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Insanita'

martedì 10 novembre 2009

Se c'e' una puntata di Report che non sono riuscito a dimenticare e' quella intitolata La cura. E ho sempre tenuto ben saldo in mente che avrei dovuto commentarla nel mio blog.

In breve, si parla di sprechi babilonici e di furti incommensurabili, che nessun cittadino che non si senta implicato in questo malaffare dovrebbe permettere, a costo di dover lasciare i propri affetti, e imbracciare le armi per andare a scovare questi impostori e parassiti che vivono alle spalle della popolazione onesta.

Ma quel che rende questo quadro degno di essere paragonato ad eventi molto spiacevoli della storia dell'uomo, e' che in molti contesti - specie, guarda caso, quelli in cui si e' molti impegnati a non perdere di vista il business che ruota intorno alla sanita' - si puo' morire anche in tenera eta', per superficialita' inammissibili.

Ognuna delle due motivazioni e' terribile dal mio punto di vista, ma viste entrambi nel loro insieme come il problema della sanita' in Italia, diventano inconcepibili. Proprio per questo, quindi, ne parlero' come due problemi a se' stanti.

Forse molte persone - come me - non ci arrivano, ma in tutta franchezza non riesco a capire se e' piu' conveniente sprecare purche' si spenda oppure se e' meglio spendere il giusto a costo di non spendere tanto.

Limitando il discorso alle nostre tasche, penso che nemmeno le logiche del consumismo piu' sfrenato abbracciano a pieno la prima affermazione, e che la seconda e' una asserzione vera, specie da un punto di vista soggettivo. Quello che non si riesce a realizzare e' come cio' si capovolga se si parla di spesa pubblica. Sarebbe bello quindi se qualcuno riuscisse a dimostrare che, in un contesto cosi' ampio, quale quello della sanita', il primo teorema sia quello vero.

Allora risulterebbe giustificato il proliferare di attivita' illecite attorno alla sanita'. Dovremmo anche fare un plauso a quel medico che apre la puntata La cura di Report che, con la complicita' di una infermiera, fa approvigionamenti di materiale sanitario dentro clinica Santa Rita di Milano, per poi usarlo per la sua libera professione (non voglio entrare in merito al fatto che lo stesso medico e' protagonista di un conflitto di interessi piu' che evidente, che ha degli effetti benefici per l'attivita' privata e dei riflessi negativi nell'attivita' pubblica). Come dovremmo farlo al responsabile degli acquisti (prima del commissariamento del 2006, a seguito dell'omicidio del primario Francesco Fortugno) dell'ASL 9 di Locri, che compra scatole di cerotti a prezzi che arrivano fino a 3000 euro al pezzo oppure compra delle protesi testicolari e peniali (i cui impianti sono rarissimi) a prezzi da capogiro (si parla di ricarichi sul prezzo di mercato del 900 per cento). Protesi che tra l'altro non sono state mai ricevute dall'acquirente. Sembra evidente come quest'ultimo sia stato solo un modo per favorire qualche azienda distributrice di questi prodotti. Sicuramente contraccambiato da qualche regalo per le persone compiacenti. Ma se lo scopo e' spendere - a prescindere dallo spreco - ben venga.

Di sprechi, ce ne sono tanti altri che sono bene evidenziati nella puntata La cura di Report. Anche di quelli che non si potranno mai condannare perche' legalmente non fanno una grinza. E non c'e' nemmeno distinzione di tendenza politica che sia caratterizzante per gli sprechi. Per esempio, la Regione Calabria (insieme ad altri enti, tra cui l'Universita' degli Studi Magna Grecia di Catanzaro) nel 2004 ha costituito la Fondazione Tommaso Campanella. Una fondazione di diritto privato (quindi, difatti, un ente privato (*)) ma i cui finzanziamenti provengono, per la somma ragguardevole di 50 milioni di euro l'anno, dalla Regione Calabria.

