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West End di Londra e dintorni

sabato 25 giugno 2011

Ho appena assaporato la vita di questa magnifica metropoli e mi e' bastato per innamorarmene. Tutto e' iniziato per scherzo, acquistando senza pensarci dei biglietti a prezzo stracciato di una compagnia low cost. Me ne ero quasi dimenticato, quando siamo arrivati quasi sotto la data di partenza e c'era da organizzare totalmente questa breve visita a Londra.

Londra c'e' stata sempre nei pensieri riguardo le mete da visitare. Ma sono pressocche' sicuro che c'e' una logica inconscia che mi ha spinto ad accettare, pianificare e gustare una gita in questa metropoli. Alla fine sono sempre piu' convinto che tutto cio' che ci succede e' collegato da un anello ad una o piu' cose che ci sono successe o che ci succederanno. Il romanzo 1984 di George Orwell, ambientato in una Londra immaginaria del 1984 e che ho finito di leggere non molto tempo fa, puo' essere l'elemento direttamente collegato a questo viaggio.

Ed e' per questo che durante gli ultimi giorni prima della partenza sentivo una eccitazione particolare che e' sfociata in un abbraccio totale con questa citta'. E alla luce di cio' che e' stato, una sensazione di fascino si trascina e tuttora mi pervade.

Gia' l'arrivo notturno dentro Londra con il coach della Terravision che dall'aeroporto di Stansted porta a Victoria Station, ha regalato non poche emozioni e stupore per le diversita' che immediatamente si colgono. I blackcab, i doubledecker e la guida del tutto simmetrica rispetto alla nostra. Il Thames (Tamigi) lungo i cui margini si possono ammirare sotto un'esplosione di luci il London Eye, l'ex Millennium Dome e il Gherkin. Gia' veniva la voglia di non trovare la via dell'albergo e stare a zonzo dentro Londra nonostante la tarda ora.

Purtroppo e' stato fin troppo facile trovare l'albergo e a questa delusione si e' sommata quella di una camera che poi abbiamo capito essere pienamente nei canoni di un qualsiasi hotel tra le due e le quattro stelle a Londra.

All'indomani, dopo una ricca colazione all'inglese, ci siamo apprestati ad andare in tutta fretta alla vicina fermata della metro dove dovevamo incontrare l'amica con cui avremmo condiviso la nostra giornata londinese. Peccato che solo sul posto abbiamo scoperto che il nostro leggero ritardo era in realta' un largo anticipo visto che il fuso orario britannico e' un'ora indietro rispetto a quello dell'occidente europeo e i nostri orologi avevano ancora il fuso orario italiano impostato. Poco male visto che avremmo avuto un'ora in piu' da dedicare al nostro tour.

Prima meta Green Park e Buckingham Palace. La guardia con il cappello pennuto e la bella facciata del palazzo reale, ma nulla piu'. Non essendoci sembrato il caso di aspettare le 11 e 30 per assistere il cambio della guardia, il tour e' proseguito tutti assieme attraverso St James Park costeggiando il grazioso laghetto dove di possono fare piacevoli incontri, quali tenerissimi scoiattoli e sontuosi pellicani.

Alla fine di King Charles St, dopo esser passati davanti alla statua di Winston Chuchill, ci siamo trovati sulla nostra destra lo spettacolo del Big Ben, che e' piu' formalmente chiamata Clock Tower (Torre dell'Orologio). La torre fa parte dell'imponente Palace of Westminster, noto anche come Houses of Parliament, visto che al loro interno si trovano le due Camere del Parlamento del Regno Unito, ovvero la Camera dei Lord e la Camera dei Comuni. Sarebbe stato possibile fare una visita all'interno e magari assistere a una seduta di ciascuna delle due Camere, ma ci sarebbe servito un po' di tempo in piu'.

Come un po' di tempo in piu' ci sarebbe servito per visitare l'interno della Westminster Abbey (Abbazia di Westminster) che si trova dal lato della strada opposto alla St Stephen Entrance della Camera dei Comuni.

