che deve prendere. Se decide di non collaborare, Teabing ammazzera' sia lui che Sophie, diversamente tradira' brutalmente la fiducia riposta in lui dal curatore e quella di sua nipote.

Sapientemente Langdon temporeggia e nel frattempo arriva alla soluzione geniale che sta nella stringa 'APPLE'. Difatti, la mela e' il frutto che e' alla base degli esperimenti di Newton che allo stesso tempo ha causato la 'collera di Dio' quando Eva la mangio' nel giardino dell'Eden. Inoltre, e' la sfera che - per il fatto di essere alla base del lavoro di Newton, avrebbe meritato di risiedere sulla sua tomba. Infine, ha la polpa rosastra sotto la buccia e al suo interno e' 'inseminata', per il semplice fatto che contiene dei semi.

Di nascosto, apre il cryptex che contiene il foglietto con l'indicazione ulteriorie sulla locazione del Santo Graal, e poi sapientemente costringe Tebing a mollare la pistola per salvare il cryptex oramai vuoto, lanciandolo in aria. L'arrivo di Bezu Fache vede l'uscita di scena definitiva di Teabing. Nel contempo, si delinea nitidamente il ruolo di copertura del capitano nei confronti dell'Opus Dei, fortemente assecondato dal tenente Collet.

Oltre la sottolineatura tagliente del potere politico ricoperto dall'Opus Dei, la ricerca del protagonista e della crittologa si protrae questa volta senza dubbi, dopo la lettura della nuova quartina confezionata da Sauniere:

The Holy Grail 'neath ancient Roslin waits.
The blade and chalice guarding o'er Her gates.
Adorned in masters' loving art, She lies.
She rests at last beneath the starry skies.

I due giungono in Scozia, a una decina di chilometri di Edimburgo, presso la Cappella di Rosslyn. Tale cappella, che un tempo si chiamava 'Roslin' proprio perche' giaceva sulla Linea della Rosa - l'antico meridiano con longitudine zero prima che fosse designato come tale quello di Greenwich, e' stata costruita come una copia del Tempio di Salomone. Proprio per questo sarebbe un posto molto ovvio dove poteva essere custodito il Santo Graal. E Langdon non si da' pace al pensiero della semplicita' sconcertante per individuare la posizione del Santo Graal secondo le ultime indicazioni lasciate da Sauniere. E difatti il suo' presentimento non verra' smentito.

Il romanzo lascia immaginare come Sauniere induca intenzionalmente all'errore Langdon spingendolo fino a Rosslyn. Nella cappella dove aveva gia' portato Sophie da piccola. Dove si rifugiavano la nonna e il fratello di Sophie che lei credeva morti insieme ai genitori, nel misterioso incidente stradale (anche se Dan Brown sembra che dica, per bocca di Teabing, che e' un incidente commissionato dalla Chiesa) in cui questi persero la vita. In realta', la nonna e il nipote vivono a Rosslyn sotto protezione del Priorato di Sion per preservare la dinastia dei Merovingi. Come la nonna ha modo di spiegare a Sophie, i veri cognomi dei genitori sono Plantard e Saint-Clair ed erano entrambi discendenti diretti di Gesu' e di Maria Maddalena. I cognomi sono stati modificati nel tempo per salvaguardare la loro incolumita'.

In questa occasione, la nonna chiama Sophie come gia' da piccola si sentiva chiamare da Sauniere, ovvero 'Princess Sophie', e a questo punto diventa chiaro anche l'ultimo pezzo di informazione del messaggio che il curatore ha lasciato vicino al suo corpo, mentre si apprestava a morire. 'P.S.' sta a significare che il messaggio 'Trova Langdon' e' la sua volonta' che Pricess Sophie si fidi di Langdon per salvarsi e salvare il segreto protetto dal Priorato di Sion.

Questo finale lascia presagire il senso del Santo Graal secondo l'ottica di Dan Brown. Il romanzo tuttavia prevede un epilogo in cui l'ultimo messaggio di Sauniere viene interpretato nel modo piu' logico e meno immediato. Come se Dan Brown non voglia farsi carico di concludere apertamente che il Santo Graal e' la continuita' della dinastia dei Merovingi. Oppure, viceversa, come se volesse elevare ulteriormente la figura del Grande Maestro attribuendogli l'abilita' di far leva su Langdon per salvare il segreto del Priorato di Sion e, nel contempo, di buttarlo fuori strada una volta perseguito il suo scopo, per non svelarlo fino in fondo.

