Home Page di Graziano Scappatura
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Un po' di humor

sabato 25 giugno 2011

Segnaletica stradale presente sulla Strada Provinciale 34 della provincia di Reggio Calabria, in prossimita' della Scuola Elementare di Pegara, nella direzione che va verso Taurianova. Vien da ridere, ma la foto illustra una situazione - a dir poco - grottesca.










Un vecchietto va dal panettiere e chiede venti chili di pane. Il panettiere sorpreso gli dice:
- Venti chili? Ma guardi che poi le diventa duro
- Allora facciamo quaranta!






Il matrimonio di William e Kate

Lo aveva predetto il buon Walt Disney tanti e tanti anni fa.


Per 10 anni ho dovuto sopportare le mie zie che ai matrimoni di fratelli e cugini, si avvicinavano con un sorrisetto e dandomi una pacca sulla spalla, mi dicevano:
- Allora, sarai tu il prossimo?
Poi ho iniziato a fare lo stesso ai funerali ed hanno smesso.


Il buon olio

mercoledì 05 maggio 2010

Chi mai mi avrebbe svelato che il segreto per comprendere la bonta' dell'olio che a casa mia si usa per condire ogni pietanza era quello di andare a vivere lontano dalla Calabria? Per far certe esperienze necessita che si sviluppino per caso e che il senso critico un giorno ci si soffermi sopra. Poi, forse, vien fuori l'amore per tante cose care, ma mai apprezzate come meriterebbero.

L'uomo per sua natura compie dei cicli. Nei confronti della famiglia, ad esempio, sin da neonato si attacca al seno della propria mamma. Poi cresce e si avvicina al padre. Dopo l'adolescenza vive un contrasto con i genitori e dal successivo distacco avviene il piu' importante processo di maturazione dell'individuo. Segue il riavvicinamento della persona maturata ai propri genitori.

Sono convinto che anche nei confronti della terra e della natura, l'uomo e' soggetto ad un ciclo che corrisponde all'intero arco della sua vita. L'avvicinamento piu' intimo avviene man mano che l'uomo assume la consapevolezza della fedelta' inoppugnabile che deriva da un rapporto sincero con essa.

Forse pero' e' solo un caso che mio padre si sia prodigato - e continua a prodigarsi - sempre piu' per i propri ulivi, e forse e' un caso anche che io comincio ad essere affascinato e meravigliato da questo frutto della congiunzione dell'uomo con la natura.

I piccoli appezzamenti di proprieta' della mia famiglia sono coltivati quasi esclusivamente ad ulivi. Un tempo rappresentavano solo l'alienazione dalla mia infanzia. Qualcosa peggio se solo penso al forte odore che da ottobre e per tutto l'inverno impregnava la Piana di Gioia Tauro e i paesi preaspromontani. Era l'odore della 'murga' (dal greco 'amòrghe'), ovvero dei residui del processo di molitura delle olive che porta all'ottenimento dei raffinati oli da tavola calabresi, spesso riversata incautamente dai frantoi nei canaloni e addirittura per strada.

Non vi era strada di campagna che si attraversava e non si trovava una squadra di donne in lontananza, dedita alla raccolta delle olive. Piegate sulle gambe ai limiti del contorsionismo, avvolte nelle lunghe vesti e nei loro abiti scuri, si prodigavano ai piedi di quelle piante gigantesche che prevalevano su tutto, nella meticolosa raccolta di questo frutto prezioso.

Oggi, parecchi di quegli maestosi uliveti sono stati estirpati, per dar spazio a nuove colture, o abbandonati. In buona parte dei casi gli alberi sono stati potati, ridotti alla meta' dell'altezza che un tempo raggiungevano. O forse e' solo un fugace ricordo del mondo visto da bambino. Ma le fronde le ricordo bene. Quelle erano meno spoglie, sicuramente.

E poi, per le strade che attraversano le campagne, vedi sporadici gruppi di persone con macchine agricole che hanno cambiato radicalmente il processo di raccolta. Ma non la difficolta'. Quella e' sempre la stessa. Magari cio' che si e' riuscito a perseguire e' portare in frantoio un frutto che dara' un olio di una qualita' migliore.

Anche i frantoi sono cambiati. Un cambiamento dovuto. Ma che si traduce in nuovi ostacoli per la fragile industria olearia, come spesso ha cercato di farmi capire Antonino Mandaglio (alias Tony), mio carissimo amico imprenditore nel settore (Attiqua). Lui e' uno di quelli che il cambiamento lo accetta e lo guarda in faccia. Si e' adeguato a tutto cio' che la legge richiede, con lo sguardo proiettato verso il futuro, rischiando come spesso da quelle parti non si fa'.

