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Sanremo 2009: vittoria o sconfitta?

lunedì 23 febbraio 2009

Questo post vuole essere solo un "appunto in bacheca", un "memo del mio pensiero" riguardo quello che mi ha suscitato il Festival di quest'anno e i relativi commenti che partono copiosamente dai media. Non e' nelle mie intenzioni fare la Claudia Vinciguerra del Web ( :-D )!

Il titolo del post mostra chiaramente un dubbio su come giudicare l'ultima ricorrenza del Festival. Ma una sensazione nitida si leva dalla mia interiorita'.

In queste ultime ore, i media pontificano il grande successo di questa edizione di Sanremo e, con essa, della RAI che ogni hanno lo propone. Dal canto mio, penso che realmente questa sia stata una edizione diversa dalle altre, che in qualche modo e' riuscita a tornare - per molti aspetti - al passo con i tempi. Una formula abbastanza valida per giudicare la canzone regina e un buon cast di conconcorrenti certo, ma io mi riferisco soprattutto a quello che Sanremo e' riuscito a proporre a contorno della manifestazione squisitamente canora.

Non mi e' piaciuto il modo in cui e' stato affrontato il tema della condizione dei gay (per non dire che non mi e' piaciuto il fatto che il tema e' stato affrontato), perche' sostanzialmente e' stato strumentalizzato per fare audience, laddove e' uno stato che non deve essere riconosciuto, ma semplicemente accettato all'interno del rispetto del prossimo e della normale convivenza tra gli uomini.

D'altra parte, pero', ho trovato molto interessante il richiamo di temi che mi stanno molto piu' a cuore: la disoccupazione (intesa come il fenomeno della perdita del posto di lavoro che ultimamente sta colpendo e lasciando in ansia molte persone) e la qualita' dell'informazione (che reputo uno strumento di potenzialita' incommensurabili e percio' da usare entro i confini che l'etica e la moralita' tracciano).

Il primo tema e' stato affrontato attraverso un brano di Paolo Giordano (Lettera di Paolo Giordano al 59° Festival di Sanremo) e letto da Alessandro Haber. Sembra una fetta di un tipico romanzo di Paolo Giordano, in perfetto stile. Descrive minuziosamente ogni aspetto di una scena di vita quotidiana, dando il giusto risalto ai dettagli che immergono direttamente dentro il racconto. Senza cercare storie sensazionali e senza usare un dizionario estetizzante. La storia e' quella triste, tristissima della perdita del lavoro da parte di Roberto, vista e vissuta con angoscia da uno sguardo esterno. Sicuramente, questo spazio avra' aperto lo sguardo a molte persone che fino a quel giorno hanno completamente ignorato che la crisi economico-finanziario in atto ha prodotto molti drammi - e molti altri ne produrra'.

Il secondo tema e' stato trattato nella lettera di Michele Serra, letta da Remo Girone. La lettera parla dell'informazione cattiva e addirittura 'velenosa' per il 'popolo', che la televisione diffonde per volere di chi la televisione la fa (che 'mangia la cioccolata' e 'lascia la merda agli spettatori', secondo la metafora usata da Michele Serra). E poi, del ruolo che il Festival - come parte buona della televisione - potrebbe avere per ridare quella qualita' - sottoforma di cultura - che il 'popolo' si aspetta dalla televisione.

Ritornando alla valutazione che e' stata attribuita dagli altri a questa edizione del Festival, reputo che il 'cantar vittoria' di Claudio Cappon e Fabrizio Dal Noce non e' affatto giusticato. Io ho avuto la strana sensazione di stare a guardare, per certi aspetti, un programma Mediaset, se non altro per i personaggi che hanno contribuito in modo fondamentale alla riuscita di questa edizione. Paolo Bonolis in primis, insieme a Luca Laurenti. Ma poi, Maria De Filippi tra gli ospiti, lo stesso - vincitore del Festival - Marco Carta tra gli artisti e Karima tra le proposte, e infine Giampiero Mughini e Emilio Fede, tra i membri della giuria di qualita'.

E con cio' non voglio deplorare il lavoro fatto da questi personaggi. Pero' fossi il direttore generale della RAI o il direttore di RAI Uno, mi vedrei bene dall'esultare a seguito di un simil risultato da parte della RAI. D'altra parte, il risultato ottenuto ha piu' l'aria di una vittoria della concorrenza. E dovrebbe far riflettere su cosa ci sia da cambiare nella televisione pubblica. E noi, dobbiamo forse cominciare a pensare di cambiare il destinatario del canone televisivo?

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