Langdon, tornato a Parigi, capisce che la 'Roslin' citata nella frase del curatore e' la Linea della Rosa e cosi' la percorre seguendo il tracciato segnato per le vie di Parigi da centotrentacinque medaglioni di bronzo. Fino a quando non arriva a Carrousel du Louvre, al centro del cui irrompe verso il basso la Pyramide inversee. Entrando nel Louvre e poi incamminandosi fino al vertice della piramide, Langdon, una volta che si trova sul posto, realizza che il suo vertice che dista due metri da terra e' il 'calice' citato nella frase di Sauniere, mentre il vertice della sottostante piramide in miniatura, alta circa un metro e mezzo e perpendicolare al vertice della Pyramide inversee, e' la 'lama'. Alzando lo sguardo al cielo stellato Langdon non ha piu' alcun dubbio di essere arrivati al punto dove Sauniere avrebbe conservato il Santo Graal, e si inginocchia in segno di grande riverenza.

C'e' stata un'anomalia rispetto alle mie precedenti letture. Il Codice Da Vinci, a differenza degli altri libri, mi ha fatto tenere a lungo la matita in mano mentre leggevo, senza usarla. Senza sottolineare alcuna frase che mi ha colpito e mi ha lasciato un segno nell'anima. Fino a quando ho capito che la matita non occorreva. Perche' non ci poteva essere nulla da sottolineare. Ed e' per questo che concludo che questo romanzo e' leggero.

Ma la mia riflessione contrasta evidentenentemente l'avversione dei contenuti nei confronti della Chiesa. Quei contenuti che hanno sollevato violente polemiche specie quando inizialmente Dan Brown introdusse il romanzo come una storia vera, in cui i riferimenti storici sono frutto di scrupolose ricerche. D'altra parte, chi controbbatte' queste affermazioni pubblicate nell'introduzione alle prime edizioni dell'opera, non venne mai smentito e addirittura l'autore fini' per togliere la sua introduzione dalle successive edizioni. Questo puo' far pensare sicuramente a un mossa promozionale che avrebbe dovuto portare maggior popolarita' a Dan Brown e al suo romanzo.

E cio' puo' essere ragionevolmente vero. Ma in me e' suonata come una esternazione di determinati pensieri sulla Chiesa, sulla religione e, ancora piu' in generale, sulla spiritualita'. Pensieri che vogliono una Chiesa che permetta di credere in Dio e di interagire con l'istituzione 'Chiesa' finanche arrivando a criticare aspetti teologici. Penso che i tempi sono maturi per la Chiesa per liberarsi di un oscurantismo che oramai distoglie sempre piu' persone e le induce verso un ateismo a cui si possono anche attribuire parte dei mali della nostra societa'.

Il giardino dell'Eden

sabato 16 luglio 2011

Il valore di uno scrittore lo si puo' percepire anche quando una storia banale come quella raccontata in questo romanzo postumo, riesce a caricarsi di fascino, nonostante la miriade di ripetizioni di eventi e di dialoghi che anche il lettore meno attento puo' scorgere. Non per nulla Ernest Hemingway e' uno dei piu' grossi esponenti della narrativa del secolo scorso.

Non e' facile collocare Hemingway in un filone letterario, nemmeno tra quelli che hanno caratterizzato la sua epoca. Ma sono chiare alcune attitudini comuni a molti personaggi famosi del tempo. Alcune delle quali sono esplicite anche in questa opera, come ad esempio i viaggi in Africa a cui si allude nel racconto che David scrive durante la sua luna di miele.

Di Hemingway si parla spesso per la sua personalita' controversa che da un lato vuole esplodere e mostrare i contorni ben delineati che circoscrivono un essere umano virile e possente, quasi a inneggiare i miti di un passato che nei primi anni del novecento si cercava di far rivivere. E dall'altro cede all'introspettivita' e alla sua, probabilmente, vera natura fragile.

In questo romanzo non e' necessario prestare tanta attenzione per notare l'affiorare di entrambi gli aspetti.

Forse anche il continuo ricorso al bere dei suoi personaggi vuole essere un segnale del tanto rincorso machismo. Ma e' indubbio il suo talento di romanziere e la capacita' di fare in modo che le scene che descrive riescano quasi a prendere una connotazione reale.

Fini' di prepararle l'assenzio, evitando con cura che fosse leggero. <<Avanti>> le disse. <<Non mi aspettare.>> Lei bevve un lungo sorso e poi il marito le prese il bicchiere e bevve e disse: <<Grazie, signora. E' una cosa che ti rimette al mondo>>.

Forse la storia bizzarra di cui tratta Il giardino dell'Eden in se' e' un altro aspetto proteso all'esaltazione della mascolinita' che Hemingway ha ostentato nella prima parte della sua vita. Il David conteso da due donne pero' viene smorzato dal continuo piegarsi alla volonta' di Catherine durante la prima parte del romanzo, mentre l'innamoramento verso una personalita' piu' mite - quale quella di Marita - nella seconda parte del romanzo, potrebbe anche celare un senso di protezione che rivela a molti il lato oscuro della sua natura.