Cosi' la nostra visita e' proseguita verso Trafalgar Square, attraversando Parliament St e l'ampio viale di Whitehall dove hanno sede numerosi palazzi governativi e luoghi passati alla storia. Trafalgar Sqare e' quella che viene riconosciuta come la piazza centrale di Londra. La piazza e' stata ristrutturata nell'ultimo decennio e le e' stato restituito il prestigio che si merita.

Questa piazza prende il nome dalla battaglia al largo del Capo di Trafalgar, in Spagna, dove gli Inglesi sconfissero Napoleone. I Britannici erano allora guidati dall'Ammiraglio Horatio Nelson, ed e' per questo che al centro della piazza e' posizionata la Nelson's Column. Nella piazza sono anche posizionati anche quattro plinti, tre dei quali sormontati da statue di personalita' di spicco. L'ultimo plinto e' destinato al Fourth Plinth Project. In pratica, viene destinato a opere d'arte contemporanea che anno dopo anno si susseguono. Quest'anno sul plinto abbiamo trovato un'enorme bottiglia di vetro trasparente al cui interno c'era la nave di Nelson.

Ma Trafalguar Square e' una tappa importante soprattutto perche' su di essa si affaccia la sede della celeberrima National Gallery.

Tutto il tempo che abbiamo risparmiato finora era per investirlo in questa splendida galleria dal valore inestimabile per le migliaia di dipinti appartenenti ad artisti che hanno dato lustro a secoli e secoli di storia. Il museo risale agli inizi del 1800. Ma solo nel 1838 fu trasferito nell'attuale sede di Trafalgar Square. Conta decine di sale, raggruppate in quattro aree in base all'epoca a cui risalgono i dipinti:


  • Dal XIII al XV secolo. In questa area (Sainsbury Wing) sono esposti i dipinti a olio appartenenti a grandi artisti del medioevo come Duccio, Mantegna, Uccello, Botticelli e Bellini.

  • XVI secolo. Qui sono raggruppati opere di grandi artisti del Rinascimento come Leonardo Da Vinci, Tiziano, Raffaello e Michelangelo.

  • XVII secolo. Le opere di questa epoca presenti nel museo contano dipinti di Rembrandt, Caravaggio, Vermeer e Velasquez.

  • Dal XVIII all'inizio del XX secolo. Nelle sale riservate a questa epoca si possono ammirare opere di Monet, Gauguin, Goya, Turner, Degas, Cezanne e Van Gogh.

Naturalmente c'e' stato solo da scegliere le aree da visitare. E di comune accordo ci siamo focalizzati sui dipinti piu' recenti, dal XVII secolo in poi (North Wing e East Wing). Non e' possibile trasmettere l'emozione che si prova davanti al Sunflowers e alla Sedia di Vincent di Van Gogh. E' stato anche molto sensazionale ammirare le opere dei sommi esponenti dell'impressionismo, come Bathers at La Grenouillere e Lo stagno delle ninfee di Monet, An old woman with a rosary di Cezanne e Gli ombrelli di Renoir. Ripercorrendo le varie epoche artistiche a ritroso negli anni, ci siamo soffermati parecchio ad osservare Une baignade a Asnieres, fantastico esempio puntinista di Seurat, e lo stile paesaggista del La valorosa Temeraire di Turner, risalente al periodo romantico.

Del XVII secolo i quadri che meglio mi sono rimasti in mente sono stati Cena in Emmaus di Caravaggio, e le opere dei massimi esponenti della pittura olandese di quest'epoca, ovvero i dipinti di Rembrandt - la visita del cui museo mi sono colpevolmente perso durante il mio viaggio ad Amsterdam, e A young woman standing at a virginal e la sua variante seduta, di Vermeer. Ma, forse influenzato dalla mia recente visita al museo di Picasso a Barcellona, l'opera che in assoluto ha completamente rubato la mia ragionevolezza e' stata The Rokeby Venus (nota anche come Venere e Cupido) di Velasquez.

