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L'individuo indifeso

martedì 17 giugno 2008

Ognuno di noi segue una strada. Si', magari fa delle scelte e segue quello che il proprio istinto e la propria ragione alla fine hanno deciso.

Talvolta, e oggi piu' che mai, sono molti i fattori esterni che hanno una voce sulle nostre scelte. Ma per quanto alto possa essere il numero delle persone che hanno la fortuna di capirlo e guardarsi bene dall'essere soggiogati da queste, non ci si puo' mai esimere dall'influsso degli agenti che lungo la strada consapevolmente scelta, si incontrano.

Io, ad esempio, mi sento vittima di questo 'circolo vizioso'. Da quando ho iniziato a riflettere a voce alta, non faccio altro che tornare su argomenti di cui sento parlare alla tivu', di cui leggo sui giornali e di cui parlo con la gente. E poi mi chiedo quanto quello che leggo e quello che sento influiscano su quello che scrivo. E se il peso di questi fattori fosse realmente elevato, dove sarebbe la mia liberta'?

Se sono riuscito bene a distinguere le urla del mio silenzio dalle urla delle mie urla, sento che un fatto di attualita' che e' causa di un rigurgito interiore, e' la questione della 'Sicurezza'.

Tutto ha origini lontane. Ma oggi quelle che erano in me voci lontane, sono cori chiari e unanimi. Ma voglio andare per gradi.

Tutto e' partito da George Bush Sr., con la prima guerra del Golfo. A me hanno fatto credere che c'era una ragione concreta che ha scatenato questa guerra. E, con il senno di poi, razionalmente c'era. Non si puo' accettare passivamente la violazione della sovranita' di uno stato.

La cosa e' scemata. Forse si trattava di primo tentativo - fallito - di incudere timore tra gli individui.

Poi il trionfo del liberismo con l'avvento della New Economy (che io ribattezzerei alla luce dei nostri giorni, la 'Poor Economy'). Per me, tutto e' coinciso con l'esaltazione dell'arroganza del mondo occidentale. Di quelle persone che alzano la voce perche' un fondamento di insicurezza e un complesso di inferiorita', li contraddistingue. Di quelle persone che si illudono di violare la liberta' altrui senza limitare la propria.

La reazione del resto del mondo ha gettato le basi per un ritorno al tentativo di incudere paura nelle persone. Stavolta i tempi erano maturi. Come forti erano le necessita' di creare questo clima.

Forse persino l'attentato delle Twin towers e' stato solo un gesto della vigliaccheria dei figli del liberismo (Diversamente, l'altra possibilita' e' che si e' trattato di una reazione alla disonesta' morale dei figli del liberismo. Il che non muta in sostanza la posizione di un atteggiamento sporcamente liberista).

Ma non insisto affatto su questa mia ultima affermazione, perche' farei il gioco degli attori protagonisti di questo scenario. Impostori che basano le loro congetture su quello che la gente 'percepisce' piuttosto su quello che oggettivamente e' il problema. E che ha come arma, un'arma che spara sapori di insicurezza tra gli individui.

Va da se', che questi miserabili sono ben riusciti a rendere il timore dell'individuo uno strumento per nascondere un buon numero di problemi reali (non percepiti!) e allo stesso tempo per tenere in piedi una classe politica che abusa consapevolmente e senza scrupoli di questo sudicio populismo.

La campagna di pace in Afghanistan e la seconda guerra del Golfo, sono state tutto sommato ben viste nel mondo Occidentale. E gli strascichi sono stati del tutto 'benevoli' su scenari internazionali come pure in realta' a noi tutti piu' vicine.

Nelle nostre citta' parlare di sicurezza e' un buon antidoto a qualunque problema. Basta fare attenzione a quello che un qualsiasi mezzo d'informazione promulga.

E' noto che la notizia e' per lo piu' mirata a fare odiens e non informazione. Si parla di piu' degli scandali della casa reale d'Inghilterra che non del governo che ha varato una legge ad personam per un politico che abbiamo votato. Ma il peggio e' che la notizia talvolta e' finalizzata (volutamente o no) ad aumentare la percezione che il cittadino ha della necessita' di essere protetto. Spesso usando gli extracomunitari come capro espiatorio per la miriade di problemi di cui siamo sommersi. Si parla di piu' dei nordafricani che spacciano droga agli angoli delle nostre citta' che non di chi ha in mano il business dello spaccio di stupefacenti e della prostituzione. Del resto, nessuno si fa scrupoli nemmeno a criminalizzare anche cittadini comunitari, facendo, tra l'altro, etichettare il nostro paese come 'xenofobo' e difatti calpestando il sacrosanto diritto di migrazione dei popoli che ogni paese civile dovrebbe riconoscere. E cosi' si parla piu' del presunto tentativo di rapina di un bimbo da parte di una ROM (e della relativa 'caccia all'uomo') che non delle persone che a decine muoiono sul lavoro.

E oggi la tendenza non cambia. Gli esponenti di governo decantano la necessita' di sicurezza che il popolo acclama. E si e' arrivati a spiegare tremila soldati lungo le strade delle nostre citta'. E quanto ancora si puo' fare! Tutto finalizzato a distrarre il cittadino dai problemi reali. E lasciare che qualcuno possa indisturbatamente fare o non fare il proprio dovere di politico.

Chi vede come esagerata questa 'teoria della cospirazione', puo' sempre cominciare a domandarsi se realmente la sicurezza del cittadino e' diminuita rispetto agli anni addietro. Magari qualcuno rispondera' positivamente ad una tale domanda. Allora suggerisco di chiedersi se magari cio' puo' trovare una giustificazione nell'aumento della disparita' sociale. D'altra parte si puo' continuare chiedendosi se l'aumento della linea dura riuscira' a garantire la sicurezza dei cittadini o scatenera' odi incontenibili tra diversi ceti della societa'. E se si arrivasse alla legalizzazione della detenzione di armi per la difesa personale come culmine dell'esasperazione della sicurezza dell'individuo? Allora forse solo allora si capira' che abbiamo sbagliato strada...

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