A parte questi aspetti inconsci che potrebbero essere mappati nella personalita' dello scrittore ci sono ipotesi che piu' facilmente possono essere vere in merito a dei tratti autobiografici contenuti nel racconto.

Difatti, Hemingway comincio' a scrivere questo romanzo subito dopo la seconda guerra mondiale tra il terzo matrimonio (con Martha Gellhorn) e il quarto (con Mary Welsh). Nella versione iniziale, il racconto si imperniava attorno all'incontro di due coppie i cui uomini rappresentano due modi di essere dello scrittore, mentre le donne sono il modello di Hadley Richardson (prima moglie di Hemingway) e Pauline Pfeiffer (seconda moglie).

A seguito della complicata gravidanza di Mary, Hemingway abbandona il manoscritto. Nel tempo, piu' volte cerca di portarlo a termine apportando tagli e modifiche sostanziali alla trama, ma senza successo.

Il romanzo viene pubblicato nella versione definitiva e accorciata dopo la sua morte, e viene scelto un lieto fine, diversamente dai molteplici finali tragici che ipotizzava Hemingway. In particolare, una delle due coppie viene eliminata dal racconto. Rimane quindi solo David e Catherine, una coppia di sposini novelli in luna di miele, in cui non si tardano ad instaurarsi presto pericolosi scambi di coppia, per dei capricci sempre piu' frequenti di Catherine (che David chiama non per nulla 'Diavolo' dentro il romanzo). Caratterialmente, Catherine ricorda la sua quarta moglie Mary - come piu' volte l'autore ha avuto modo di ribadire, mentre fisicamente ricorda la sua terza moglie Martha.

L'incontro della coppia con Marita in realta' fa pensare che lo scrittore abbia voluto ricostruire l'incontro dell'estate del 1926 tra lui, l'allora moglie Hadley e Pauline. L'atteggiamento feticista di Catherine che spesso ama farsi fare un taglio di capelli molto corto e tingere i capelli di un biondo che tende al bianco, sfocia pericolosamente in un menage a trois tra i protagonisti. Fino ad arrivare al punto in cui Catherine lascia David e Marita. I due possono cosi' coronare il sogno di stare insieme, mentre David ritrova la serenita' che gli permette di riscrivere i racconti sui ricordi della macabra esperienza della caccia agli elefanti che lo legano al padre, che erano stati da poco bruciati di nascosto da Catherine durante uno dei suoi - sempre piu' frequenti - stati di lucida follia.

Molto suggestiva l'ambientazione del romanzo. La Camargue e Le Grau de Roi. Il mare e le campagne solcate da canali. La vita semplice e disinvolta del sud della Francia nella prima meta' del novecento. Sono tutti aspetti ricchi di fascino e si rivelano uno sfondo perfetto per immortalare e rendere ancora piu' vivide le narrazioni di Hemingway.

Frasi


  • p. 46: "Non dobbiamo dirci tesoro o amor mio o nessuno di questi nomi per dimostrare qualcosa. Tesoro e mia carissima e mia adorata eccetera sono osceni per me e noi ci chiamiamo col solo nome di battesimo."
  • p. 59: "Fini' di prepararle l'assenzio, evitando con cura che fosse leggero. <<Avanti>> le disse. <<Non mi aspettare.>> Lei bevve un lungo sorso e poi il marito le prese il bicchiere e bevve e disse: <<Grazie, signora. E' una cosa che ti rimette al mondo>>."
  • p. 117: "La felicita' nelle persone intelligenti e' la cosa piu' rara che conosco."
  • p. 126: "Bene non dobbiamo essere solenni. Gia' fin d'ora so che e' la morte se sei solenne."
  • p. 141: "Non parli mai di nessun altro argomento? La perversione e' noisa e antiquata. Non sapevo che le persone come noi ci badassero nemmeno piu'."
  • p. 220: "E' terribile essere a letto insieme e sentirsi soli."

A margine di questa breve recensione, riporto un aforisma di Hemingway che mi sta molto a cuore:

Dobbiamo abituarci all'idea: ai piu' importanti bivi della vita, non c'e' segnaletica. (Ernest Hemingway)

1984

sabato 21 maggio 2011

Non penso che sia casuale il periodo in cui ho letto questo libro. Subito dopo lo scoppio dello scandalo di Wikileaks della fine del 2010 (cablegate). Ma a prescindere da questo, ringrazio chi mi ha omaggiato di questo prezioso volume, che ho appassionatamente letto fino all'ultima pagina.

All'infuori dell'attualita', Wikileaks non e' sicuramente la prima cosa a cui si pensa leggendo 1984 (Nineteen Eighty-Four). Difatti, il diritto alla privacy, violato in entrambi i contesti, e' il solo comune denominatore tra la storia scritta da George Orwell e i documenti riservati divulgati su Internet. Ma sia ben chiaro che nel caso di personaggi potenti che hanno in mano le redini di quella che sara' storia, non puo' essere che considerata una manna. Una sferzata inferta ai 'piani alti' della nostra societa' affinche' chi vi abita agisca prevalentemente nell'ambito di valori di onesta' e giustizia e, cosi' facendo, contribuisca a definire un modello di moralita' per le persone comuni.