Inizialmente, lo statuto prevedeva il finanziamento della fondazione da parte della regione, fino al 2007. Tuttavia, visto che l'inizio dell'attivita' si e' protratto fino al 2006, tuttora la Calabria non ha smesso di finanziare questa struttura. Questo finanziamento pubblico cessera' allorquando la fondazione ricevera' il riconoscimento come IRCCS (Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico) da parte del Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali. Da quel momento, infatti, l'ente privato non avra' piu' bisogno dei soldi del fondo sanitario della Regione Calabria, in quanto sara' finanziato direttamente dal ministero per produrre brevetti sanitari. E questa non e' assolutamente una bella cosa visto che la fondazione, e piu' in generale il COE (Centro oncologico di eccellenza cosi' Anselmo Torchia - presidente della Fondazione Tommaso Campanella - fa riferimento al polo oncologico che la fondazione gestisce interamente) e' stato messo in piedi soprattutto con il denaro (o debiti, che sempre soldi sono!) dei Calabresi. Alla fine, invece, ai Calabresi restera' solo una struttura privata (magari 'convenzionata', come e' tipico in Calabria) che tocchera' pagare ancora una volta per riceverne le cure.

Insomma, ho l'impressione che questa maestosa opera sia nata piu' per gli interessi di classi ristrette che non per il bene della collettivita'. Una mannaia sulla testa dei Calabresi che prima pagano l'universita' per raggiungere i risultati che serviranno alla fondazione per ottenere il riconoscimento di IRCCS. Quindi, finanziano l'ente che eroghera' il servizio. E, infine, continueranno a pagare per ricevere il servizio. Per inciso, quindi, ai Calabresi poco cambiera' se e quando la fondazione sara' qualificata come IRCCS.

Sta di fatto che al momento, per incapacita' della classe dirigente del polo oncologico oppure della classe politica calabrese, o per intrecci politici di cui non ci si riesce nemmeno a fare una vaga idea da cittadini comuni, la fondazione non ha ancora ricevuto il riconoscimento di IRCCS.

Non solo. Affiorano gia' - a pochi anni dalla sua costituzione - dei sospetti riguardo la conduzione amministrativa non del tutto impeccabile. Come si puo' chiaramente evincere da un interessantissimo articolo che ho trovato rovistando nella rete (La Fondazione Campanella fa 90. Di danno erariale e di indagati, che fa riferimento anche ad un post altrettanto interessante sulle origini della fondazione - Fondazione Campanella: pane, chemio e politica).

Per quanto riguarda l'operato del polo, sebbene il governatore Agazio Loiero lo presenti come 'il fiore all'occhiello' della sanita' calabrese, Report mette in mostra come a dirigerlo ci siano delle persone (**) disinteressate del tutto sull'avanzamento delle attivita' di ricerca che si svolgono al suo interno, e come oltretutto la colossale struttura che ospita il polo antitumori (ndr: il policlinico Mater Domini) e' nettamente sottoutilizzata rispetto alle sue potenzialita'. Ma questo di certo non entra in conflitto con il 'teorema degli sprechi'. Anzi, disinteressandosi deliberatamente del funzionamento della struttura, si ha piu' tempo per spendere, incuranti di quello che puo' essere veramente necessario e quello che no.

Rimanendo ancora in Calabria, il caso piu' emblematico di sprechi nella sanita' e' senz'altro il numero di strutture ospedaliere della Piana di Gioia Tauro: sette ospedali per cento posti letto su una superficie di 500 chilometri quadrati e abitata da centottantamila persone. A parte la densita' troppo alta di posti letto per abitante, il vero dato che salta all'occhio nella Piana di Gioia Tauro e' l'elevato numero di strutture ospedaliere tutte incredibilmente vicine. Tutte risorse che si replicano (o meglio che si dovrebbero replicare): strumenti, strutture, professionalita' e cosi' via. Ma non puo' passare inosservata l'elevata spesa sostenuta per queste strutture che appare ancora piu' esorbitante se la si contrappone allo stato di degrado in cui queste strutture versano. Come pure l'elevato numero di figure sanitarie per posto letto. Ma nella logica dello spreco, anche questo quadro tornerebbe molto utile da un punto di vista dell'economia.