Con lui e papa' ho appreso e discusso dei cultivar di olive che risiedono nei nostri appezzamenti. Poi ho dato anche un po' uno sguardo in rete. E cosi' mi sono fatto un'idea sulle varieta' di olive presenti nei nostri uliveti (Schede tecniche cultivar da olio).

Gli ulivi storici, quelli che dominavano - e oggi dominano un po' meno - le campagne della Piana di Gioia Tauro, sono piante tipiche del luogo. Si tratta del cultivar sinopolese. Una pianta di questo tipo puo' raggiungere anche dimensioni di venti metri. Al cospetto il frutto prodotto e' di dimensioni estremamente ridotte. Non supera i due grammi. Ha una forma allungata e di colore scuro, a maturazione completata. Date le dimensioni, pero', una pianta sinopolese puo' produrre quantita' considerevolmente elevate di olive nelle annate di carica, anche se la resa non e' percentualmente alta.

All'oliva sinopolese, con il tempo, si e' cominciato a preferire l'oliva ottobratica, una varieta' caratteristica esclusiva della provincia di Reggio Calabria e cosi' detta per il periodo di maturazione ideale. Un frutto di forma ovale a dal colore violaceo intenso, con un rendimento basso. Oltretutto attaccabile da determinati insetti. Le piante hanno una produzione alternante, con elevata produzione nella annata di carica.

L'oliva ottobratica puo' dar origine ad un olio con buone caratteristiche di conservazione di color giallo dorato velato, con un odore vigoroso caratteristico e un sapore amaro e piccante in proporzioni contenute. Ottimo a crudo su tutto (da L'ottobratico).

Per coltivare un nuovo terreno nudo invece mio padre, dopo essersi consultato con degli agronomi competenti, ha optato per dei cultivar di ulivi di varieta' roggianella.

L'oliva roggianella ha una forma sferica, un calibro medio-grosso e di colore nero, a maturazione completata. Resiste bene alle malattie tipiche dei cultivar di oliva. Le piante hanno una produzione abbondante e costante. L'olio che ne deriva e' di ottima qualita'.

Mistero dell'AIMA

sabato 10 aprile 2010

Su 'Il Fatto Quotidiano' di Travaglio di giovedi' 8 aprile 2010 c'e' un breve articolo dove si parla di un duro colpo inflitto al clan dei Casalesi da parte dello Stato (Gomorra fa crac, sequestrati beni per 800 milioni d’euro). Nello stesso articolo, il giornalista Antonio Massari cita un'associazione - l'AIMA - che veniva ritenuta un tempo la 'cassaforte della camorra'.

Se si scrive 'AIMA' su Google, i risultati sono del tutto fuorvianti. Tra i primi risultati viene fuori l''Associazione Italiana Malattia di Alzheimer'. Poi viene l''Alternative Investment Management Association' che e' l'associazione globale che rappresenta il settore di investimento degli hedge fund. Quindi risulta l''Accademia Italiana Musica e Arte'.

Sporadicamente viene fuori qualche pagina che parla dell'AIMA a cui il giornale di Travaglio fa riferimento ovvero 'Azienda di Stato per gli Interventi nel Mercato Agricolo'.

Eppure dell'AIMA, di tanto in tanto, si sente parlare. Sempre con toni sommessi. Sempre per storie di malaffare. Spesso truffe. Mai un riferimento preciso. Nessun nome di persona palesemente responsabile di un'evenienza. Men che meno qualcuno che ne prende le difese o viceversa che alza il dito contro.

La verita' e' che l'AIMA e' un ente pubblico istituito nel 1966, riformato nel 1982, ma soppresso nel 1999. All'AIMA e' subentrata l'AGEA ovvero 'Azienda per le Erogazioni in Agricoltura'.

La trasformazione da 'azienda' ad 'agenzia' (suppongo al fine di limitare l'operato dell'AIMA e renderlo piu' controllabile da parte di altri organismi statali) e' indice di un cattivo funzionamento dell'ente che purtroppo e' non e' stato mai reso noto pubblicamente ai cittadini. Ne' tantomeno sono venute fuori mai delle responsabilita' che cagionavano le dirigenze o chi messo in piedi questo meccanismo non tenendo conto (o tenendone conto, ma essendo in malafede) che sarebbe andato a finanziare incautamente il malaffare.

