West End di Londra e dintorni
sabato 25 giugno 2011
Ho appena assaporato la vita di questa magnifica metropoli e mi e' bastato per innamorarmene. Tutto e' iniziato per scherzo, acquistando senza pensarci dei biglietti a prezzo stracciato di una compagnia low cost. Me ne ero quasi dimenticato, quando siamo arrivati quasi sotto la data di partenza e c'era da organizzare totalmente questa breve visita a Londra.
Londra c'e' stata sempre nei pensieri riguardo le mete da visitare. Ma sono pressocche' sicuro che c'e' una logica inconscia che mi ha spinto ad accettare, pianificare e gustare una gita in questa metropoli. Alla fine sono sempre piu' convinto che tutto cio' che ci succede e' collegato da un anello ad una o piu' cose che ci sono successe o che ci succederanno. Il romanzo 1984 di George Orwell, ambientato in una Londra immaginaria del 1984 e che ho finito di leggere non molto tempo fa, puo' essere l'elemento direttamente collegato a questo viaggio.
Ed e' per questo che durante gli ultimi giorni prima della partenza sentivo una eccitazione particolare che e' sfociata in un abbraccio totale con questa citta'. E alla luce di cio' che e' stato, una sensazione di fascino si trascina e tuttora mi pervade.
Gia' l'arrivo notturno dentro Londra con il coach della Terravision che dall'aeroporto di Stansted porta a Victoria Station, ha regalato non poche emozioni e stupore per le diversita' che immediatamente si colgono. I blackcab, i doubledecker e la guida del tutto simmetrica rispetto alla nostra. Il Thames (Tamigi) lungo i cui margini si possono ammirare sotto un'esplosione di luci il London Eye, l'ex Millennium Dome e il Gherkin. Gia' veniva la voglia di non trovare la via dell'albergo e stare a zonzo dentro Londra nonostante la tarda ora.
Purtroppo e' stato fin troppo facile trovare l'albergo e a questa delusione si e' sommata quella di una camera che poi abbiamo capito essere pienamente nei canoni di un qualsiasi hotel tra le due e le quattro stelle a Londra.
All'indomani, dopo una ricca colazione all'inglese, ci siamo apprestati ad andare in tutta fretta alla vicina fermata della metro dove dovevamo incontrare l'amica con cui avremmo condiviso la nostra giornata londinese. Peccato che solo sul posto abbiamo scoperto che il nostro leggero ritardo era in realta' un largo anticipo visto che il fuso orario britannico e' un'ora indietro rispetto a quello dell'occidente europeo e i nostri orologi avevano ancora il fuso orario italiano impostato. Poco male visto che avremmo avuto un'ora in piu' da dedicare al nostro tour.
Prima meta Green Park e Buckingham Palace. La guardia con il cappello pennuto e la bella facciata del palazzo reale, ma nulla piu'. Non essendoci sembrato il caso di aspettare le 11 e 30 per assistere il cambio della guardia, il tour e' proseguito tutti assieme attraverso St James Park costeggiando il grazioso laghetto dove di possono fare piacevoli incontri, quali tenerissimi scoiattoli e sontuosi pellicani.
Alla fine di King Charles St, dopo esser passati davanti alla statua di Winston Chuchill, ci siamo trovati sulla nostra destra lo spettacolo del Big Ben, che e' piu' formalmente chiamata Clock Tower (Torre dell'Orologio). La torre fa parte dell'imponente Palace of Westminster, noto anche come Houses of Parliament, visto che al loro interno si trovano le due Camere del Parlamento del Regno Unito, ovvero la Camera dei Lord e la Camera dei Comuni. Sarebbe stato possibile fare una visita all'interno e magari assistere a una seduta di ciascuna delle due Camere, ma ci sarebbe servito un po' di tempo in piu'.
Come un po' di tempo in piu' ci sarebbe servito per visitare l'interno della Westminster Abbey (Abbazia di Westminster) che si trova dal lato della strada opposto alla St Stephen Entrance della Camera dei Comuni.
