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La vendetta della natura

lunedì 02 marzo 2009

Non sono cosa voleva fare o cosa abbia fatto la mano insensibile dell'uomo in Val di Susa, ma quello che ho visto lungo la Salerno-Reggio Calabria, nei pressi dei cantieri aperti per l'ammodernamento dell'autostrada, e' qualcosa che lascia una amarezza veramente indescrivibile e una rabbia tale che si trasforma poco dopo in rassegnazione. Un territorio fragile e ricco di fascino ricoperto di boschi folti e rigogliosi, quello attraversato dalla A3 nel tratto lucano. Lontano dalla civilta' non appena si scavalca il guardrail. Nemmeno il Cristo di Carlo Levi, fermandosi a Eboli, aveva avuto il coraggio spingersi fin la' per non rischiare di rompere questi fragili equilibri. Invece la mano insensibile dell'uomo ci e' arrivata e non ha tardato a lasciare il segno. Distese di boschi estirpati e montagne sguarciate per fare spazio a un tracciato piu' scorrevole e moderno. Forte del silenzio della natura che non si e' opposta a questa barbarie.

Forse gli ambientalisti non sono al corrente di questi lavori, o forse hanno sempre preferito fare altre strade o prendere altri mezzi di comunicazione per attraversare l'Italia, sta di fatto che in Val di Susa c'erano ambientalisti dalla Sicilia. E anche in Calabria si e' manifestato contro la TAV in Val di Susa. Allora come e' possibile che nessuno abbia avuto nulla da obiettare contro scempi di queste dimensioni? Forse perche' ognuno di noi ha visto ancora una volta in modo del tutto egoistico (o menefreghistico) e irresponsabile che alla fine c'e un aspetto economico che torna a vantaggio della popolazione del posto. Ma questa e' una spiegazione che sa' tanto di forzatura.

Anche perche' non so' se sia arrivato prima il ritorno economico o i danni della vendetta della natura. Oggi, a distanza di pochi mesi da quando sono rimasto colpito da quello che ho visto e sto riportando in questo articolo, posso fare una lista di disgrazie che ha colpito il meridione dell'Italia e in particolare la terra in cui sono nato e cresciuto: la Calabria. L'ultima di queste cattive notizie, e sicuramente la piu' clamorosa, mi ha spinto a riordinare le mie idee in questo articolo.

Da qualche giorno, a distanza di qualche mese da quando la super moderna Frecciarossa e' entrata in servizio, c'e' una importante arteria del sistema ferroviario italiano tranciata per via del maltempo. E alcuni mesi passeranno prima che verra' ripristinata (Treni, l'Italia si ferma a Lamezia). Ma questa e' solo il culmine di una serie di notizie che dovrebbero far riflettere ognuno di noi e, in particolare, quelle persone che dovrebbero dare delle risposte quando capitano questi eventi e, invece, se ne lavono allegramente le mani.

Parlo della frana sulla A3 a Cosenza che ha causato morti e feriti, e dell'ondata di maltempo nel Reggino di dicembre, che ha contato una vittima. Ma anche delle meno catastrofiche - ma comunque inquietanti - frane che hanno martoriato nello stesso periodo il territorio calabrese ("Chiusi per frane 60 km di autostrada", "Calabria, frana anche sulla Statale", "Maltempo, ancora allerta in molte regioni" e "Il Sud nella morsa del maltempo" sono alcuni articoli a riguardo che sono riuscito a trovare su "La Repubblica"). E, infine, mi riferisco a molti altri piccoli episodi che solo chi vive nei posti interessati sa, e che comunque hanno contribuito allo stato di dissesto totale del territorio.

Ancora oggi ci sono casi che dimostrano come spesso la natura non possa essere contrastata. Terremoti, uragani, maremoti, siccita', incendi sono cause di morte e distruzione tali che, per quanto l'uomo abbia fatto, difficilmente ci si riuscira' a sentire completamente al sicuro da questi fenomeni. Ma non possiamo accettare che in una societa' evoluta come la nostra, dove si vive con elevati tenori di vita e dove la tecnologia ha superato ogni aspettativa pensabile negli ultimi decenni, non si riesca (specialmente in determinate zone d'Italia, come la Calabria, appunto) a controllare il territorio, per renderlo sicuro e vivibile, instaurando con esso un rapporto di armoniosa convivenza.

Paradossalmente, poi, dovrebbe essere proprio la Calabria la regione ad ospitare un'infrastruttura babilonica come il ponte sullo Stretto. Non esprimo giudizi a favore o contro questa opera: l'impatto paesaggistico sarebbe violato una volte per tutte (e per rendersi conto realmente di cosa significa cio', bisogna necessariamente trovarsi in viaggio sulla Salerno-Reggio Calabria, direzione sud, dopo l'uscita di Bagnara, durante il mattino di una bella giornata di primavera); d'altra parte il rilancio della Calabria richiede necessariamente la realizzazione di una grossa infrastruttura.

In ogni caso, io prima eviterei i paradossi.

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