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La solitudine dei numeri primi

martedì 31 marzo 2009

Questo libro, scritto da Paolo Giordano (giovane e promettente romanziere), e' stato per me un pregevolissimo regalo.

Il prologo di questo romanzo fa sembrare che si tratti di un'opera per teenager, pieno di idiomi giovanili e, ancor di piu' di aspetti che attraggono maggiormente un pubblico di adolescente. Personalmente, ho provato un leggero disgusto, disapprovazione e anche un malessere profuso dalla descrizione dell'infanzia dei due personaggi (Mattia e Alice) su cui si incentra il romanzo.

Per cui, mi sarei dovuto fermare e non leggerlo. Tuttavia, non nascondo che sono stato molto intrigato dal titolo del libro - a sfondo matematico, per cui non avrei mai potuto interrompere la lettura senza capire cosa si nascondesse dietro il titolo, al di la' del breve sunto riportato sulla seconda copertina.

Proseguendo nella lettura, nella parte centrale del libro, la storia descrive gli anni dell'universita' di Mattia. Questi sono gli anni in cui l'interazione con Alice e' piu' forte. Senza, tuttavia, mai intrecciarsi indissolubilmente.

In questa parte ho avuto modo di accostare l'esperienza del protagonista alla mia esperienza universitaria, e verificarne i punti in comune. Ho riflettuto anche sul fatto che questi possono essere dei tratti autobiografici. Infatti, anche Paolo Giordano e' stato studente della facolta' di SS.MM.FF.NN. Come me e come Mattia. A volte avrei voluto maledire quel giorno che ho iniziato i miei studi universitari presso una facolta' matematica. Perche', sebbene ho avuto modo di venire a conoscenza di aspetti di alcune discipline che segnano i limiti della conoscenza umana in modo molto approfondito (oltre a tanti altri aspetti che sono propri degli studi accademici, e in particolare di quelli matematici), sento di aver perso una notevole dose di naturalezza nel modo di esprimermi e di rapportarmi con il mondo circostante (Forse, proprio da questo e dal desiderio di riscatto, viene fuori il bisogno vero di avere un blog).

Oggi piu' che mai, forte anche del fatto che ci sono scrittori come Paolo Giordano - laureato in Fisica - che riescono a descrivere molto approfonditamente i sentimenti umani, mi sto convincendo che gli studi matematici non costituiscono un impedimento per chiunque non voglia rinunciare ad esprimere e, piu' in generale, a cogliere, le sensazioni nei rapporti tra essere umani, come prerequisito per maturare giorno dopo giorno la propria personalita'.

La parte finale del libro invece, fa tangere con mano la motivazione del titolo del libro. Ci si convince che Alice e Mattia sono difatti due numeri primi 'speciali' (ovvero numeri primi gemelli), vicini ma mai tanto da potergli attribuire una identita' di coppia. Si fa di tutto per far finta di non avere questa affinita'. Mattia accetta la proposta di un dottorato presso una universita' di una citta' lontana dall'Italia. Alice si sposa. Mattia ha una relazione, all'apparenza insignificante. La relazione di Alice si rompe. Alice cerca un pretesto per rincontrare Mattia. Mattia torna in Italia. Mattia preferisce rientrare per realizzare le sue esperienze professionali.

Per quello che ho potuto cogliere, questa parte del libro, mette il dito su due aspetti che concernono l'evolversi del modo di vivere ai giorni nostri. Il primo e' la labilita' delle relazioni, dettato sostanzialmente dal non voler perdere i privilegi che si hanno prima di legarsi ad un'altra persona. Il secondo, invece, e' il processo di maturazione interiore della persona che non puo' avvenire se non attraverso scelte autonome, che prescindono da ogni aiuto esterno.

Non mi sono pentito di aver continuato a leggere il libro.