Adesso e' naturale chiedersi se l'AGEA ha risolto realmente tutti i problemi del suo predecessore oppure se sta continuando, sulle orme dall'AIMA, a nascondere problemi e verita' per compiacere i molti che dall'erogazione di fondi nel settore dell'agricoltura percepiscono alte somme di danari, in barba a tutti quei cittadini che a fatica debbono rimpinguare le casse degli enti pubblici.

Per approfondire l'aspetto critico comunque ci sarebbe da farsi quanto meno un'idea su quello che e' stato l'operato dell'AIMA negli anni in cui era in attivita'. Dalla prefazione che ho letto in rete, a tal proposito Aspettando l'AGEA dovrebbe essere un valido documento. Purtroppo e' piu' facile recuperare informazioni sui 'misteri dell'AIMA' che non una copia di questo documento.. :-||

L'agenda degli aforismi

martedì 02 marzo 2010

Quando eravamo studenti, una delle cose che la maggior parte di noi curava era l'agenda. Come penso che avvenga anche oggi. Tuttavia, penso che per lo studente attuale cio' lo sia semplicemente perche' anche l'agenda puo' essere un accessorio a cui poter associare una griffe e quindi un dettaglio che puo' classificarlo meglio agli occhi dei suoi coetanei.

Per il nuovo anno scolastico 1989/90 comprai casualmente un'agenda della Malipiero. Niente a che vedere con griffe o cose di straordinaria appariscenza. D'altronde a me e' sempre interessato come l'avrei riempita quell'agenda piu' che come gli altri l'avessero giudicata al suo 'stato naturale'. Per farla breve, semmai ci dovesse essere un imbarazzo in me nel far vedere quell'agenda ai compagni di classe, questo era piu' dovuto a farla vedere cosi' com'era quando l'ho comprata. Ecco che, gia' prima di portarla a scuola cominciavo a buttarci dentro un pezzo di me, magari un po' stravolto in modo da farmi apprezzare meglio dagli altri.

La cosa che non avevo subito notato acquistando la mia agenda, ma che dopo mi ha fatto apprezzarla ancor di piu', sono gli aforismi riportati in basso ad ogni pagina destra. Frasi di personaggi famosi - come Francois de La Rochefoucauld, Voltaire, Lev Tolstoj e altri - che ho letto e riletto per un anno intero insieme con i miei compagni e che poi parecchie mi sono rimaste nella testa e nel cuore. Magari non proprio come stavano scritte su quell'agenda. Ecco che e' sorto il bisogno di creare un contenitore facilmente accessibile dove riportare quelle che ho ritenuto piu' significative.

Il carretto di meloni si e' ribaltato. A venire in mio soccorso furono in pochi, a mangiare i miei meloni furono molti. (da Liriche cinesi)

Con tutta la mia buona volonta poetica, quando vedo un albero penso a quanta legna da ardere se ne potrebbe ricavare. (G. B. Shaw)

Tutti i malvagi sono bevitori d'acqua come e' dimostrato dal diluvio. (Segur)

I cacciatori prendono le lepri con i cani, molti prendono gli ignoranti con l'adulazione. (Plutarco)

La principale arte di vivere consiste ordinariamente nel non confessar mai di esser disgraziato, o di avere alcuno svantaggio rispetto agli altri (G. Leopardi)

Un'oncia di allegria vale una libra di tristezza. (R. Baxter)

Il coraggio e' l'effetto di una grandissima paura. Quando abbiamo una gran paura di morire ci lasciamo tagliare coraggiosamente una gamba. (Abate Galiani)

Noi siamo tutti abbastanza forti per sopportare le disgrazie degli altri. (R. Baxter)

Nel fare una profonda riverenza a qualcuno si voltano sempre le spalle a qualche altro. (Abate Galiani)

Come rugiada al cespite dell'erba inaridita, fresca negli arsi calami fa rifluir la vita. (A. Manzoni)

L'accortezza e' sempre molesta come una lampada in una camera da letto. (L. Borne)

Un fiume si conosce navigandolo, un uomo ascoltandolo. (Proverbio coreano)

A viver senza che nessuno ti voglia bene si diventa cattivi. (T. Gautier)

L'amore e' una simpatica follia, l'ambizione una sciocchezza seria. (Chamfort)

La gloria e' come un cerchio nell'acqua che non cessa mai d'allargarsi finche' a furia di spandersi si sperde nel nulla. (W. Shakespeare)