D'altronde chi si pone in gioco in tali meccanismi, deve mettere a disposizione anche la propria vita privata qualora emergano elementi che gettino dubbi sulla sua condotta etica. La privacy di quelli che rimangono fuori dai 'piani alti' invece e' un diritto sacrosanto che purtroppo vediamo minato ogni giorno sempre di piu'. Oggigiorno, i contorni della riservatezza di una persona delineano la liberta' della persona e pertanto non vederseli violati se non ce ne sono i presupposti, diventa un diritto inoppugnabile.

Il mio coinvolgimento nella lettura di questo romanzo si spiega proprio dalla mia sensibilita' verso la privacy e dal profondo senso premonitore di Orwell, che aveva immaginato la societa' futura afflitta dai mali legati alla possibilita' di violare la riservatezza delle persone. Sicuramente, il contesto storico ha favorito la nascita di un'opera eccessivamente pessimista, tanto da essere considerata 'il romanzo distopico per eccellenza'. Ricordiamo che il libro fu pubblicato nel 1948 (da cui il titolo, ottenuto invertendo le ultime due cifre dell'anno di pubblicazione, che denota anche l'anno in cui e' ambientato il racconto). Il mondo aveva da poco affrontato la seconda guerra mondiale. E vivide erano ancore le ferite assestate da regimi dittatoriali, primi fra tutti quello di Hitler e quello di Stalin.

Orwell immagina il mondo dopo la Rivoluzione che segue alla seconda mondiale, suddiviso in tre grandi stati (superstati) totalitaristi: l'Oceania, l'Eurasia e l'Estasia. L'Oceania e' governata dal Partito, secondo i principi del Socialismo Inglese (Socing), una dottrina filosofica che ricorda il materialismo dialettico adottato ufficialmente dall'Unione Sovietica dopo la Rivoluzione d'Ottobre.

L'Oceania ha un'organizzazione gerarchica, al cui vertice si delinea il Partito. A capo di questa struttura c'e' il Grande Fratello, figura che non si avra' mai modo di capire chiaramente se e' una persona reale oppure un'icona creata dal Partito. E per quello che nel romanzo viene detto a riguardo, da' l'idea di un personaggio che preserva aspetti di dittatori che hanno caratterizzato la storia tra la fine del XIX secolo e la prima meta' del XX secolo. Immediatamente sotto c'e' il Partito Interno, che forma il 2 per cento della popolazione dell'Oceania e rappresenta la mente del Partito. Poi c'e' il Partito Esterno, che invece puo' essere considerato il braccio del superstato e costituisce l'8 per cento degli abitanti.

I proletari (prolet) rappresentano la rimanente parte della popolazione ed occupano il gradino piu' basso della gerarchia. Essi sono sedati intellettualmente e non hanno coscienza del loro passato. Inoltre, non hanno una visione della societa' ne' tantomeno dei problemi piu' grossi che l'affligono. Il ruolo importante che i prolet rivestono e' mantenuto nel tempo dalle costanti infiltrazioni di agenti della Psicopolizia, che provvedono a diffondere notizie false ed eliminano i pochi elementi che possono dare noie agli equilibri che preservano lo status di questa fascia sociale. Risulta fondamentale in quest'opera che relega i prolet a rivestire nel tempo sempre questo ruolo, che gli stessi prolet godano di liberta' di cui le altre classi piu' privilegiate non godono. Sostanzialmente si tratta della possibilita' di commettere crimini, di prostituirsi, di spacciare droga e di tutte quelle cose che degradano tale classe e la ancorano maggiormente ad un destino perennemente immutabile.

Il racconto e' ambientato in una Londra postatomica, metropoli di Pista Uno, regione del superstato dell'Oceania. Il protagonista e' Winston Smith, membro del Partito Esterno e impiegato del Ministero della Verita' (Miniver), che nell'organizzazione dell'Oceania si occupa dell'informazione, delle arti e dell'istruzione. Egli lavora nell'Archivio del Miniver, e la sua mansione e' di contraffare delle vecchie notizie secondo le direttive del Partito, in modo da renderle coerenti con i dati odierni. Le indicazioni gli arrivano dentro un cilindretto dal tubo pneumatico di cui e' dotata la stanza dove lavora (cubicolo). Il cubicolo e' anche dotato di una feritoia dove gli arrivano i numeri dei giornali da modificare, e del buco della memoria ovvero l'apertura dove vanno a finire tutti ritagli che nessuno mai dovra' ricordare. Un altro strumento fondamentale per il lavoro di Winston e' il parlascrivi, ovvero lo strumento che Winston usa per generare le notizie corrette.