Il pensiero che non ci sarebbe stato un altro giorno alla National Gallery nel futuro immediato, mi spingeva a rimanere a girare per le stanze del museo. Ma effettivamente ha poco senso ripercorrere un cosi' elevato numero di opere tutte insieme. Sarebbe un inutile tentativo di incamerare sensazioni che si sedimentano. Dove un'emozione piu' nuova sbiadisce quelle piu' vecchie. Con rischio molto probabile di arrivare al punto di saziare il cuore e renderlo incapace di apprezzare il messaggio dell'arte insita nei dipinti, e cosi' facendo di trasmettere le emozioni che il visitatore predisposto normalmente percepisce. E cosi' decido che e' piu' saggio proseguire il nostro viaggio.

All'uscita della National Gallery ci siamo trovati sulla nostra sinistra la chiesa di St Martin-in-the-Fields. Mi e' venuta cosi' in mente la famosa filastrocca inglese per bambini che cita le campane di San Martino:

Oranges and lemons,
Say the bells of St. Clement's.

You owe me five farthings,
Say the bells of St. Martin's.

When will you pay me?
Say the bells of Old Bailey.

When I grow rich,
Say the bells of Shoreditch.

When will that be?
Say the bells of Stepney.

I do not know,
Says the great bell of Bow.

Here comes a candle to light you to bed,
And here comes a chopper to chop off your head.

Tale filastrocca e' richiamata nel romanzo 1984 di Orwell. Sono riuscito, quindi, a ricostruire con notevole soddisfazione personale che, nel romanzo, la pinacoteca accanto alla chiesa di St Martin-in-the-Fields altro non e' che la National Gallery e che Piazza Vittoria e' in realta' Trafalgar Square.

Continuando su St Martin's St arriviamo nei pressi di Leicester Square, dove siamo riusciti a combinare un incontro insperato con un mio carissimo amico argentino, Juan Stoppa. Visti i tempi ristretti e l'ora di pranzo incombente, non c'e' stato nulla di meglio che dialogare attorno ad un tavolo di un Pret, gustando dei sandwich e una bibita, come molti lavoratori londinesi usualmente fanno durante la loro pausa pranzo. Anche incontrarsi solo un'ora, e' stato semplicemente bello e mi ha fatto riflettere che per mantenere un'amicizia basta poco.

Dopo questo spuntino, decidiamo di andare a Piccadilly Circus. Mi vergogno un po' a dirlo, ma per giungervi abbiamo ancora una volta ricorso alla nostra Oyster Card e alla metropolitana. Da questa piazza circolare (da cui 'Circus') non sono rimasto molto impressionato dalla statua in bronzo dell'Angelo della Carita', che vige al centro. Difatti, sono forse le luci dei display elettronici sui palazzi ai bordi della piazza che rendono particolare questo angolo di Londra. E proprio per questo che, vista l'ora, oltre al groviglio di giovani persone, nulla ci ha particolarmente toccato di questo posto.

Risalendo Regent St, arriviamo in un posto tanto sospirato dalle mie compagne di viaggio. Si tratta di Carnaby St, per delle giuste e rilassanti visite nei negozi che costellano questa via. E non mi e' dispiaciuto affatto immergermi un po' dentro le tendenze del costume londinese. Non solo evincendole dalle vetrine e dagli scaffali di negozi come David e Goliath che vendono l'humor inglese stampato sulle t-shirt da far indossare a quella gente che si vede bene a comunicare la propria simpatia anche attraverso il proprio modo di vestire. Ma anche osservando fenomeni che inizialmente sono stati proposti come rivoluzionari per questa metropoli e che oggi magari sono gia' ben assimilati nella vita di tutti i giorni. Per noi visitatori di un giorno, invece, e' tutto sorprendente. E un vago presentimento lascia immaginare la diffusione di queste tendenze in tante altre parti del mondo, non senza provare un brivido al solo pensiero.