Cosi' la nostra visita e' proseguita verso Trafalgar Square, attraversando Parliament St e l'ampio viale di Whitehall dove hanno sede numerosi palazzi governativi e luoghi passati alla storia. Trafalgar Sqare e' quella che viene riconosciuta come la piazza centrale di Londra. La piazza e' stata ristrutturata nell'ultimo decennio e le e' stato restituito il prestigio che si merita.
Questa piazza prende il nome dalla battaglia al largo del Capo di Trafalgar, in Spagna, dove gli Inglesi sconfissero Napoleone. I Britannici erano allora guidati dall'Ammiraglio Horatio Nelson, ed e' per questo che al centro della piazza e' posizionata la Nelson's Column. Nella piazza sono anche posizionati anche quattro plinti, tre dei quali sormontati da statue di personalita' di spicco. L'ultimo plinto e' destinato al Fourth Plinth Project. In pratica, viene destinato a opere d'arte contemporanea che anno dopo anno si susseguono. Quest'anno sul plinto abbiamo trovato un'enorme bottiglia di vetro trasparente al cui interno c'era la nave di Nelson.
Ma Trafalguar Square e' una tappa importante soprattutto perche' su di essa si affaccia la sede della celeberrima National Gallery.
Tutto il tempo che abbiamo risparmiato finora era per investirlo in questa splendida galleria dal valore inestimabile per le migliaia di dipinti appartenenti ad artisti che hanno dato lustro a secoli e secoli di storia. Il museo risale agli inizi del 1800. Ma solo nel 1838 fu trasferito nell'attuale sede di Trafalgar Square. Conta decine di sale, raggruppate in quattro aree in base all'epoca a cui risalgono i dipinti:
- Dal XIII al XV secolo. In questa area (Sainsbury Wing) sono esposti i dipinti a olio appartenenti a grandi artisti del medioevo come Duccio, Mantegna, Uccello, Botticelli e Bellini.
- XVI secolo. Qui sono raggruppati opere di grandi artisti del Rinascimento come Leonardo Da Vinci, Tiziano, Raffaello e Michelangelo.
- XVII secolo. Le opere di questa epoca presenti nel museo contano dipinti di Rembrandt, Caravaggio, Vermeer e Velasquez.
- Dal XVIII all'inizio del XX secolo. Nelle sale riservate a questa epoca si possono ammirare opere di Monet, Gauguin, Goya, Turner, Degas, Cezanne e Van Gogh.
Naturalmente c'e' stato solo da scegliere le aree da visitare. E di comune accordo ci siamo focalizzati sui dipinti piu' recenti, dal XVII secolo in poi (North Wing e East Wing). Non e' possibile trasmettere l'emozione che si prova davanti al Sunflowers e alla Sedia di Vincent di Van Gogh. E' stato anche molto sensazionale ammirare le opere dei sommi esponenti dell'impressionismo, come Bathers at La Grenouillere e Lo stagno delle ninfee di Monet, An old woman with a rosary di Cezanne e Gli ombrelli di Renoir. Ripercorrendo le varie epoche artistiche a ritroso negli anni, ci siamo soffermati parecchio ad osservare Une baignade a Asnieres, fantastico esempio puntinista di Seurat, e lo stile paesaggista del La valorosa Temeraire di Turner, risalente al periodo romantico.
Del XVII secolo i quadri che meglio mi sono rimasti in mente sono stati Cena in Emmaus di Caravaggio, e le opere dei massimi esponenti della pittura olandese di quest'epoca, ovvero i dipinti di Rembrandt - la visita del cui museo mi sono colpevolmente perso durante il mio viaggio ad Amsterdam, e A young woman standing at a virginal e la sua variante seduta, di Vermeer. Ma, forse influenzato dalla mia recente visita al museo di Picasso a Barcellona, l'opera che in assoluto ha completamente rubato la mia ragionevolezza e' stata The Rokeby Venus (nota anche come Venere e Cupido) di Velasquez.
Il pensiero che non ci sarebbe stato un altro giorno alla National Gallery nel futuro immediato, mi spingeva a rimanere a girare per le stanze del museo. Ma effettivamente ha poco senso ripercorrere un cosi' elevato numero di opere tutte insieme. Sarebbe un inutile tentativo di incamerare sensazioni che si sedimentano. Dove un'emozione piu' nuova sbiadisce quelle piu' vecchie. Con rischio molto probabile di arrivare al punto di saziare il cuore e renderlo incapace di apprezzare il messaggio dell'arte insita nei dipinti, e cosi' facendo di trasmettere le emozioni che il visitatore predisposto normalmente percepisce. E cosi' decido che e' piu' saggio proseguire il nostro viaggio.