Il Miniver e' uno dei ministeri su cui si fonda l'apparato governativo del superstato. Gli altri organi sono il Ministero della Pace (Minipax) - che si occupa della guerra, il Ministero dell'Amore (Miniamor) - che tratta la legge e l'ordine pubblico - e il Ministero dell'Abbondanza (Miniabb) - che concerne gli affari economici.

La metropoli e' tempestata di gigantografie che ritraggono il Grande Fratello e riportano la dicitura:

Big Brother is watching you (il Grande Fratello vi guarda)

Il concetto alla base del Socing, e' il controllo della realta' (bipensiero) secondo cui il Partito fa uso di una forma consapevole di inganno, fermo a tal punto da apparire come pura sincerita'. Tale atteggiamento e' necessario per poter manipolare il passato allo scopo di salvaguardare l'infallibilita' del Partito. Un altro aspetto piu' sottile, invece, per cui e' necessario alterare il passato e' quello di privare i cittadini (inclusi anche i membri del Partito) di appigli con il passato che potrebbero render loro insopportabili degli avvenimenti presenti.

Gli alloggi dei membri del Partito Interno e del Partito Esterno sono dotati di teleschermi che diffondono costantemente gli slogan del Partito, spiano costantemente gli inquilini e all'occorrenza li richiamano imponendo la disciplina del Partito. Nell'Oceania descritta da Orwell manca la carta per scrivere e le penne che possono essere una vera e propria mina per il bipensiero. Alla popolazione e' costantemente somministrata una dose di notizie false, diffuse attraverso la stampa e i teleschermi, dopo una minuziosa manipolazione che non consente ad alcun cittadino di poter affermare l'inattendibilita' delle notizie.

Le persone che sfuggono a questo tipo di controllo, attraverso sapienti deformazioni di determinate informazioni, vengono definitivamente eliminate dalla societa', come se non fossero mai esistite (vaporizzate). I bambini vengono addestrati per essere fedeli al Partito sin dalla nascita e il loro ruolo e' fondamentale per rintracciare tra la popolazione quelle persone (psicocriminali) che non si conformano al bipensiero e, cosi' facendo, commettono reato (psicoreato).

I bambini sono frutto di matrimoni e di rapporti sessuali privi di piacere, ma solo finalizzati alla procreazione (insemart). Tra i membri del Partito ogni altro rapporto sessuale non e' ammesso. Anche gli individualismi non sono ammessi. Un simile atteggiamento puo' essere un elemento di sospetto che pone il cittadino sotto una stretta sorveglianza della Psicopolizia.

Un altro aspetto molto importante per rafforzare il potere del Partito e' la lingua. Il linguaggio usato prima della Rivoluzione (Archelingua), e' stato soppiantato dalla Neolingua. La Neolingua aveva subito nel tempo un mutamento. Ciascuna versione veniva presentata attraverso una diversa edizione del Dizionario della Neolingua. Lo scopo di una nuova edizione era quello di ridurre quanto piu' possibile i termini ammissibili per esprimersi, e cosi' facendo ridurre al minimo la sfera di azione del pensiero dei cittadini.

Winston vive solo negli Appartamenti Vittoria dopo essersi separato dalla moglie Katherine, perfetta ortodossa del bipensiero (buonpensante). Dalla sua quotidianita' emerge una coscienza di opposizione al Partito. E da questa presa di coscienza che si procura della carta vellutata, insieme a un pennino e una boccetta di inchiostro, da un negozio nel quartiere dei prolet, e comincia a scriverci sopra le proprie idee. Successivamente inizia a frequentare di nascosto il quartiere dei prolet alla ricerca di persone nate prima della Rivoluzione per trovare elementi di un passato, ormai per la quasi totalita' dimenticato.

Anche il Bar del Castagno e' un luogo cruciale per Winston. Un locale che non e' vietato frequentare, ma che non e' visto di buon occhio. Ci vanno gli artisti e, si dice, i traditori. Winston ricorda di aver incontrato un pomeriggio al Bar del Castagno tre dei grandi protagonisti della Rivoluzione ovvero Jones, Aaronson e Rutherford, dopo essere stati rilasciati a seguito dell'ammissione dei tradimenti perpretati nei confronti del Partito, e prima di essere nuovamente arrestati con nuove accuse di tradimento, ed essere cosi' definitivamente giustiziati.

Winston aveva notato i segni delle percosse e letto nei loro volti l'amarezza che trovo' una definitiva spiegazione anni dopo. Quando si trovava nel suo cubicolo al Miniver e la posta pneumatica recapito' sulla sua scrivania un rotolo che conteneva un ritaglio di un numero del Times da contraffare che riportava una foto di Jones, Aaronson e Rutherford il giorno di San Giovanni di qualche anno prima, ad una manifestazione del Partito a New York. La stessa data in cui i tre confessarono di essere stati in Siberia e - evidentemente, sotto la pressione del Partito - di aver trasmesso delle informazioni sensibili ai nemici dell'Eurasia.