Ma gli sprechi non sono solo una peculiarita' calabrese. Voglio citare a tal proposito, anche un caso che e' spudoratamente venuto alla luce in seno allo scandalo delle escort in cui e' stato coinvolto il presidente del consiglio e un certo Gianpaolo Tarantini. Nella puntata di Annozero del 2 ottobre intitolata No Gianpi, no party, in cui ha partecipato una delle escort (ndr: Patrizia D'Addario), si e' cercato di portare l'attenzione su un aspetto che purtroppo non fa tanto audience quanto gli scandali della vita privata di un personaggio politico, ma evidentemente senza tanto successo. Si e' parlato della strana correlazione tra l'attivita' di Gianpaolo Tarantini come procacciatore di giovani donne da portare a Palazzo Grazioli, e l'aumento sproporzionato della spesa per protesi da parte della sanita' pugliese. In particolare, si e' parlato di un incremento del 243% della spesa per protesi, rispetto al 2001 (contro un incremento nazionale nello stesso periodo che si assesta al 51%). Il tutto avendo preventivamente presentato Gianpaolo Tarantini come manager di una azienda (ereditata dal padre) che rivende protesi. Considerando trascurabile l'aspetto delle escort, e tralasciando le cause dell'impennata del fabbisogno di protesi da parte della Puglia, quello che conta e' ancora, secondo l'asserzione sugli sprechi, che si e' speso tanto.

Senza interferire con l'assunta validita' del sistema degli sprechi, pero' c'e' da dire che non e' passata inosservata l'anomalia dell'impennata della vendita di protesi da parte della societa' di Gianpaolo Tarantini, alla Guardia di Finanza (Quell'anomalo boom di protesi) la quale ha avviato un'inchiesta.

Insomma, alla fine di questa lunga carrellata di esempi di sprechi degli ultimi tempi nella sanita' italiana (che lasciano solo presagire quanto diffusa sia questa pratica nel settore), e' chiaro che non posso fare alcuna deduzione sull'utilita' o meno dello sperpero. Tuttavia, emerge da ciascuno di questi casi come:


  • Dietro ogni spreco ci siano elementi che fanno sospettare corruzione delle persone che curano il servizio sanitario per il cittadino.

  • Lo spreco di denaro pubblico, nella maggior parte dei casi, favorisce una ristretta classe di persone e quindi difatti il denaro disperso non rientra in modo equo nelle tasche dei contribuenti, accentuando disparita' sociali.

D'altra parte, l'erogazione continua di fondi da parte degli enti preposti per la sanita', che in buona percentuale risultano dispersi in spese inutili, causa ammanchi che si traducono in debiti per tutti i cittadini italiani. Ad esempio, sempre nella puntata La cura di Report, Milena Gabanelli riassume il deficit della Regione Calabria in 2 miliardi e 160 milioni di euro che verrano pagati da tutte le regioni italiane, e quindi da tutti i cittadini.

C'e' un secondo aspetto della sanita' che interessa ciascuno di noi da un punto di vista ancora piu' profondo. Perche' si dovrebbe staccare completamente dal denaro. Mi riferisco all'obiettivo unico che la sanita' dovrebbe perseguire, ovvero il benessere dell'individuo.

La profondita' di questo aspetto e' tale perche' c'e' in ballo la vita, che e' il bene piu' prezioso per l'uomo. E diventa ancora piu' profondo se si pensa che la sanita' deve puntare a riconsegnare all'uomo quella dignita' che brutte malattie e infortunui talvolta portano via.

Se io qua mi soffermo a dire che spesso non e' cosi', e' perche' la cronaca ci porta molti esempi che ci fanno capire che i sanitari sono spesso distolti dagli obiettivi che nativamente dovrebbero perseguire.

E non voglio essere il solito populista che punta il dito contro questo e contro quello ogni volta che si verifica qualcosa nella sanita' che tocca ognuno di noi dal di dentro. D'altronde, la sanita' la fanno delle persone e oltretutto si basa su studi scentifici (e le relative esperienze) i cui confini di conoscenza sono ancora lontani dal poter essere immaginati dalla mente di un essere umano.

Non e' normale, ad esempio, che in Calabria nell'agosto scorso c'e' stata una escalation di incidenti che ha causato 5 vittime in corsia. Come si puo' leggere dal post Malasanita'. Aumentano morti sospette in Calabria. Deceduto ragazzo per appendicectomia, si tratta di casi per cui si fa veramente fatica a credere che si possa esser morti cosi' oggi che la chirurgia fa miracoli.

A rendere piu' incredibile il tutto e' l'eta' dei martiri della sanita'. Si pensi alla mamma morta durante un parto in una clinica privata di Cinquefrondi, al ragazzo morto per un attacco di appendicite acuta, alla bambina di otto anni morta all'ospedale di Cetraro e a quella di cinque anni morta a Locri.