Ci addentriamo quindi nel Soho, il quartiere di Londra il cui nome deriva dal verso con cui i cani venivano incitati quando questa zona era la tenuta da caccia prediletta dei Tudor. Oggi e' la zona simbolo dell'omosessualita' a Londra, e la strada principale che abbiamo attraversato e' ricca di locali a luci rosse. Ecco che ci siamo scatenati in una serie di foto divertenti a testimonianza della notevole curiosita' che questo posto suscita.

Alternando queste piacevoli passeggiate con delle altrettanto piacevoli pause caffe', attraversiamo Chinatown che e' sostanzialmente un ritaglio di cultura cinese dentro Londra, con i suoi colori e il suo rigoglio commerciale, in questo periodo ulteriormente imbandita di bandierine e gigantografie a riconoscimento del recente matrimonio del principe William e della principessa Kate.

E' la volta di Covent Garden. La zona che, a dispetto della vitalita' che oggi contraddistingue le sue vie e l'omonima piazza dentro cui e' collocato il Covent Garden Market, si chiama cosi' proprio perche' era la sede di un convento. Dalla stazione della metro, percorrendo James St per un breve tratto, si arriva nella piazza al cui interno c'e' il mercato coperto. Arrivare in piazza in orari critici, come il tardo pomeriggio, puo' essere problematico. Infatti, si finisce per essere risucchiati dall'attenzione delle varie boutique, dalle bancarelle e soprattutto dai busker che eseguono le performance piu' impensabili. Intorno alla piazza c'e' la St Paul's Church che non siamo entrati a vedere all'interno ma il cui spazio antistante e' teatro di spettacoli di strada che attraggono spesso folle inaspettate.

Dalla fermata della metro di Covent Garden ci spostiamo per un'altra tappa di shopping ai negozi Harrods di proprieta' di Mohamed Al Fayed, famoso per essere il padre di Dodi, compagno della principessa Diana, entrambi morti in un incidente automobilistico a Parigi. I magazzini Harrods sono oramai diventati uno dei luogi di Londra da vedere. Io ne avrei personalmente fatto a meno, ma poi alla fine anche uscendo da questo posto mi sono potuto portare dietro dei ricordi - alcuni carini, altri che mi hanno lasciato un po' costernato - di questa giornata. Ad esempio, l'impressionante la fila di blackcab che accompagnano le signore della ricca borghesia londinese per un pomeriggio di shopping e il maggiordomo dentro ai bagni del centro commerciale che presta attenzione a quando il cliente vuole lavarsi le mani ed ha cura di versandogli il sapone.

Ci spostiamo quindi nella City, detto anche Mile Square (Miglio Quadrato), che e' l'area che i romani delimitarono da mura quando fondarono questa citta'. Nella City era nostra intenzione visitare Tower of London (Torre di Londra), che altro non e' che un castello che sorge lungo il Thames. E' gia' sera e, a nostro malincuore, le visite sono gia' chiuse. Ma sara' sicuramente tra i primi posti da visitare quando ritornero' a Londra. Tutto cio' che abbiamo potuto fare e' girare intorno alle mura e leggere quanto la nostra Lonely Planet riporta su questo posto.

Dopo la magnifica vista del Tower Bridge dal lato della Bank, attraversiamo il ponte per spostarci nel quartiere Southbank. Una bella passeggiata lungo la Queen's Walk, attraverso le modernissime costruzioni, da una parte, e la splendida vista sul Thames, dall'altra. In particolare, lungo il fiume abbiamo potuto ammirare l'incrociatore HMS Belfast, oramai da lungo tempo attraccata in questa zona del fiume e oramai dedicata soltanto alle visite turistiche. L'incrociatore ha fatto parte della Royal Navy ed ha preso parte a numerose e gloriose battaglie della seconda guerra mondiale, come lo sbarco in Normandia.

Prendiamo la metro alla stazione London Bridge per ritornare nel Covent Garden, il posto prescelto per la nostra cena a base di carne in un locale molto carino, pieno di londinesi che chiudono la giornata lavorativa in un ambiente anche a noi sembrato molto socievole e disinvolto.