In quanto membro del Partito Esterno, Winston e' tenuto a partecipare ai periodici appuntamenti (Due Minuti d'Odio) in cui i membri del Partito si riuniscono per accrescere la loro fede. Durante i Due Minuti d'Odio viene mostrato sui teleschermi il volto di Goldstein, capo della Confraternita ovvero l'organizzazione che risaputamente cospira nella societa' contro il Partito, che si pronuncia contro il Partito. Cosi' facendo il Partito causa nei partecipanti un'ira tale che hanno tutto il diritto di esternare, urlando e sbraitando contro Goldstein e osannando il Grande Fratello.

Winston, invece, man mano matura sempre con maggior convinzione l'idea che O'Brien - membro del Partito Interno che presidia sempre quel genere di situazioni - e' anch'egli un membro della Confraternita.

Girovagando per le strade del quartiere dei prolet, il protagonista comincia ad accorgersi maggiormente di Julia. Dopo quelle volte in cui l'aveva notata nei Due Minuti d'Odio e nei corridoi del Reparto finzione del Miniver dove lavora, incontra la giovane donna nelle vie del quartiere dei prolet e di primo acchito Winston teme essere vittima dello spionaggio del Partito. Le sue sensazioni invece vengono smentite quando Julia si dichiara sua innamorata. Da frequentazioni clandestine sempre piu' copiose i due prendono coscienza di una profonda avversione al Partito. Intanto i loro incontri si materializzano occasionalmente nel retrobottega del signor Charrington (il rigattiere da cui Winston compro' i fogli di carta su cui comincio' a scrivere i suoi pensieri riguardo al Partito).

Con il tempo, Winston e Julia cominciano a condividere sempre in maniera piu' convinta l'idea che O'Brien e' un cospiratore. In particolare, Winston se ne convince quando lo incontra nei corridoi del Miniver. O'Brien ha modo di fargli i complimenti per l'uso elegante della Neolingua quando scrive gli articoli sul Times, non sottraendosi pero' di rimarcargli che fa uso di termini prossimi ad essere obsoleti. La Nona Edizione del Dizionario della Neolingua, infatti, sta per essere sostituiuta dalla Decima Edizione. Non essendo ancora stata pubblicata e avendone una copia a casa, O'Brien lo invita a passare per ritirarla quando vuole. Dal breve incontro e dall'indirizzo di casa che O'Brien gli ha lasciato, Winston si persuade che O'Brien e' realmente contro il regime.

E' cosi' che Winston va a trovare O'Brien, assieme a Julia. Rivela che loro sono nemici del Partito. O'Brien accoglie la loro sovversivita', assecondando il loro presentimento. E, quindi, presentandosi come un fautore della attivita' della Confraternita. Conferma l'esistenza di Emmanuel Goldsetein e della Confraternita. Infine, appura quanto Winston e Julia siano disposti a cospirare. A seguito di questo incontro Winston riceve il libro, ovvero il testo clandestino scritto da Goldstein che descrive la 'teoria e la prassi del collettivismo oligarchico'.

Il libro e' strutturato verosimilmente in tre capitoli, ciascuno corrispondente ad una delle strofe che compongono lo slogan del Partito:

La guerra e' pace
La liberta' e' schiavitu'
L'ignoranza e' forza

Winston legge il libro nel rifugio segreto dove si incontra furtivamente con Julia di tanto in tanto. Manca solo da leggere l'ultima parte del libro, in cui viene chiaramente spiegato il perche' della conquista del potere da parte del Partito, quando gli uomini della Psicopolizia, che fanno capo al signor Charrington e che da tempo spiavano la coppia da un teleschermo nascosto dentro la stanza, irrompono e li arrestano.

Inizia un lungo calvario di prigonia del protagonista che ha apice nella resa. Nelle mani di O'Brien, Winston e' un soggetto da convertire al bipensiero, 'un'imperfezione nel sistema', 'una macchia che va cancellata'.

E' O'Brien stesso che ripercorre ogni aspetto privato della vita di Winston, ricostruito con una minuziosita' che suscita inquietudine, e lo contrasta punto per punto, con convinzione e perseveranza uniti alle sevizie, che culminano nella stanza 101, la stanza dove c'e' la peggiore cosa del mondo. La peggiore cosa del mondo e' chiaramente soggettiva e per Winston si tratta di una maschera metallica, pronunciata anteriormente dalla presenza di una gabbia dentro cui si trovano dei topi. Quei topi grossi che proliferano nel quartiere dei prolet e che la sola vista a Winston causa malesseri.

Nella stanza 101 Winston cede completamente e tradisce Julia in un modo che a tratti sembra vile e a tratti sembra fuori da ogni controllo umanamente concepibile. Ma il tradimento e' consumato.