All'uscita della National Gallery ci siamo trovati sulla nostra sinistra la chiesa di St Martin-in-the-Fields. Mi e' venuta cosi' in mente la famosa filastrocca inglese per bambini che cita le campane di San Martino:
Oranges and lemons,
Say the bells of St. Clement's.
You owe me five farthings,
Say the bells of St. Martin's.
When will you pay me?
Say the bells of Old Bailey.
When I grow rich,
Say the bells of Shoreditch.
When will that be?
Say the bells of Stepney.
I do not know,
Says the great bell of Bow.
Here comes a candle to light you to bed,
And here comes a chopper to chop off your head.
Tale filastrocca e' richiamata nel romanzo 1984 di Orwell. Sono riuscito, quindi, a ricostruire con notevole soddisfazione personale che, nel romanzo, la pinacoteca accanto alla chiesa di St Martin-in-the-Fields altro non e' che la National Gallery e che Piazza Vittoria e' in realta' Trafalgar Square.
Continuando su St Martin's St arriviamo nei pressi di Leicester Square, dove siamo riusciti a combinare un incontro insperato con un mio carissimo amico argentino, Juan Stoppa. Visti i tempi ristretti e l'ora di pranzo incombente, non c'e' stato nulla di meglio che dialogare attorno ad un tavolo di un Pret, gustando dei sandwich e una bibita, come molti lavoratori londinesi usualmente fanno durante la loro pausa pranzo. Anche incontrarsi solo un'ora, e' stato semplicemente bello e mi ha fatto riflettere che per mantenere un'amicizia basta poco.
Dopo questo spuntino, decidiamo di andare a Piccadilly Circus. Mi vergogno un po' a dirlo, ma per giungervi abbiamo ancora una volta ricorso alla nostra Oyster Card e alla metropolitana. Da questa piazza circolare (da cui 'Circus') non sono rimasto molto impressionato dalla statua in bronzo dell'Angelo della Carita', che vige al centro. Difatti, sono forse le luci dei display elettronici sui palazzi ai bordi della piazza che rendono particolare questo angolo di Londra. E proprio per questo che, vista l'ora, oltre al groviglio di giovani persone, nulla ci ha particolarmente toccato di questo posto.
Risalendo Regent St, arriviamo in un posto tanto sospirato dalle mie compagne di viaggio. Si tratta di Carnaby St, per delle giuste e rilassanti visite nei negozi che costellano questa via. E non mi e' dispiaciuto affatto immergermi un po' dentro le tendenze del costume londinese. Non solo evincendole dalle vetrine e dagli scaffali di negozi come David e Goliath che vendono l'humor inglese stampato sulle t-shirt da far indossare a quella gente che si vede bene a comunicare la propria simpatia anche attraverso il proprio modo di vestire. Ma anche osservando fenomeni che inizialmente sono stati proposti come rivoluzionari per questa metropoli e che oggi magari sono gia' ben assimilati nella vita di tutti i giorni. Per noi visitatori di un giorno, invece, e' tutto sorprendente. E un vago presentimento lascia immaginare la diffusione di queste tendenze in tante altre parti del mondo, non senza provare un brivido al solo pensiero.
Ci addentriamo quindi nel Soho, il quartiere di Londra il cui nome deriva dal verso con cui i cani venivano incitati quando questa zona era la tenuta da caccia prediletta dei Tudor. Oggi e' la zona simbolo dell'omosessualita' a Londra, e la strada principale che abbiamo attraversato e' ricca di locali a luci rosse. Ecco che ci siamo scatenati in una serie di foto divertenti a testimonianza della notevole curiosita' che questo posto suscita.
Alternando queste piacevoli passeggiate con delle altrettanto piacevoli pause caffe', attraversiamo Chinatown che e' sostanzialmente un ritaglio di cultura cinese dentro Londra, con i suoi colori e il suo rigoglio commerciale, in questo periodo ulteriormente imbandita di bandierine e gigantografie a riconoscimento del recente matrimonio del principe William e della principessa Kate.