E' l'ora dei saluti. Ci separiamo mestamente dalla nostra guida londinese, non senza un pizzico di malinconia, ma con tanta gioia per aver vissuto una gita veramente speciale. Decidiamo per questo di farci un'altra Tennent's in un tipico pub nei pressi del Piccadilly Circus. E' un'atmosfera bellissima e la nostra birra da' un sapore di avventura ai freschi ricordi della giornata appena trascorsa. Un ultimo sprazzo di opposizione al tempo che ci porta via da Londra, ci permette di assistere Piccadilly Circus nella luminosita' dei suoi storici display elettronici. Qualche foto. Ma l'underground sta per chiudere e non abbiamo altra scelta.

Un'altra Spagna

lunedì 05 ottobre 2009

L'altra settimana a Firenze ho conosciuto Nacho, uno studente barcellonese venuto in Italia per completare i suoi studi. Ho colto al volo l'occasione per dirgli che avevo da poco fatto una bellissima esperienza di qualche ora a Bilbao. Ha mostrato subito entusiasmo per questo e, quasi che ancora non l'avessi vista, ha cominciato a spiegarmi che il fascino di Bilbao e' la sua completa diversita' dalle altre citta' spagnole.

Bilbao sorge tra i piedi dei Pirenei e il golfo di Biscaglia, l'omonima provincia della Spagna di cui e' capoluogo. La vicinanza dell'Atlantico e' la causa di un clima spesso piovoso e comunque umido in generale. Ed e' anche la causa della principale diversita' del territorio intorno a Bilbao con il resto della Spagna, tipicamente arso e scarno di vegetazione(*).

Noi, fortunatamente, arrivati con un volo da Madrid in un orario centrale della giornata, abbiamo trovato un clima poco nuvoloso che era comunque invitante per una breve escursione nella citta'.

A venti chilometri dall'aeroporto, ben collegata con il centro da numerosi ed economici(**) autobus, c'e' il centro della citta'.

Il biglietto di ingresso e' il ponte sul Nervion. Da cui e' possibile scorgere sulla destra, il Guggenheim. Ecco che in un battibaleno ci siamo precipitati fuori dal'autobus per andarlo a vedere da vicino. Una struttura ultramoderna (rivestita interamente in titanio) e faraonica, che tuttavia non deturpa visivamente il paesaggio fluviale, anzi ne evidenzia i contorni, rendendo un tutt'uno che difficilmente si puo' tralasciare dal soffermarsi almeno qualche minuto (anche per chi ha i minuti contati, come noi! :-P).

Per quanto si tratti di arte contemporanea, il museo offre una quantita' di opere ragguardevole. E poi, soffermandosi in giro per le varie stanze, non puo' non essere percepito il messaggio che trasmettono anche opere che all'apparenza potrebbero sembrare 'cose senza senso'. Magari il messaggio e' circoscritto ai nostri tempi, ma e' non meno importante di gallerie che sfoggiano opere di personaggi storici affermati visto che, anche se non lo sentiamo del tutto, la nostra epoca e' ricca di eventi che scriveranno la storia per chi verra' dopo di noi. Il muro di Berlino, la bomba atomica, il comunismo in Cina, l'America e la CIA: c'e' molto a riguardo e penso che ognuno di noi dovrebbe sforzarsi di ricercare, capire ed essere critico a riguardo. Lo dico perche' purtroppo sono argomenti pesanti - di cui spesso si evita di parlare - e, naturalmente, poco chiari per poter esprimere un giudizio. Ma avere un giudizio anche su questi eventi significa avere una storia dietro le spalle. Condizione necessaria per dare un senso alla propria esistenza.

