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Harry a pezzi

giovedì 15 luglio 2010

Sebbene Woody Allen sia uno dei miei attori preferiti, non ho visto poi tanti dei suoi film. Harry a pezzi (Deconstructing Harry) e' uno di quelli che ho visto (al momento, solo una dozzina di volte! :-0) e lo trovo una fotografia di una parte rilevante del suo modo di essere. L'amore per l'arte, l'ossesione del sesso e la sua alta capacita' introspettiva che si esprime al meglio sul lettino di uno psicoanalista, sono - in sintesi - i tre aspetti della sua personalita' su cui verte l'intera commedia.

C'e' il bello, il discutibile e il circospetto. Insomma, c'e' quello che in una persona puo' piacere, ma c'e' anche cio' che va deplorato. Eppure Woody Allen piace ed e' indiscutibilmente un genio dei nostri tempi.

E la sua genialita', piu' che in altri, la trovo espressa in questo film. E non mi scandalizza che questa opera possa essere un'autobiografia. Perche' gli aspetti di una personalita' accomunano tanti e tanti esseri umani dello stesso genere. E le perversioni di Harry - oltre ad essere un messaggio di protesta verso chi lo critica con ipocrisia - non sono altro che degli aspetti umani messi a nudo, con un'ironia propria di Woody Allen, e con una schiettezza che difficilmente si trova non solo nell'ambiente cinematografico, ma anche nella vita di tutti i giorni.

E' il modo di esporre queste inquadrature della sua personalita' che rendono i suoi film un modo unico di descrivere la natura umana. E diventa eccelso quando lo si inquadra in un contesto di contrapposizione alla critica bigotta - specialmente quella ebraica, avversa al suo modo di fare arte.

Il protagonista, Harry Block, e' uno scrittore che ad un certo punto della sua vita si trova a doversi confrontare con la sindrome del 'blocco dello scrittore' ovvero con la paura che lo attanaglia di aver perso la fantasia - strumento alla base del suo lavoro.

Scorrendo il film ci si rende conto che la causa della nevrosi di cui e' preda non e' altro che una conseguenza del particolare modo di essere di Harry. La sua condotta di vita, che trapela tra un atto del film e l'altro, come scene di vita (o di ricordi di vita) quotidiana oppure come scene dei suoi racconti con impronta maldestramente autobiografica, lo porta in un vortice la cui via d'uscita si rivelera' essere la riconciliazione con i personaggi frutto della sua creativita'.

Il film inizia con una scena che racconta le pagine dell'ultimo libro di Harry. Un libro autobiografico sugli intrecci del suo secondo matrimonio con Jane (nel libro Janet) nella casa di campagna del Connecticut. La scena si focalizza sulla sveltina tra Ken, il protagonista, e Leslie (che nella 'vita reale' e' Lucy, sorella di Jane).

La critica afferma che il film ha molti riferimenti alla fine del rapporto di Woody Allen con Mia Farrow - anche se Woody Allen ha sempre ribadito che si tratta di riferimenti casuali. E la casa del Connecticut citata nel film e' uno di questi riferimenti. Mia Farrow, infatti, possiede una casa di campagna nel Connecticut, a cui Woody Allen si e' ispirato per scrivere diversi dei suoi film.

Il film riprende con il ritorno alla 'vita reale'. Lucy, lasciata dal marito che ha avuto la certezza del tradimento della moglie dopo la pubblicazione del libro, raggiunge Harry a casa e comincia una sfuriata nei suoi confronti che mette in evidenza la ricaduta di Harry-uomo ma esaltano l'ascesa di Harry-scrittore, quasi a manifestare la relazione di inversa proporzionalita' che sussiste tra la riuscita nella professione e nella vita privata di un essere umano.

La scena e la sua interpretazione danno luogo a un sorriso soffocato da una stretta al petto, grazie alla veemente interpretazione di Judy Davis e al denso contenuto del rimbrotto di Lucy.

Lucy: Sei andato via due anni fa. Mi hai spezzato il cuore.
Lucy: Hai lasciato tua moglie e me per una 'cagnetta'. Me e Janet!
Harry: Jane. Janet è il personaggio del libro.
Lucy: Ora dopo due anni la tua ultima opera emerge da questa fogna di appartamento!
Lucy: Hai trasformato la nostra sofferenza in oro letterario!
Lucy: Tu causi infelicita'.
Lucy: Usando la tua schifosa alchimia, la trasformi in oro come un negromante!