Chi vive senza far pazzie non e' tanto savio quanto crede. (La Rochefoucauld)

La fortuna non ci rende mai felici del tutto: ci da' una giornata d'estate, ma ci da' anche le zanzare. (W. Busch)

Tutti si lamentano di aver poca memoria, nessuno si lamenta di avere poco giudizio. (La Rochefoucauld)

Gli amici del tempo presente sono come i meloni: bisogna assagiarne cinquanta prima di trovarne uno buono. (C. Mermet)

Le persone non sono ridicole se non quando vogliono parere o essere cio' che non sono. (G. Leopardi)

La maldicenza rende peggiore chi la usa, chi l'ascolta e talora chi ne e' oggetto. (C. Cantu')

A chi un segreto? Ad un bugiardo o a un muto. Questi non parla e quei non e' creduto. (Pananti)

Il problema delle caste e' la passione di chi non conosce l'India e la boccetta d'inchiostro di chi la visita spesso. (Y. Vequand)

I pigmei sono sempre pigmei anche accollati sulle alpi e le piramidi sono sempre piramidi anche nelle valli. (Young)

E' piu' facile a dieci dotti nasconder la loro dottrina che ad un ignorante la sua ignoranza. (E. Eliot)

Non potendo cambiare gli uomini si cambiano senza tregua le istituzioni. (L. Arreat)

L'amore che vive tra gli uragani e cresce spesso in mezzo alle perfidie non resiste quasi mai alla calma della fedelta'. (Rivarol)

L'amore e' come le epidemie che piu' uno le teme e piu' vi e' esposto. (Chamfort)

Vederti, udirti e non amarti... umana cosa non e'. (S. Pellico)

L'anima ha le sue illusioni come l'uccelletto ha le ali: sono esse che la sollevano. (V. Hugo)

Non minor abilita' nel trovar cose nuove e' nel saper conservare le gia' acquisite. (Ovidio)

Vedo una barba e un pallio, ma ancora non vedo il filosofo. (Erode attico)

Ci mettiamo dalla parte del torto in mancanza di un altro posto in cui metterci. (B. Brecht)

Cio' che manca agli oratori in profondita' lo danno in lunghezza. (Montesquieu)

E' una grande abilita' quella di saper nascondere la propria abilita'. (La Rochefoucauld)

Il segreto della felicita' non e' di far sempre cio' che si vuole ma di voler sempre cio' che si fa. (L. Tolstoi)

Il segreto per annoiare e' quello di dire tutto. (Voltaire)

Nulla e' piu' raro al mondo che una persona abitualmente sopportabile. (G. Leopardi)

Poiche' nessuno nasce senza vizi, e' ottimo colui che e' travagliato dai piu' leggeri. (Orazio)

Se non avessimo dei difetti non proveremmo tanto piacere a trovarli negli altri. (La Rochefoucauld)

A donna non si fa maggior dispetto che quando vecchia o brutta le vien detto. (L. Ariosto)

La biacca e il rossetto intonacano il viso delle donne, ma la fortuna e' il belletto dell'uomo. (Oxenstiern)

Gli individui comuni si preoccupano solo di come 'ammazzare il tempo'; le persone che posseggono qualche talento di 'come utilizzarlo'. (A. Schopenhauer)

Gli individui invecchiano ma non il popolo. Esso non invecchia e non mette senno, rimane sempre infantile. (J. W. Goethe)

Ignorare quel che sia accaduto prima che tu sia nato vuol dire essere sempre fanciullo. (Cicerone)

Per farsi una posizione nel mondo bisogna fare tutto il possibile per far credere di averla gia'. (La Rochefoucauld)

Per avere una conversazione molto brillante in societa' non e' necessario dire cose molto intelligenti: basta sapere molte cose inutili. (J. Renard)

La vera cortesia nell'ascoltare discorsi su cose che si conoscono benissimo, fatti da persone che non ne sanno nulla. (G. Pollard)

L'abitudine e' l'abitudine e nessuno puo' buttarla giu' dalla finestra; se mai la si puo' sospingere giu' per le scale, un gradino alla volta. (M. Twain)

Mandar luce nel profondo del cuore umano e' il mestiere dell'artista. (R. Schumann)

Quello che cosi' spesso chiediamo a Dio non e' tanto la Sua volonta', quanto l'approvazione della nostra. (F. Nietzsche)

La bellezza e' una lettera di raccomandazione eccellente nel commercio degli uomini. (M. de Montaigne)

