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Il Codice Da Vinci

venerdì 17 febbraio 2012

Vista la popolarita' che ha raggiunto questo libro di Dan Brown, avrei dovuto astenermi anche dal recensirlo. Ma e' stata troppa l'estasi dell'averlo letto nelle giornate di una calda estate su un'amaca o sotto un ombrellone su spiagge incantevoli, oltre che nei soliti posti dove soglio leggere. Il tutto non avrebbe nemmeno acquisito tanto fascino se realmente il romanzo non fosse subito apparso essere un thriller mozzafiato gia' dalle prime pagine, con interessantissimi innesti di chicche storiche piacevoli da leggere e difficilmente reperibili senza effettuare ricerche particolarmente approfondite sui temi trattati nel romanzo.

Penso che siano diverse le motivazioni che mi hanno spinto verso la lettura di questo libro. In primo luogo, e' la voglia di spostare le mie attenzioni verso la Francia. Ancor di piu' verso Parigi e il Louvre. Il posto dove si incentrano buona parte delle situazioni descritte in questo romanzo. Ma d'altra parte non posso prescindere da una componente inconscia che lega il titolo del libro e i miei studi accademici. I codici e la crittografia sono, infatti, il fulcro delle scienze informatiche. E sono forse le teorie che hanno reso l'informatica una disciplina scientifica a tutti gli effetti. Infine, leggere di Londra dopo avere visto alcuni dei posti in cui e' ambientata l'ultima parte del romanzo e' un incentivo ad una ricostruzione piu' verosimile di cio' che si legge. Un'evocazione piu' intensa delle situazioni che produce emozioni che riempiono.

La trama e' ben pensata e articolata ma, nonostante cio', molto coerente. Molto dettagliata e scorrevole allo stesso tempo. Ricca di suspance al limite di quanto la scrittura ne possa trasmettere. Forse e' stato proprio questo a farmi venire piu' volte la voglia di andare a vedere subito il film Il codice da Vinci (The Da Vinci Code), di Ron Howard e con Tom Hanks, che e' stato tratto dal romanzo. Ma per il resto, in linea con il mio pensiero, penso sia stato giusto leggere il libro prima di tutto.

L'inizio lascia gia' presagire l'inclinazione thriller del romanzo. Jacques Sauniere, direttore del Louvre, e' stato ammazzato da Silas, un monaco albino dell'Opus Dei zoppicante a causa del cilicio indossato sotto il saio, intento nella ricerca della Clef de voute (Chiave di volta), nel salone principale dello stesso museo. Prima di essere raggiunto da un colpo di arma da fuoco, l'uomo si aggrappa ad un dipinto di Caravaggio e fa scattare l'allarme. Il sistema d'allarme attivo fa abbassare le inferriate che bloccano l'ingresso nel salone principale del museo, impedendo al suo assassino di raggiungerlo. In tale isolamento, anche dopo essere stato colpito, Sauniere ha il tempo, prima di morire, di togliersi i vestiti, distendersi sul pavimento e disporsi nella stessa posizione della figura disegnata nell'Uomo vitruviano di Da Vinci. Sauniere inoltre si disegna addosso, con il proprio sangue, un pentacolo e infine lascia vicino al suo corpo le seguenti informazioni:

13-3-2-21-1-1-8-5
O, Draconian devil!
Oh, lame saint!
P.S. Trova Robert Langdon

Il motivo per cui l'Opus Dei e' alla ricerca della Chiave di volta e' sostanzialmente dovuto alla paura dell'intenzione del pontefice di rendere meno rigide le leggi che regolano la Chiesa. Questo 'respiro' avrebbe in qualche modo toccato anche l'Opus Dei, l'associazione cattolica tra le piu' conservatrici, guidata dal vescovo Aringarosa. Il vescovo percepisce la necessita' di fare qualcosa che gli dia gli strumenti in mano perche' cio' non avvenga. Questo qualcosa e' il ritrovamento del Santo Graal. Per impossessarsi del Santo Graal, Aringarosa si affida ad una figura che si e' presentata a lui dando delle indicazioni credibili relativamente al Santo Graal. Tale figura, che all'interno del romanzo e' identificata come 'Maestro', e' inizialmente misteriosa ma l'evolversi del racconto rivelera' essere un personaggio tra quelli che hanno un ruolo chiave nella soluzione del giallo del Louvre.