E' la volta di Covent Garden. La zona che, a dispetto della vitalita' che oggi contraddistingue le sue vie e l'omonima piazza dentro cui e' collocato il Covent Garden Market, si chiama cosi' proprio perche' era la sede di un convento. Dalla stazione della metro, percorrendo James St per un breve tratto, si arriva nella piazza al cui interno c'e' il mercato coperto. Arrivare in piazza in orari critici, come il tardo pomeriggio, puo' essere problematico. Infatti, si finisce per essere risucchiati dall'attenzione delle varie boutique, dalle bancarelle e soprattutto dai busker che eseguono le performance piu' impensabili. Intorno alla piazza c'e' la St Paul's Church che non siamo entrati a vedere all'interno ma il cui spazio antistante e' teatro di spettacoli di strada che attraggono spesso folle inaspettate.
Dalla fermata della metro di Covent Garden ci spostiamo per un'altra tappa di shopping ai negozi Harrods di proprieta' di Mohamed Al Fayed, famoso per essere il padre di Dodi, compagno della principessa Diana, entrambi morti in un incidente automobilistico a Parigi. I magazzini Harrods sono oramai diventati uno dei luogi di Londra da vedere. Io ne avrei personalmente fatto a meno, ma poi alla fine anche uscendo da questo posto mi sono potuto portare dietro dei ricordi - alcuni carini, altri che mi hanno lasciato un po' costernato - di questa giornata. Ad esempio, l'impressionante la fila di blackcab che accompagnano le signore della ricca borghesia londinese per un pomeriggio di shopping e il maggiordomo dentro ai bagni del centro commerciale che presta attenzione a quando il cliente vuole lavarsi le mani ed ha cura di versandogli il sapone.
Ci spostiamo quindi nella City, detto anche Mile Square (Miglio Quadrato), che e' l'area che i romani delimitarono da mura quando fondarono questa citta'. Nella City era nostra intenzione visitare Tower of London (Torre di Londra), che altro non e' che un castello che sorge lungo il Thames. E' gia' sera e, a nostro malincuore, le visite sono gia' chiuse. Ma sara' sicuramente tra i primi posti da visitare quando ritornero' a Londra. Tutto cio' che abbiamo potuto fare e' girare intorno alle mura e leggere quanto la nostra Lonely Planet riporta su questo posto.
Dopo la magnifica vista del Tower Bridge dal lato della Bank, attraversiamo il ponte per spostarci nel quartiere Southbank. Una bella passeggiata lungo la Queen's Walk, attraverso le modernissime costruzioni, da una parte, e la splendida vista sul Thames, dall'altra. In particolare, lungo il fiume abbiamo potuto ammirare l'incrociatore HMS Belfast, oramai da lungo tempo attraccata in questa zona del fiume e oramai dedicata soltanto alle visite turistiche. L'incrociatore ha fatto parte della Royal Navy ed ha preso parte a numerose e gloriose battaglie della seconda guerra mondiale, come lo sbarco in Normandia.
Prendiamo la metro alla stazione London Bridge per ritornare nel Covent Garden, il posto prescelto per la nostra cena a base di carne in un locale molto carino, pieno di londinesi che chiudono la giornata lavorativa in un ambiente anche a noi sembrato molto socievole e disinvolto.
E' l'ora dei saluti. Ci separiamo mestamente dalla nostra guida londinese, non senza un pizzico di malinconia, ma con tanta gioia per aver vissuto una gita veramente speciale. Decidiamo per questo di farci un'altra Tennent's in un tipico pub nei pressi del Piccadilly Circus. E' un'atmosfera bellissima e la nostra birra da' un sapore di avventura ai freschi ricordi della giornata appena trascorsa. Un ultimo sprazzo di opposizione al tempo che ci porta via da Londra, ci permette di assistere Piccadilly Circus nella luminosita' dei suoi storici display elettronici. Qualche foto. Ma l'underground sta per chiudere e non abbiamo altra scelta.
Commento del 25 giugno 2011, ore 12:20 da Rocco Scappatura in Viaggi | Comments[0]