Winston descritto nel Bar del Castagno, una volta liberato e in attesa che lo sparino alla nuca, e' ciascuno dei tre personaggi che lui aveva osservato anni prima nello stesso posto. E durante questa attesa c'e' anche il tempo di un incontro tanto malinconico quanto vero con Julia:

<<Ti ho tradito>> disse Winston.

Gli rivolse un'altra occhiata piena di disgusto.

<<A volte>> disse Julia, <<minacciano di farti delle cose.. cose a cui non puoi resistere, cose che non vuoi nemmeno immaginare, e allora dici: 'Non fatelo a me, fatelo a qualcun altro, fategli questo e quello'. E dopo puoi anche pensare che era solo un trucco per farli smettere, che fingevi, ma non e' vero. Quando, succede fai sul serio, pensi che se vuoi salvarti non c'e' altro da fare e sei prontissima per ottenere in questo modo il tuo scopo. Desideri
veramente che lo facciano all'altro. Te ne infischi della sua sofferenza. Badi solo a te stessa.>>

<<Badi solo a te stesso>> fece eco Winston.

<<Dopo, i tuoi sentimenti verso quell'altra persona non sono piu' gli stessi.>>

<<No>> rispose lui, <<non sono piu' gli stessi.>>

Il romanzo termina con l'apparente conformarsi di Winston al sistema:

Due lacrime maleodoranti di gin gli sgocciolarono ai lati del naso. Ma tutto era a posto adesso, tutto era a posto, la lotta era finita. Era riuscito a trionfare su se stesso. Ora amava il Grande Fratello.

Ma ci sono aspetti che lasciano spazi a intepretazoni diverse. E forse anche questo da' ancora di piu' spessore a questo testo. Winston all'inizio scrive sul suo diario che 'la liberta' e' la liberta di dire che due piu' due fa quattro'. Durante la sua prigionia di Winston, O'Brien ritorna su quanto aveva scritto e prova ad infondergli il concetto alla base del bipensiero secondo cui se il Partito lo vuole, due piu' due puo' fare tre o quattro o cinque o una combinazione contemporanea di questi valori. Seduto ad un tavolo del Partito, Winston scrive con le dita sul tavolo ricoperto di polvere:

2 + 2 = 5

Ma a lungo, sulle versioni inglesi del romanzo, il '5' non fu mai riportato, lasciando spazio ad un'interpretazione - e sicuramente meno distopica - del tutto differente al messaggio dell'intero libro.

Altre osservazioni ancora possono essere fatte in merito alla traduzione dell'opera. La piu' notevole delle quali e' sicuramente l'appellativo usato tra i membri del Partito per identificarsi. Nel testo originale i membri del Partito si riferiscono con il termine 'comrade'. Nella versione italiana il termine e' stato tradotto come 'compagno'. Qualcuno avrebbe preferito tradurlo in 'camerata'. Questo potrebbe essere anche un punto di discussione che emerge, ma e' piu' inerente all'ideologia dello scrittore che altro. Non deve quindi, a mio parere, indurre a pensare questo testo come un monito esclusivo alle dittature comuniste.

Molti sono stati i pensieri che ho associato al racconto man mano che le pagine volavano via. Tra tutti, l'esistenza di un potere che riesce a veicolare la societa' e l'importanza dell'individualismo. Si tratta naturalmente di aspetti che trovano una connotazione nella nostra epoca. E sono questi che rendono il romanzo terribilmente attuale e attribuiscono a Orwell la mia totale ammirazione.

Non dubito che in molti non vedono in tale romanzo null'altro che un racconto di fantasia o che ha al piu' delle mere corrispondenze con qualcosa che appartiene ad un passato che ormai e' solo passato, ma oggi la traiettoria che seguiamo nel tempo suscita spesso dubbi che venga tracciata a priori da potenti meccanismi e che gli uomini siano ridotti ad una semplice comparsa atta a giustificare i fatti. L'informazione, il consumismo, le guerre, l'omofobia, le malattie sembrano modellate sapientemente per imporre alla popolazione un percorso segnato.

Ma da queste considerazioni si possono anche cogliere due differenze sostanziali tra il romanzo e la realta'. La prima e' che il romanzo astrae diversi problemi intrinseci all'imposizione di percorsi obbligati, che rendono immutabile il destino dell'uomo. Mentre nella realta' non si puo' invece essere cosi' lungimiranti da poter escludere fattori imprevisti che possono essere fatali per l'esistenza della specie. Un esempio su tutti e' la spinta che si sta esercitando su di noi affinche' possiamo abbracciare l'energia nucleare. Laddove i disastri nucleari degli ultimi decenni ci fanno capire quanto incapace l'uomo puo' essere dinnanzi a essi. La seconda e' invece che la delicatezza (contrapposta al sistematico controllo del pensiero del romanzo) usata da chi ci vuole come comparse della storia, ci permette di poter destare le nostre coscienze e realmente ritornare ad essere i protagonisti della nostra storia.