Guardare una donna a vent'anni e' un tormento insopportabile, a sessanta e' un piacere raffinato. (S. Guitry)

L'immaginazione e' peggio di un carnefice cinese. Essa dosa la paura e ce la fa assaporare a piccoli sorsi. (Alain)

Cresce l'amore per il denaro quanto piu' cresce la somma che si possiede. (Giovenale)

L'unica gioia al mondo e' cominciare. E' bello vivere perche' vivere e' cominciare, sempre, ad ogni istante. (C. Pavese)

L'eta' non ci fa ne' migliori ne' peggiori, ma un po' piu' di come siamo. (M. L. Becker)

Adulatore e' colui che dice, senza pensarle, le cose che l'adulato pensa di se stesso senza dirle. (G. Papini)

La legge nella sua maestosa equita' proibisce sia al ricco sia al povero di dormire sotto i ponti, di chiedere la carita' nelle strade e di rubare il pane. (A. France)

Ha poca importanza quello che la gente pensa di me, vera importanza ha cio' che io penso della gente. (Regina Vittoria d'Inghilterra)

Pure forme di intuito sono spazio e tempo, ben vedo: questo cantuccio, con te, a me sembra infinito. (J. W. Goethe)

Forse il vero amore si riconosce dal fatto che fiorisce in circostanze che manderebbero in pezzi ogni altra cosa. (E. Havemann)

Per governare rettamente uno stato e' necessario prima ordinare bene la propria famiglia. (Confucio)

Votate per il candidato che promette meno: vi deludera' di meno. (B. Baruch)

Non si contano gli anni di un uomo finche' egli non ha nient'altro da contare. (R. W. Emerson)

L'amicizia ha le braccia abbastanza lunghe per tenersi e unirsi da un angolo del mondo all'altro. (M. de Montaigne)

La donna giudica un uomo privo di volonta' quando si piega ai capricci di un'altra donna, ma lo ritiene di carattere se si attiene a cio' che lei gli comanda di fare. (S. Guitry)

La scuola e' un ambiente dove dei vecchi macrocefali sviluppano la memoria nei giovani a spese dell'immaginazione. (O. Johnson)

E' nostro vizio imparare piu' per la scuola che per la vita. (Seneca)

Un uomo di spirito sarebbe sovente molto imbarazzato senza la compagnia degli sciocchi. (La Rochefoucauld)

Un amico e' come il vino nuovo: invecchiera' e lo berrai soavemente. (Bibbia)

L'amore e' forte come la morte, la gelosia e' dura come l'inferno. (Cantico dei Cantici)

Accade dell'amor vero come delle apparizioni dei fantasmi: tutti ne parlano ma pochi li hanno visti. (La Rochefoucauld)

Tra il desiderio e il rimpianto quasi sempre c'e' posto per una sciocchezza. (D. D'Arc)

La pigrizia cammina cosi' lenta che la poverta' non fa gran fatica a raggiungerla. (Confucio)

Alcuni uffici sono come i camposanti: su ogni porta si potrebbe scrivere 'Qui riposa il signor Tal di tale'. (M. G. Saphir)

Si puo' essere piu' furbo di un altro ma non piu' furbo di tutti gli altri. (La Rochefoucauld)

La felicita' e' un profumo che non si puo' spargere sugli altri senza farne ricadere qualche goccia su di se'.

La maggior parte delle volte si ricerca la felicita' come si ricercano gli occhiali quando si hanno sul naso. (G. Droz)

La ragione e il torto non si dividono mai con un taglio cosiì' netto che ogni parte abbia soltanto dell'uno. (D. D'Arc)

Coloro che vincono, in qualunque modo vincano, mai non ne riportano vergogna. (Machiavelli)

Degno di gloria e' quei che ruba un regno. Chi ruba poco d'un capestro e' degno. (G. B. Casti)

Anche l'albero piu' grande e' cresciuto da un piccolo seme. (Proverbio coreano)

Ragione e passione sono timone e vela della nostra anima navigante. (Kahlil Gibran)

Sanremo 'trash' 2010

giovedì 25 febbraio 2010

Questa edizione del Festival era partita molto meno male di come poi si e' rivelata. Si' perche', anche se povero di contenuti gia' dalla prima serata, il testo di qualche canzone partecipante mi aveva colpito.

Tra me e me ho pensato che in fondo il Festival e' una buona occasione per noi italiani per staccare veramente la spina dalle mille contraddizioni e contrapposizioni che oggi come oggi ci stanno asfissiando. E nello stesso tempo e' una buona occasione per ricordarci dell'italianita' che ci accomuna e di attaccarci un po' di piu' ai valori propri di una nazione.