I protocolli medici sono uguali dappertutto sul territorio italiano. Cambiano le persone che operano presso le varie strutture. Ma cambiano anche le strutture. E qui tutto tornerebbe al fattore denaro. Ma prima di ritornare su questo elemento di cui l'uomo riesce sempre meno a tirarsi via di dosso per lasciar trasparire la sua moralita', penso che ognuno deve riflettere sulle proprie responsabilita' quando esercita una professione. Tanto, ma tanto di piu', quando in ballo ci sono delle vite umane. E si dovrebbe arrivare al punto in cui una sfida professionale si accetta o anche si rifiuta, qualunque sia il fattore che possa pregiudicare il successo della sfida.

Si diceva poc'anzi che i soldi possono deturpare l'etica delle figure impegnate nella sanita', talvolta compromettendo irrimediabilmente il raggiungimento del benessere dell'uomo che la sanita' si prefigge. L'assurda morte della giovane Federica Montaleone a causa di un blackout durante un intervento chirurgico all'ospedale di Vibo Valentia, potrebbe essere un esempio lampante di quanto appena asserito. Che non sia questo un macabro sabotaggio della carriera dell'allora direttore generale dell'ASL 8 di Vibo Valentia, Francesco Talarico? Diversamente, dimettendosi subito dopo l'accaduto (nonostante la citazione in giudizio per l'inchiesta aperta su questo tragico episodio) per accettare l'incarico di direttore amministrativo della Fondazione Tommaso Campanella, avrebbe dimostrato di essere la prima persona che nella sanita' non ci potrebbe stare, in quanto priva di moralita'.

C'e' da dire, pero', che Francesco Talarico ha poi dato prova di avere una coscienza dimettendosi da direttore della fondazione allorquando e' stato rinviato a giudizio nell'ambito della stessa inchiesta (Si dimette il DG Talarico).

Ma questi aspetti qua non sono una esclusiva calabrese. Ritornando alla puntata La cura di Report, si e' parlato anche la' della clinica degli orrori. Questo e' il nome attribuito alla clinica Santa Rita di Milano dopo che e' scoppiato lo scandalo degli interventi inutili che venivano fatti con l'unico scopo di elevare il numero di prestazioni fatte dalla clinica e, cosi' facendo, aumentare i compensi ricevuti dalla Regione Lombardia. A capo di questa squadra di killer c'era una tale Pier Paolo Brega Massone, attualmente in carcere con l'accusa di omicidio aggravato dalla crudelta'. E si, perche' alcuni degli anziani pazienti ci hanno anche rimesso la vita prendendo parte incosapevolmente a questo gioco al massacro.

E proprio perche' si trattava di anziane persone che la cosa mi ha mosso particolarmente la coscienza. Ricollegandomi a quanto detto prima, la sanita' dovrebbe ridare dignita' alle persone che sfortunamente tendono a perderla, per cercare di dare un senso piu' profondo anche a quelle vite. E questo esclude che bisogna togliere la dignita' a chi se l'e' sudata per una vita e adesso e' indifeso di fronte alla malvagita' di persone senza scrupoli. Un taglio sulla pelle, un intervento importante e' un segno che resta. Tanto piu' rimane quanto meno motivi per giustificarlo ci sono. Tanto piu' il gesto diviene una mostruosita'.

Quindi, anche se ho trattato separatamente due punti dolenti della sanita' italiana, non e' rinnegabile che c'e' una causa comune che li rende tali: il denaro. Sembrerebbe che in ciascuno degli aspetti il denaro gioca un ruolo differente, visto che prima si parla di sprechi mentre nell'altra si parla far soldi. Tuttavia, anche quando si sperpera denaro in realta' c'e' sempre un fine che consiste nel veicolare i soldi verso una destinazione ben chiara.

Purtroppo, pero' allora ci accorgiamo che il problema da questo punto di vista e' globale. Proprio in questi giorni si sta incessantemente parlando di pandemia causata dal diffondersi del virus influenzale A/H1N1. Il virus si e' diffuso da marzo 2009 a partire dal Messico in tutto il mondo, e ha origine in grossi allevamenti ('lager' come li definisce la giornalista Monica Maggioni nella puntata di Speciale TG1 del primo novembre) di suini di proprieta' della Smithfield Corporation.

Non so se mai questa multinazionale sia stata chiamata a rispondere delle sue responsabilita', visto le presunte origini da cui si e' scatenato un simile putiferio. Ma e' certo che a multinazionali del settore si deve la ridenominazione dell'influenza suina in influenza A/H1N1. Continuarla a chiamare influenza suina avrebbe ovviamente causato non pochi danni al settore.