Dan Brown da' un'ampia esposizione relativamente alle diverse interpretazioni del Santo Graal. E questo e' sicuramente un aspetto che nel film di Ron Howard, non si puo' cogliere e lo rende per questo nettamente meno interessante. E forse e' proprio l'interpretazione di cosa si intende per 'Santo Graal', la chiave del romanzo. Il significato che alla fine Dan Brown relega a questo concetto e' quello dedotto da una delle tesi piu' recenti ovvero, quella esposta da Henry Lincoln - attore e documentarista inglese, che ha origine tra il 1969 e 1970. Da tale tesi lo stesso Lincoln ha tratto il libro Il Santo Graal pubblicato nel 1982, con il supporto di Michael Baigent e Richard Leigh.

La locazione del Santo Graal sarebbe un segreto in custodia al Prieure de Sion (Priorato di Sion). Il Priorato di Sion e' un'associazione segreta fondata a Gerusalemme nel 1099 da Goffredo di Buglione, nobile condottiero della prima crociata che dopo aver conquistato la citta', fu nominato Advocatus Sancti Sepulchri (Difensore del Santo Sepolcro), rifiutando il titolo di re della citta' dove Cristo era morto, asserendo che 'mai avrebbe portato una corona d'oro laddove Cristo l'aveva portata di spine'. Alla sua morte, avvenuta nel 1100, divenne re suo fratello Baldovino, col nome di Baldovino I. In tutto questo, Goffredo di Buglione, divenne depositario di un segreto occulto conservato dalla sua famiglia sin dai tempi della morte di Cristo. Per proteggere tale segreto e tramandarlo da una generazione all'altra, fondo' il Priorato di Sion.

Il Priorato di Sion negli anni che seguirono venne a conoscenza di importanti documenti sepolti sotto le rovine del Tempio di Erode, costruito sui resti del Tempio di Salomone. Tali documenti (che, a mio parere, dovrebbero essere la testimonianza della discendenza di Gesu' dal re Salomone) avrebbero rafforzato il segreto di Goffredo di Buglione. Ragion per cui il Priorato di Sion fondo' un ordine militare di nove cavalieri chiamato Ordine dei Poveri Cavalieri di Cristo e del Tempio di Salomone, ovvero i Cavalieri Templari o semplicemente Templari.

In sostanza, il segreto sarebbe da ricercarsi nella discendenza della famiglia di Goffredo di Buglione da Maria Maddalena, ritenuta moglie di Cristo dai vangeli gnostici (*). Discendenza 'avvalorata' dalla fuga dalla Palestina (**) di Maria Maddalena e di altri ebrei, per approdare in Provenza. Una volta in Provenza, Maria Maddalena, incinta, risali' il Rodano raggiungendo la tribu' dei Franchi, che non sarebbero stati altro che la tribu' di Beniamino nella diaspora ebraica, ed avrebbe avuto un figlio di nome Giacomo. La tesi sostiene che tale tribu' e' quella da cui ebbe origine la dinastia dei Merovingi.

Dunque, anche Maria Maddalena sarebbe cosi' una discendente di una famiglia reale. L'unione con Gesu' e il concepimento rappresentano quindi la continuita' di una dinastia.

Forse a partire da questa ultima ipotesi che Lincoln ha iniziato a trarre delle conclusioni sul significato di Santo Graal, che si distaccano dalle altre. Il termine 'Santo Graal' letteralmente indica una coppa o un piatto, visto che il termine 'graal' e' un vocabolo del francese antico. La trasposizione della traduzione francese di 'Santo Graal' ('San Greal') in 'sange real' ovvero 'sangue reale', ha portato ad associare il termine Santo Graal al calice da cui Gesu' bevve nell'ultima cena. Lincoln, invece, nella sua tesi si spinge piu' in la' dando un senso univoco al termine 'Santo Graal' che in buona sostanza accentra il suo significato come termine che ha origine inequivocabilmente da 'sangue reale'.