  • p. 59: "La materia organica, cosi' violabile e piena di imperfezioni, gli risultava incomprensibile." (la forma mentis matematica tende a non concepire aspetti che sono estremamente difficili da descrivere con i modelli matematici)
  • p. 91: "Avrebbe voluto dirle che studiare gli piaceva perche' puoi farlo da solo, perche' tutte le cose che studi sono gia' morte, fredde e masticate. Avrebbe voluto dire che le pagine dei libri di scuola hanno tutte la stessa temperatura, che ti lasciano il tempo di scegliere, che non fanno mai male e che tu non puoi far loro male." (spesso ci piace seguire che la strada piu' semplice)
  • p. 132: "Giunto al fondo di quelle pagine fitte di simboli, di lettere e di numeri, scriveva la sigla 'c.v.d.' e per un istante gli sembrava di aver messo in ordine un piccolo pezzo di mondo." (io invece solevo scrivere 'q.e.d.' alla fine della dimostrazione, ma la sensazione era pressocche' la stessa)
  • p. 134: "Il professore penso' che era un altro di quelli che nello studio riescono bene perche' nella vita sono dei fessi. Quelli cosi', non appena finiscono fuori del solco ben tracciato dell'universita', si rivelano sempre dei buoni a nulla, commento' fra se'." (e' una sensazione che ho provato spesso dopo aver concluso gli studi universitari. Per quanto duri, gli studi accademici sono un percorso ben definito. Fuori, la realta' e' diversa e si cresce prendendo coscienza di cio')
  • p. 146: "Con la fronte aggrottata lesse velocemente la dimostrazione di Mattia, senza capirci molto, ma neppure trovando qualcosa da obiettare. Poi la riprese da capo, piu' lentamente, e questa volta il ragionamento gli apparve chiaro, addirittura rigoroso, benche' macchiato qua e la' da qualche pedanteria da dilettante." (Il 'linguaggio' matematico e' usato per descrivere un problema reale nel modo piu' coinciso e non ambiguo possibile. Se nella descrizione di un fenomeno si eccede riportando delle cose scontate - anche se per molti possono non esserlo, si fa riferimento a questi dettagli superflui come a 'pedanterie da dilettante')
  • p. 161: "Mattia penso' che non c'era niente di bello nell'avere la sua testa. Che l'avrebbe volentieri svitata e sostituita con un'altra, o anche con una scatola di biscotti, purche' vuota e leggera." (e' un pregio essere una mente, come pure essere una persona leggera. Ma e' importante concepire che una cosa non deve escludere l'altra)
  • p. 165: "Ognuna di quelle persone aveva un amore marcito da solo nel cuore, come il suo per Mattia. Ognuno aveva avuto paura e molti ne avevano ancora ma non quando erano li', in mezzo agli altri che potevano capire, protetti dall''ambiente', come dicevano loro." (chi ha un 'amore marcito da solo nel cuore', ha avuto paura e molti continuano ad averne ancora per lungo tempo. E poi, si', cercano l''ambiente' - che io chiamo 'club' - dove possono trovare la comprensione. Io aggiungerei che devono pure costruirsi una vita fuori dal 'club' piu' in fretta possibile)
  • p. 214: "Doveva, perche' lei non lo amava, ma l'amore di lui era sufficiente per entrambi, per mantenerli al riparo." (talvolta, in un rapporto sentimentale c'e' chi e' ipocrita con se stesso)
  • p. 230: "Ormai dipendeva da quel luogo, ci si era attaccata con l'ostinazione con cui ci si attacca soltanto alle cose che fanno male." (Il lato masochista della natura umana)
  • p. 250: "Ecco. Ci pensava spesso. Di nuovo. Era come un'altra delle sue malattie, dalla quale non voleva veramente guarire. Ci si puo' ammalare anche solo di un ricordo e lei era ammalata di quel pomeriggio..." (Il piacevole e necessario malessere identificato spesso in un ricordo a cui si e' attaccati, che provoca quella sofferenza piu' o meno accentuata dentro di noi, e che fa stare meglio chi ce l'ha rispetto a chi non ce l'ha)
  • p. 251: "C'era stata quella volta e ce n'erano state infinite altre, che Alice non ricordava piu', perche' l'amore di chi non amiamo si deposita sulla superficie e da li' evapora in fretta." (L'inconscio - o anche il conscio - di non curarsi di certe attenzioni, anche le piu' tenere e piu' cariche di sentimento, da parte di chi ama, e la labilita' degli stessi gesti nei ricordi - anche di quelli non molto lontani - di chi ha avvertito la pesantezza in un rapporto)
  • p. 296: "Le scelte si fanno in pochi secondi e si scontano per il tempo restante."

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