Del resto, si sospetta che dietro questa impunita' ci sia chi ha deciso piuttosto di cavalcare l'onda. Semplicemente, perche' ci sarebbero stati dei buoni margini di speculazione. Prima fra tutti c'e' la lobby delle grandi case farmaceutiche mondiali ovvero Big Pharma (***) (A tal proposito, e' molto interessante leggere l'articolo Virus A, affari d'oro per Big Pharma Il vaccino vale 10 miliardi di dollari).

Poi, a seguito, troviamo sicuramente il governo americano. La benedizione di Barack Obama a questa linea d'azione penso sia sostanzialmente dovuta ad una strategia per tirar su l'economia mondiale, e quindi anche quella americana, in un modo che in pratica si distingue dallo stile guerrafondaio del suo predecessore George Bush. D'altronde, una simile accondiscendenza gli avrebbe anche semplificato la vita nella sua politica interna. Forse la legge sulla sanita' che sta per essere approvata in America e' un tacito accordo tra l'oramai soddisfatta Big Pharma e il governo americano.

Gli U.S.A., con la loro influenza mondiale, non hanno impiegato molto a trascinarsi dietro i governi filoamericani e, cosi' facendo, tutti gli altri. Infine, naturalmente, anche i media hanno trovato in questo fenomeno una buona mucca da mungere. Ma in tutto cio', quello che e' certo e' che realmente l'influenza A e' solo una normale influenza che non colpisce ne' piu' ne' meno della classica influenza stagionale. Cio' e' chiaramente esposto nel servizio sulla pandemia del 9 novembre di Voyager, nel parere di un esperto dell'Organizzazione Mondiale della Sanita'.

Una storia triste, anche questa. Se queste ipotesi sono verificate, rimangono tante speranze riposte nelle mani di un presidente nuovo, e un'unica grande delusione di tante e tante persone soggiogate per un unico e sporco scopo: il denaro. Peraltro, giocando su un aspetto, quale la salute, che gli esseri umani sono chiamati a preservare per dare maggior senso alla propria esistenza. Quale sarebbe la differenza tra questo approccio e la costrizione alle guerre di George Bush?

Dare il giusto rispetto al denaro come unica via per ritrovare il rispetto per le persone e' forse questa la giusta terapia per curare la sanita' malata.

Pasticcio finanziario

domenica 30 novembre 2008

Se ci trovassimo su una nave in mezzo all'oceano e questa nave cominciasse pericolosamente a barcollare, penso che ognuno di noi si preoccuperebbe di salvarsi e non di capire le cause, le responsabilita' e qualunque altro dettaglio che non aiuterebbe a mettersi in salvo.

Forse questo e' quello che e' successo nei giorni appena trascorsi, a seguito del tracollo della finanza mondiale, che ha avuto come focolaio i templi economici e finanziari dell'America, ma che si e' man mano esteso a macchia d'olio su tutto il globo.

Tutti si sono preoccupati giustamente di preservare i capitali propri; la politica (o almeno una parte) si e' data da fare per proteggere le classi dei piccoli risparmiatori e della piccola e media impresa; le banche hanno invocato l'aiuto delle istituzioni; le banche centrali hanno tagliato il costo del denaro; il papa ne ha approfittato per trovare nuovi clienti tra gli orfani della finanza impazzita.

Io, come un temerario, mi avvento a capire le cause e i colpevoli di questa colossale destabilizzazione che ancora non si e' compiuta del tutto. Mi e' rimasta impressa una intervista di qualche tempo fa di Lucia Annunziata a Massimo D'Alema conseguente alla caduta dell'ultimo governo Prodi e, in particolare, mi e' rimasta in mente l'affermazione di D'Alema: <<La politica e' l'ostaggio dell'economia>>. All'epoca, la frase era riferita al fatto che l'Alitalia aveva stretto per il collo il governo (ndr: il governo Prodi e' rimasto poi 'strozzato'). Io penso che dovremmo riflettere bene e sicuramente riusciremo a trovare un bel po' di casi in cui questa affermazione descrive perfettamente la realta' dei fatti.