Un altro aspetto che e' affiorato da questo tour e' il tema della condizione umana ai giorni nostri. Sono rimasto particolarmente colpito a tal proposito da alcune delle opere della collezione 'I want to believe' di Cai Guo-Qiang (che, in sostanza, e' stato l'artista, insieme a Takashi Murakami, sulle cui opere si e' incentrata la stagione artistica del museo). Due su tutte: 'Head on' e 'Reflection - A Gift from Iwaki'. Ma altrettanto suggestiva e' 'Innoportune: stage one', che illustra la sequenza di una piroletta di un'auto da ciascuna delle quali sprizzano fuori dei raggi che stanno ad indicare una esplosione. I critici dicono che il riferimento e' una chiara allusione all'attentato dell'11 settembre.

Anche nel caso delle prime due opere citate si tratta di installazioni. La prima e' un branco di lupi in cui ciascuno dopo una lunga rincorsa e un lungo salto si va a schiantare contro un muro invisibile. Qualcuno ci rimane secco. Gli altri tornano indietro e fanno un nuovo salto e un nuovo schianto. E ogni belva sbatte al 'muro' con una posizione diversa. Non so cosa possa volesse rappresentare l'artista con una simile scena, ma io sono rimasto shockato dalla visione e mi e' venuto in mente subito l'uomo e i suoi limiti insuperabili. Ma sicuramente molto altro si potrebbe aggiungere. La seconda e' il reperto di una gigantesca nave in legno cosparsa di ceramiche, per lo piu' piatti bianchi rotti. Quello che mi ha trasmesso quest'opera e' molto piu' vago. Ma estremamente sensazionale.

Tra le altre opere che ho ammirato con immenso piacere ci sono senz'altro 'Nude' di Amedeo Modigliani e 'Landscape with snow' di Vincent Van Gogh.

Finita la visita veloce a questo 'tempio dell'arte', abbiamo sfruttato le due ore che ci erano rimaste per un'altrettanta rapida visita della citta'. Bilbao e' una cittadina sobria che riesce a far convivere bene l'antico (palazzi ed edifici religiosi) e il moderno (Il Guggenheim ed una modernissima tramvia che attraversa le principali arterie della rete viaria cittadina). A coronamento di cio', c'e' uno spiccato senso del turismo (Ia valorizzazione del fiume, lungo il quale si sviluppano delle attraenti realta' urbane, e la presenza di punti di informazione lungo le vie della citta' su cui si puo' contare in qualsasi momento, in caso di necessita' per il turista).

Dato il poco tempo a disposizione, la 'tortilla de patatas' ce la siamo fatti mettere in mezzo ad uno sfilatino (ci e' entrata con molta difficolta', a dire il vero! :-O) e l'abbiamo mangiata lungo la strada per la fermata dell'autobus! E anche questa e' andata!

Viaggio ad Amsterdam

mercoledì 29 aprile 2009

Ci siamo incontrati a Bruxelles. L'idea di Bruxelles mi aveva affascinato. Mi aveva affascinato la possibilita' di calpestare le strade di un'altra capitale europea.

Ma uguale e con verso contrario e' stata l'intensita' della delusione della trascuratezza urbanistica intorno a Bruxelles. Il grigio delle case e il vecchio che mi stava intorno, e' stato un brutto biglietto da visita. Forse sarebbe stato diverso il giudizio di ognuno di noi alla vista della cattedrale di Saint-Michel. Ma non ho avuto la consapevolezza di cio', ne' la volonta' di oppormi alla decisione di non addentrarci dentro Bruxelles. E cosi' abbiamo tirato dritto fino alla meta.

Man mano che il treno partito da Brussels Zuid risaliva verso nord, il paesaggio diventava piu' armonioso e colorito. Quasi ad indicare che la vacanza si stava per mettere bene.

L'emozione e' culminata con l'arrivo alla stazione centrale di Amsterdam: molto caratteristica (progettata dallo stesso architetto che progetto' il Rjiksmuseum), che giace su un'isolotto artificiale di fronte al porto ('Ij Harbour'). Da li', poche centinaia di metri e abbiamo raggiunto la nostra dimora.