Cio' si ricollega all'importanza dell'individualismo che e' splendidamente fotografato all'interno del romanzo. Oggi le mode, l'apparenza, la crisi di valori tendono a massificare gli uomini. A privarli di una propria personalita'. Ed proprio questo che rende particolarmente semplice che la storia si conformi ad un cammino segnato. La capacita' di ritrovare la propria dimensione e' alla base della riattribuzione del ruolo di protagonista all'uomo, quale attore della storia.

Frasi


  • p. 31: "Ebbe l'impressione di aver mosso il passo decisivo solo ora, ora che aveva cominciato a dare una forma scritta ai suoi pensieri."
  • p. 33: "Il ricordo di sua madre gli straziava il cuore, perche' sapeva che era morta amandolo, quando lui era troppo piccolo ed egoista per amarla a sua volta.."
  • p. 53: "..era di un'ortodossia maligna, come sanno esserlo soltanto gli intellettuali."
  • p. 58: "Particolarmente terrificante era il fatto che risultava quasi impossibile distinguere alcunche' nel torrente di parole che gli usciva dalla bocca."
  • p. 75: "Finche' non diverranno coscienti della loro forza, non si ribelleranno e, finche' non si ribelleranno, non diverranno coscienti della loro forza."
  • p. 84: "Forse, a ben pensarci, un pazzo non era che una minoranza formata da una sola persona."
  • p. 107: "Lo colpi' il pensiero che nei momenti di crisi non si combatte tanto contro un nemico esterno, quanto contro il proprio corpo."
  • p. 163: "L'incapacita' di comprendere salvaguardava la loro integrita' mentale. Ingoiavano tutto, senza batter ciglio, e cio' che ingoiavano non le faceva soffrire perche' non lasciava traccia alcuna, allo stesso modo in cui un chicco di grano passa indigerito attraverso il corpo di un uccello."
  • p. 173: "I prolet non si erano inariditi, erano rimasti umani, conservando quelle emozioni ancestrali che lui aveva dovuto riapprendereda capo, mediante uno sforzo cosciente."
  • p. 174: "Confessare non e' tradire. Non importa quello che dici o non dici, cio' che conta sono i sentimenti. Se riuscissero a fare in modo che io non ti ami piu'.. quello sarebbe tradire."
  • p. 197: "Era pero' altrettanto chiaro che un incremento generalizzato del benessere avrebbe avuto come effetto indesiderato la distruzione di una societa' organizzata gerarchicamente."
  • p. 198: "Era possibile, naturalmente, immaginare una societa' in cui la ricchezza, intesa come possesso di beni personali e di lusso, venisse distribuita equamente, nel mentre il potere restava nelle mani di una minuscola casta privilegiata, ma nella pratica una societa' del genere non avrebbe mai potuto rimanere stabile. Se, infatti, il benessere e la sicurezza fossero divenuti un bene comune, la massima parte delle persone che di norma sono come immobilizzate dalla poverta' si sarebbero alfabetizzate, apprendendo cosi' a pensare autonomamente; e una volta che questo fosse successo, avrebbero capito prima o poi che la minoranza privilegiata non aveva alcuna funzione e l'avrebbero spazzata via."
  • p. 207: "Il libro lo affascinava o, per dir meglio, lo rassicurava. In un certo senso non gli raccontava nulla di nuovo, ma proprio questo costituiva parte della sua attrattiva. Diceva quelle cose che avrebbe scritto lui se fosse stato capace di riordinare i frammenti dei sui pensieri."
  • p. 239: "Da quei capelli sporchi e arruffati si diffuse una sorta di calore intellettuale, la gioia del pedante che ha scoperto qualche inutile minuzia."
  • p. 263: "La sua voce aveva assunto toni quasi estatici. Il volto irradiava ancora l'esaltazione, l'entusiasmo del folle. Non stava fingendo, penso' Winston, non e' un ipocrita, crede veramente in tutto quello che dice."
  • p. 269: "..che l'umanita' poteva scegliere tra la liberta' e la felicita', e che la maggior parte degli uomini preferiva la felicita'.."
  • p. 273: "Potere vuol dire ridurre la mente altrui che poi rimetteremo insieme nella forma che piu' ci parra' opportuna."
  • p. 283: "Non vi era atto fisico o parola pronunciata ad alta voce che non avessero rilevato, ne' ragionamento a cui non fossero stati capaci di giungere per deduzione. Avevano rimesso accuratamente a posto perfino i granelli di polvere biancastra sulla copertina del suo diario."
  • p. 285: "Tutte le cose che accadono sono contenute nella mente e accade veramente solo cio' che e' nella mente di tutti."

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