Anche se poco si parla delle cause - come ho gia' puntualizzato, tutto ha origine nello 'sgonfiarsi' di una nuova bolla speculativa. Gia' nel 2000 c'era stata la crisi dell'hi-tech che - per quanto abbia fatto numerose vittime - si e' rivelata in proporzioni relativamente contenute. La crisi che ci sta colpendo oggi e' invece quella dei mutui subprime (i.e.: mutui concessi dalla banche a societa', senza richiedere particolari garanzie, come avviene normalmente ad un privato quando si presenta in banca e chiede un mutuo). In sostanza, i titoli legati ai mutui sono lievitati fino a raggiungere valori ben al di sopra del valore reale.

Intere organizzazioni bancarie (Bear Stearns, Merril Lynch e la societa' assicurativa AIG) hanno puntato i loro investimenti su titoli legati alle ipoteche immobiliari (proponendo obbligazioni legate alla crescita di tali titoli).

Alcuni operatori finanziari, invece, hanno addirittura beneficiato di prestiti dalle banche per acquistare titoli legati ai mutui e "ricollocarli" a prezzi sempre piu' alti, con il beneficio ulteriore di dover estinguere il debito in un secondo momento.

Difatti, questi attori sono coloro che hanno alimentato "legalmente" degli strumenti finanziari che sono fuori dal controllo dalle authority che vigilano sul mondo finanziario (hedge fund). Il risultato di questa tumultuosa operativita' finanziaria, a causa di questa crescente domanda di titoli legati ai mutui (e quindi di credito richiesto verso le banche), e' un via via crescente numero di insolvenze da parte della gente comune e, quindi, di pignoramenti e il conseguente crollo dei titoli legati alle ipoteche.

Quindi, in particolare, i gestori degli hedge fund hanno pilotato il crollo dei titoli legati ai mutui decretando la loro svalutazione e, cosi' facendo, hanno massimizzato le rendite (ovvero, hanno speculato) degli strumenti finanziari da loro gestiti.

E cosi', il crollo repentineo (e prevedibile - almeno per le persone che operano in questi settori, al punto che parecchi hanno fatto fortuna su questo crollo) si e' rivelato un vero disastro per le stesse organizzazioni (che hanno dovuto dichiarare il fallimento) e, ancor piu', per i risparmiatori che hanno affidato le proprie fortune alla scelleratezza delle figure che operano per le banche, negli "interessi" dei suoi clienti.

Molti altri operatori finanziari, invece, hanno realizzato degli incommensurabili capitali.

A parte il lecito dubbio che questo sia uno scenario messo in piedi da colossi finanziari americani come Bank of America e JP Morgan (cfr.: La grande bugia del finanziamento bancario), mi chiedo come si fa a giustificare che il sistema finanziario dei nostri giorni possa consentire una destabilizzazione di queste proporzioni. Un sistema piu' rigido paralizzerebbe l'economia mondiale? Ma perche' forse e' piu' importante l'economia che non la dignita' dell'uomo? Milioni di persone sono state depradate della serenita' onestamente conseguita faticosamente con anni di sacrifici. A parte i capitali erosi, si pensi alle centinaia di migliaia di posti di lavoro che in parte sono stati gia' persi e di quelli che si perderanno nei mesi a seguire. Al dramma di queste persone e delle loro famiglie che inevitabilmente si riperquotera' su coloro che avranno la fortuna di continuare a preservare la propria occupazione. Si pensi anche che siamo ancora e solo noi a farci carico di questo enorme buco, per evitare di precipitare in una crisi piu' profonda e senza possibilita' di ritorno. Cio' dovrebbe bastare a delineare i contorni degli effetti di questo "attentato all'umanita'", e dare a ciascuno di noi la consapevolezza che c'e' la necessita' di fare chiarezza sulle responsabilita' che sono senz'altro da ricercare negli ambienti della politica - dove non si e' saputo proteggere adeguatamente il sistema finanziario, e della finanza - dove c'e' chi ha abusato di un sistema debole, forte del fatto che la finanza puo' mettere con le spalle al muro il mondo intero.

Oltre il Caucaso

mercoledì 24 settembre 2008

Si parla sempre piu' di rado del conflitto del Caucaso che nella seconda meta' dell'agosto appena trascorso, ha arroventato i rapporti tra l'occidente e la Russia. Io ne avrei voluto parlare subito, ma ho voluto 'saggiamente' aspettare per evitare gaffes dovute all'allora poco chiaro evolversi dei fatti.