Nulla di meglio per calarsi a pieno nella cultura olandese. Al terzo piano di una tipica costruzione olandese, con una scala in legno che permetteva di accedere al sottotetto dotato di due carinissime stanze da letto matrimoniali, ricavate ciascuna da un abbaino con finestra che si affacciava sulla strada che costeggiava il canale Kluveniers ('Kluveniers Burgwal'). Il canale ci separava dal 'Red light district' (che se non altro per la curiosita', e' una delle mete che ciascun visitatore 'non s'ha da perdere') da una parte, e dalla casa di Rembrandt dall'altra.

In fondo al canale, c'e' una piazza con un castello antichissimo ('De Waag') che oggi ospita un ristorante. Da la' ci si addentra nel cuore del 'Red light district'. Gli Olandesi hanno trovato un modo di creare un business oltre che rendere legale qualcosa che da sempre si fa. Tuttavia, il fatto di sbattersi in vetrina mi fa pensare qualcosa di profondamente squallido e privo di dignita' soprattutto per chi accetta di vendersi in tal modo.

In mezzo alla zona a luci rosse si erge la 'vecchia chiesa' ('Oude kerk'). E da qua non dovrebbe essere difficile cogliere la profonda diversita' che corre tra l'Olanda e il nostro paese.

Dall'altro lato del canale, invece si erge un maestoso campanile ('Zuider kerk'). Molto suggestivo se visto da uno dei ponti che attraversano il Groen Burgwal (parallelo al Kluveniers Burgwal).

Abbiamo girovagato in lungo e in largo queste vie della zona est ('zona antica') del centro di Amsterdam, ricca di testimonianze che hanno fatto di questa citta' gia' a partire dai secoli addietro, sede di un fervore culturale che tutt'oggi si protrae.

Non e' la 'Venezia del Nord'. Amsterdam e' il mare che solca le terre. Venezia è la terra che si insedia nei mari. Ma e' impressionante l'idea dell'uomo che riesce a dirigere le acque con una simil armonia. Dove in una terra sommersa che gli appartiene riesce a trovare lo spazio per una pacifica convivenza con le acque.

Tipicamente, molti turisti sogliono sostare in quei localini noti come 'coffee shop'. La' si possono acquistare dell'erba e del fumo (e derivati - torte, infusi e cosi' via) che in linea di principio non si possono portare fuori, ma vanno consumati all'interno dei locali. L'organizzazione di questi locali prevede che oltre ai suddetti prodotti, solo bibite analcoliche possono essere vendute. E il ragionamento fila: il cocktail 'droga-alcool' potrebbe avere effetti spiacevoli sui consumatori che si potrebbero ripercuotere sul resto della comunità che di fumare e bere non gliene frega proprio (ndr: per andare a bere, ci si deve spostare in uno degli altrettanto numerosi pub).

Anche per questo aspetto, dopo esserci confrontati con della gente del posto, sono venuti fuori alcuni particolari che sottolineano - se non altro - le difficolta' del controllo del mercato delle droghe leggere da parte dello stato (per non parlare delle droghe pesanti, che vengono vendute abusivamente per strada, da extracomunitari che non hanno nulla di piu' proficuo da fare).

Ci siamo spostati fuori dal centro per andare nella zona dei musei, a sud di Amsterdam. Non ci siamo potuti perdere l'esperienza unica di visitare il 'Van Gogh Museum', che ospita la maggiore collezione di quadri del celeberrimo pittore. Tre piani che ospitano alcune centinaia delle opere dell'artista.

Lungo il tragitto siamo passati sull''Amstel' (il fiume che attraversa Amsterdam), ci siamo fermati al 'Bloemenmarkt' ('mercato dei fiori') e siamo passati davanti all''Heinken Brewery'.

Preludio dell'arrivo al Van Gogh Museum e' stata la magnifica vista del Rijksmuseum, per cui abbiamo declinato dal visitare per motivi puramente di tempo: la visita al Van Gogh Museum ci ha piacevolmente portato via tutto il pomeriggio.