Una presa di coscienza in tal senso sicuramente puo' dare una grossa mano ad affrontare problemi in cui ci siamo impantanati. E per questo mi e' piaciuta la canzone di Nino D'Angelo e Maria Nazionale che fa anche un esplicito riferimento alla Salerno-Reggio Calabria ("...Simmo 'o specchio e n'autostrada ca nun vonno maie ferni'..."), e quindi in un certo qual modo ai problemi che dobbiamo risolvere per essere veramente un'unico paese. Peccato che l'opera di sensibilizzazione di questi artisti italici non abbia sortito un effetto positivo su determinati rappresentanti leghisti (Zaia: "Par condicio dei dialetti a Sanremo").

Poi c'e' stato Antonio Cassano che si e' mostrato in una veste indiscutibilmente naturale. In un certo qual modo, anche questo potrebbe essere un bel messaggio per un popolo che deve cambiare. Il Cassano scapestrato che tutti abbiamo conosciuto, oggi e' un giovane modello. Amore incondizionato per la mamma, impegno totale per perseguire degli obiettivi importanti e la consapevolezza del matrimonio e della famiglia come base per costruire un avvenire. Anche questo puo' far bene all'Italia. A dare una dritta a quell'esercito di bamboccioni che sono oggetto dell'ira di taluni politici che si scaglia indistintamente da destra e da sinistra.

Peccato pero' che il tutto venga vanificato da messaggi che hanno un effetto uguale e contrario. Il 'modello Cassano', infatti, esclude la cultura come strumento di cui ognuno dovrebbe dotarsi per migliorare la nostra societa' (Cassano afferma fieramente che nella sua vita ha letto meno libri - uno - di quanti ne abbia 'scritti' - due).

Tutto sommato, pero', la migliore nota che ho potuto leggere nella prima serata e' stata lo spogliarello di Dita von Teese. Veramente armoniosa nei sui movimenti e molto sexy in ogni sua posa. Le curve accentuate non disturbano anzi risaltano la naturalezza di una donna che ha saputo far parlare il linguaggio del corpo femminile, senza far ricorso alla volgarita' - come sempre piu' soventemente accade.

In generale, mi e' parso che gli ospiti femminili abbiano avuto nel complesso un maggior peso in tutto l'arco del Festival. Dalle presenze della principessa Rania a quella di Jennifer Lopez, passando per il balletto del Moulin Rouge e Susan Boyle. Ma poi anche la stessa Antonella Clerici e il ripetuto richiamo alle sue colleghe della televisione. Tutto cio' ha dato un tocco di femminilita' marcata, svelando aspetti che ognuno indistintamente dovrebbe far propri e impiegare per affinare e rendere piu' nobile il proprio animo.

Restando in tema di femminilita', c'avrei scommesso che sarebbe stato anche dal punto di vista del concorso, un Festival al femminile. Noemi, Malika Ayane e Irene Grandi hanno presentato dei testi molto profondi o anche solo delle belle melodie.

Un po' per la mia convinzione e un po' per il disgusto di veder ripescati dal televoto personaggi che per me erano stati meritatamente esclusi - come Valerio Scanu e il trio di Pupo, Emanuele Filiberto e Luca Canonici, che comincia ad consolidarsi l'idea di un Festival 'trash', che culmina con un'ultima serata, a dir poco agghiacciante.

Antonella Clerici mostra il peggio di se' con i suoi discorsi preparati e sistematicamente dimenticati. E non solo! La finale premia quello che il popolo (del) sovrano ha eletto tramite telefonino, anche persino lasciando un dubbio piu' che legittimo dentro buona parte degli Italiani sull'attendibilita' dei risultati. Ma soprattutto senza tener conto ne' delle qualita' canore degli artisti ne' dei testi delle canzoni in gara. E infine, i fischi della platea quando si e' cercato di dare un po' di spessore alla manifestazione, ricavando uno spazio per temi di attualita' che diversamente non riescono a trovare l'eco che si meritano.

Mi viene da pensare che questo Festival sia stato solo la foto della naturale involuzione di un popolo masochista che prova piacere a subire i modelli appariscenti e senza succo che l'ambiente impone, mettendo la testa sotto la sabbia per sottrarsi alla responsabilita' di prendere decisioni, che comportanto sforzi che mai verranno ripagati... se non verranno mai fatti.

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