Premetto subito che la mia sensazione originaria che una responsibilita' indiretta degli Stati Uniti ci sia, e' intatta. Tuttavia, mi preme per questo puntare il dito contro Putin per la grossa ingenuita' di cedere alle provocazioni di Bush - nelle vesti del presidente georgiano Saakashviili, proprio nel periodo piu' delicato della campagna elettorale per le presidenziali in America (gesto insano che finira' inevitabilmente per favorire i repubblicani nella corsa alla Casa Bianca).

D'altra parte, chi ha un'idea chiara di chi possa essere Putin? Io personalmente non riesco a farmene un'idea precisa. E' colui che sta faticosamente (e non poteva essere altrimenti) riportando a galla la Russia. Ma e' anche colui che ha ordinato stragi nella regione separatista della Cecenia. E poi non dimentichiamoci dell'omicidio misterioso di Anna Politkovskaja. E tanti altri atteggiamenti discutibili in cui il 'presidente' e' coinvolto, ancora potrei elencare.

Assolutamente non si puo' far a meno di citare, tra i lati oscuri di Putin, la sapiente (o abusiva, dipende dal punto di vista) mossa politica da lui escogitata e messa in atto, che nonostante i due mandati consecutivi come presidente, lo relega ancora verosimilmente alla guida della Russia (*).

E' pur vero che forse la Russia non si poteva assolutamente permettere un personaggio nemmeno un pelino meno intransigente di Putin, se voleva riscattarsi dall'umiliazione del crollo dell'impero sovietico.

Le intenzioni di un riscatto, comunque, ci sono tutte. Gia' la guerra lampo in Ossezia del Sud e Abkhazia sono un avvertimento per gli Stati Uniti, ancor piu' che per gli stati dell'ex Unione Sovietica (Georgia e Ucraina in primis) e del patto di Varsavia in generale (Polonia nella fattispecie), in modo che capiscano che difatti hanno riconosciuto l'indipendenza del Kosovo al pari di come la Russia ha riconosciuto l'indipendenza delle due regioni caucasiche. E con cio' non voglio giustificare ne' la Russia ne' gli Stati Uniti, ma voglio solo enfatizzare come sono stati proprio gli Stati Uniti ad aver creato un precedente pericoloso che non ha impiegato tanto a rivelarsi una potenziale bomba ad orologeria.

Quel che piu' mi lascia perplesso e mi fa' ancora restare fermo sulle mie convinzioni che la questione del Caucaso non ha origine nell'aggressivita' russa, e' tutta una serie di azioni che stanno prendendo piede nei dintorni del territorio russo ad opera degli Americani. Basta citare lo scudo antimissile in Polonia e la presa di posizione affinche' Georgia ed Ucraina entrino quanto prima a far parte della NATO. L'obiettivo e' chiaro ed e' in netto contrasto con gli accordi che la stessa America fece con Gorbaciov, quando costui mise in atto il passaggio storico che contraddistingue la storia moderna ovvero la fine della guerra fredda.

E qui tutto rimane fedele alla mia linea di pensiero riguardo gli Americani e ai soliti giochetti sporchi a cui sogliono prestarsi.

Egoismi americani

domenica 16 marzo 2008

L'apertura di nuovi mercati ha sconvolto un po' la vita di tutti. Anche quella di coloro che l'hanno osannata. Primi fra tutti gli Americani. E, secondo il mio punto di vista, mai piu' di adesso stanno esponendo il loro egoismo.

Dalle mie parti, si suole dare del 'cazzone americano' per dire che uno e' proprio un minchione. Io penso che gli epiteti coneati dai nostri predecessori, come pure i detti, hanno sempre un solido fondamento di verita'. D'altronde, i miei avi hanno avuto modo di conoscere bene di che pasta sono fatti gli Americani prima per la liberazione dell'Italia dal fascismo ad opera loro, e poi per l'immigrazione che ci ha visti sbarcare in quantita' nel nuovo continente.

Allora non esito a pensare che il loro egoismo altro non e' che qualcosa di ancor piu' commiserevole.

Forse ci si doveva guardare bene dal diffondere repentinamente il liberismo americano in paesi come India, Cina, Corea, Singapore e Indonesia (insieme coprono una popolazione che e' quasi la meta' della popolazione mondiale), ma evidentemente contro le scellerate pressioni delle grosse multinazionali ad aprire le porte di nuovi mercati, l'America nulla di meglio ha saputo fare se non benedire la 'conquista' dell'Est.