Ma nel descrivere come Harry venga risucchiato in questo vortice, Woody Allen non tralascia la descrizione di situazioni particolari che caratterizzano questo malessere. La piu' emblematica delle quali e' la scena dell'attore fuori fuoco, interpretato da Robin Williams.

E' una metafora molto fine, che spesso - a riprova di cio' - e' stata richiamata per dare enfasi a situazioni reali. Ad esempio, su 'Il Fatto Quotidiano' di martedi' 29 settembre 2009, l'articolo 'Un partito senza' di Antonio Padellaro scrive: 'In un film di Woody Allen, 'Harry a pezzi', c'e' un regista che non riesce a capire come mai l'attore inquadrato in macchina risulti sempre sfuocato. Ma e' l'attore che non funziona, non la cinepresa. La stessa immagine sbiadita e fuori sincrono la sta dando di se' il PD...'.

E forse in questa scena c'e' la chiave di lettura del film. Lo psicoanalista usa questo aneddoto per spiegare ad Harry che, come l'attore fuori fuoco pretende che la sua famiglia si metta gli occhiali per essere visto come lui vuole, anche Harry 'si aspetta che il mondo si adegui alla stortura che lui e' diventato'.

All'inaspettato riconoscimento della vecchia universita' di Harry, che ha deciso di onorarlo, si contrappone il progressivo sgretolamento della sua vita privata. Finisce la relazione con Fay, sua giovane ammiratrice. Degenera il rapporto con la prima moglie Joan, che non gli affida il figlio Hilly per il giorno della cerimonia all'universita'. E' abbandonato in un primo tempo dall'amico Richard che decide di non accompagnarlo all'evento.

Nonostante tutto, alla fine, per la cerimonia Harry riesce a farsi supportare da Hilly (sottratto all'amica della madre Beth Kramer all'uscita della scuola), da Richard e Cookiee - la prostituta di colore con cui era stato la sera prima e che aveva assoldato per accompagnarlo.

Ma il tragitto in macchina verso l'Adair University si rivela drammatico. L'incontro virtuale con i suoi personaggi che lo rimproverano. La visita a casa della sorella Helen e la lite causata dall'ebraismo morboso di lei e dalla contrapposizione di Harry verso il loro padre. La morte di Richard in macchina. La cerimonia saltata a causa dell'arresto per rapimento, prostitute in auto in possesso di marijuana e possesso di arma da fuoco senza porto d'armi.

Dal carcere Harry viene tirato fuori da Fay e Larry - fresco marito e amico di Harry. Dopo vari dissensi, Harry stremato dalle avversita' accondiscende nel benedire il loro matrimonio.

In un momento di depressione quantomai profonda, tra sogno e realta', spunta il professore Wiggins che lo accompagna alla premiazione che era saltata il giorno prima. Ad attenderlo sul palco l'applauso di tutti i personaggi delle sue opere.

La confessione di Harry a seguito della commozione per l'inaspettata accoglienza, e' il messaggio del film. Imparare a vivere conoscendo se stessi. Accettarsi cosi' come si e' per liberarsi delle nevrosi e vivere meglio.

Harry assume maggiore consapevolezza anche dai messaggi dei propri personaggi:

Per me e' un personaggio interessante. Non funziona bene nella vita ma funziona solo nell'arte.
Questo e' triste, ma anche buffo.
E' ottimo come romanzo. I suoi libri sembrano tristi in superficie.
Mi piace smontarli perche' in fondo sono felici, ma lei non lo sa.

E forse questo rappresenta il segnale che egli finalmente ha imparato a riconoscersi e migliorare attraverso le sue creazioni. E in una serenita' ritrovata, riprende la sua passione di scrivere con un nuovo romanzo nel cui preambolo afferma 'che tutti conosciamo la stessa verita'. La nostra vita consiste in come scegliamo di distorcerla'.

In un contesto piu' generale, e' il modo in cui viene dosata l'arte nella nostra esistenza, tra professione e vita privata, a determinare le nostre inclinazioni. Tutto sta nel riconoscere l'arte che c'e' in noi, perche' l'arte e' il nostro rifugio ('...Solo la sua prosa era serena. In piu' di un'occasione gli aveva salvato la vita.').

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