Prima di entrare nel museo, non ho potuto dire no alla proposta di una caratteristica seduta in un coffee shop. In questa zona, i coffee shop sembra che siano piu' rari (Ho avuto l'impressione che la zona che ne ospita di più, sia eclusivamente la zona est del centro). Giusto il tempo di bere una bibita fresca e una sigaretta e poi via verso la nostra meta. Lungo la strada siamo passati davanti al Stadsschouwburg (City Theatre).

Uno per uno, ho provato a calarmi nelle varie opere e capire lo stato d'animo del pittore e il messaggio forte trasmesso da ciascuna di esse.

La vita di Van Gogh, ricca di emozioni e di complessita', acquisisce un fascino unico perche' prende forma dall'estrema naturalezza che caratterizza il sommo artista. Ma in me ha anche profuso un sapore agrodolce, uno stridio che tuttora prosegue nel mio intimo, oltre anche l'ammirazione per averci regalato un dono che accresce chiunque lo sfiori.

Un altro posto che si usa visitare quando si va ad Amsterdam e' la 'Anna Frank Huis' ('casa di Anna Frank').

Il tragitto fatto per arrivare in tal posto, ci ha visti passare per la zona rossa fino alla piazza più famosa di Amsterdam ovvero Piazza Dam. Su Piazza Dam si affaccia il palazzo reale. Quindi ci siamo addentrati verso la Kalverstraat (una famosa via popolata da turisti e ricca di negozi), su cui si affaccia un altro dei famosi musei di Amsterdam (l''Amsterdam hystoric museum'). Infine, attraverso delle vie molto suggestive, siamo arrivati alla casa di Anna Frank.

Data l'ora tarda e la fila umana interminabile, abbiamo continuato il nostro giro per Amsterdam, tralasciando la visita della casa di Anna Frank.

Lungo questa passeggiata ho potuto ammirare oltre che le decine di 'canal bus' che solcano imperterriti i canali di Amsterdam, anche la piu' bella delle 'case gallegianti' ('houseboat', tipici sistemi di navigazione abitabili) mai viste in questi giorni trascorsi in Olanda.

L'ultimo dei giorni trascorsi in Amsterdam ce lo siamo riservato per fare una visita alla zona dei mulini. In realta', pensavamo che ci era andata male. La mattina aveva piovuto a dirotto - come spesso e' accaduto durante la nostra permanenza in Amsterdam, ma gia' a meta' mattino il cielo era aperto dando origine ad un cielo a pecorelle che ha reso ancora piu' tipica la nostra gita fuoriporta.

In dieci minuti siamo arrivati in stazione. E, dopo aver preso il primo treno, in 20 minuti siamo arrivati a Zandjk. Un posto veramente come l'avevo sognato. Un canale che ad certo punto viene arginato per permettere all'uomo di recuperare dei terreni rispetto al mare. Con dei canali di scolo che servono a far defluire le acque nel caso l'acqua del canale superi gli argini.

Su una riva del canale sorge il paese (molto caratteristico) e dall'altra parte si innalzano maestosi i mulini e un villaggio con qualche casetta su un territorio solcato da canali attraversati da ponticelli. Il vento sballottava di qua e di la' le nuvolette nel cielo azzurro, muoveva le enormi pale dei mulini e increspava l'acqua del canale. Io sono rimasto catturato al punto di continuare a scattare - l'una dopo l'altra, decine di foto. Sembrava quasi volessi portarmi dietro un pezzo di quella natura.

Poi abbiamo camminato lungo i bellissimi percorsi che ci portavano ai piedi di quei 'mostri con le braccia rotanti', lungo gli argini del canale dove si poteva scorgere chiaramente che l'acqua si trovava al di sopra del piano dove gli uomini camminavano. E quindi ancora abbiamo respirato la natura nel silenzio profondo. Infine i sapori dei freschi formaggi olandesi che mai fino allora avevamo scoperto di essere cosi' buoni.

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