Oggi la corsa di questi paesi verso la modernizzazione ha sensibilmente variato la domanda di beni di prima necessita'. E' normale, quei paesi che stanno conoscendo l'industrializzazione stanno alzando giorno dopo giorno il loro tenore di vita. Cambiano le abitudini, quindi, di un sempre piu' alto numero di persone di quei paesi. Anche quelle alimentari. Ad esempio, molte persone si possono permettere di mangiare la carne bovina a tavola. Quindi, diciamo che mediamente un cinese consuma un chilo di carne bovina in piu' rispetto all'anno precedente. Questo si riflette in un grosso aumento di capi bovini da allevare. E quindi nel consistente aumento di produzione di cereali. Potrebbe essere questa una spiegazione del perche' il prezzo dei cereali e' cresciuto cosi' tanto.

D'altra parte, l'industrializzazione di suo richiede l'impiego di macchine e, quindi, di combustibile per farle funzionare. Non e' difficile immaginare che il progresso di questi paesi abbia fatto impennare il fabbisogno mondiale di combustibile. Avrei due congetture da esporre a seguito:


  1. La corsa degli Americani per la 'conquista' del medioriente

  2. L'America che non mette mano alle proprie scorte di petrolio e piuttosto si mette a produrre migliaia di tonnellate in piu' di mais a discapito della produzione di grano e soia

Mi viene da pensare che la frenetica individuazione di motivazioni valide contro l'Iraq, l'Afghanistan e l'Iran altro non e' che una conseguenza della logica seguita in questa argomentazione. La crociata americana in medio oriente avrebbe garantito la tensione giusta per tenere alto il prezzo del petrolio e, soprattutto, il controllo del petrolio (Come poi oggi si e' verificato). L'America - nella figura delle grandi multinazionali petrolifere - in questo modo vedrebbe realizzata la massimizzazione dei profitti completata dalla elevata domanda di combustibile causata dalla enorme e sempre piu' crescente richiesta dei paesi dell'estremo oriente asiatico (come penso che si stia verificando).

Probabilmente, il benessere dei paesi dell'Est asiatico e' esploso troppo in fretta. Ma sicuramente l'economia mondiale si sarebbe saputa autoregolare per soddisfare anche la crescente richiesta di carni bovine ovvero di cereali necessari agli allevamenti di carne bovina. Tuttavia, il boom della domanda di combustibile ha spinto molti paesi al cambio di destinazione delle colture di grano e soia in colture di mais. Infatti, al contrario di cio' che ci si aspetterebbe, la produzione di mais non e' aumentata per alimentare un numero crescente di capi bovini da macello, ma per aumentare la produzione del piu' remunerativo combustibile (ndr biocarburanti). Tra gli altri effetti ottenuti da questo scossone delle abitudini alimentari mondiali, c'e' stato l'aumento del prezzo delle farine, con conseguenze che si annunciano devastanti per i paesi piu' poveri. In prima fila, tra quelli che hanno attuato questo gioco, troviamo gli Americani che sono i primi produttori di mais al mondo. Nel loro stile, non hanno guardato in faccia nessuno. Infatti, il governo ha incentivato la produzione di biocarburanti (anche se risaputamente si possono produrre in modo piu' naturale - generando meno inquinamento - dalla canna da zucchero, favorendo tra l'altro l'economia di un paese povero come il Brasile). Oltretutto, gli Americani detengono grosse scorte di petrolio e sicuramente potevano fare scelte piu' altruiste.

Difatti, cio' dovrebbe dare un fondamento piu' solido ad uno dei fenomeni scaturiti dall'apertura affrettata dei nuovi mercati o, se si preferisce, dalla nuova ondata di 'egoismi americani'.

In conclusione, tutti dovremmo tenere ben chiaro in mente un'obiettivo fondamentale a cui si mira ovvero il benessere dell'essere umano e dell'umanita'. Ancor di piu' dovrebbe essere chiaro che lo strumento fondamentale per il raggiungimento di questo scopo e' la redistribuzione del benessere che attualmente detiene sono una piccola fetta del pianeta, e di quello che si produrra' in seguito. E in tutto questo non c'e' spazio per scopi subdoli. Gli effetti cominciano a pregustarsi e potrebbero non risparmiare nessuno..

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