L'etimologia della parola secondo Lincoln, unita alle rivelazioni dei vangeli gnostici (*), rappresentano quindi per Dan Brown la chiave per inferire che il segreto custodito dal Priorato di Sion altro non e' che la preservazione della dinastia dei Merovingi dall'estinzione. Che e' anche la prova vera e inconfutabile che Cristo e' stato sposato e ha procreato.

Tale 'segreto', visto in quest'ultima chiave di lettura, e' un costante pericolo per le religioni cristiane e in particolare per la Chiesa Cattolica. E' cosi' che si spiegano le campagne di Clemente V in accordo con il re di Francia Filippo IV che venerdi' 13 ottobre 1307 iniziarono a sterminare i Templari, giudicati eretici da Dio, con la finalita' subdola di impossessarsi dei documenti protetti dal Priorato di Sion e distruggerli per sempre.

Da questa visione della tesi di Lincoln da parte di Dan Brown, si spiegano anche le motivazioni dell'Opus Dei di impossessarsi del Santo Graal. Aringarosa, probabilmente anch'egli inconsapevole di cosa consiste questo documento, pensa di impossessarsene per ricattare la Chiesa, in modo da ottenere piu' potere e scongiurare la linea meno austera che l'attuale pontefice si stava apprestando ad attuare.

Dan Brown si dimostra quindi un gran narratore riuscendo a incastrare eventi storici e religiosi, le tesi di Lincoln e i punti di vista di vari storiologi, in un contesto estremamente avvincente.

Entra in gioco cosi' il personaggio protagonista del romanzo, Robert Langdon, professore americano di simbologia religiosa presso l'Universita' di Harvard, che si trova a Parigi per una conferenza in cui avrebbe dovuto presentare delle diapositive sulle simbologie pagane, e quindi incontrare Sauniere. La direzione centrale della polizia giudiziaria, trovando il nome del professore vicino al corpo senza vita di Sauniere, si presenta alla porta della camera d'albergo dell'Hotel Ritz di Parigi, dove Langdon pernotta, per invitarlo a collaborare nelle indagini per l'inchiesta sulla morte del curatore del museo.

Sulla scena del delitto, Langdon, accompagnato dall'ispettore di polizia Bezu Fache, intuisce che potrebbe non essere facile uscire pulito da quella situazione che lo vede difatti essere l'unico indiziato. Incoraggiato da Sophie Neveu, crittologa della polizia di Parigi, nonche' nipote del curatore del museo, che gli offre la sua protezione, Langdon e' persuaso che l'unico modo per dimostrare la sua innocenza e' di cercare la verita'. Langdon diviene cosi' indagato e ricercato per l'omicidio del curatore.

Da questo momento ha inizio una lunga serie episodi, a partire dalla decifratura dell'anagramma O, Draconian devil! Oh, lame saint!, che porta al celeberrimo quadro della Monna Lisa esposto dentro il Louvre, dietro al quale Jacques Sauniere aveva impresso con un pennarello con inchiostro a fluorescenza l'anagramma So dark the con of man del titolo del dipinto della Vergine delle Rocce, esposto nella stessa sala del Louvre. Dietro quest'ultimo quadro, il curatore aveva apposto un oggetto metallico a forma di croce. La minaccia di Sophie Neveu di mandare in frantumi l'opera di Leonardo, costringe la guardia - che li aveva sorpresi dentro il museo dopo che avevano fatto credere a Bezu Fache e ai suoi di essere scappati, ad abbassare la pistola e permette alla crittologa di dileguarsi assieme a Robert Langdon.

Sull'oggetto metallico si legge l'indirizzo 24 Rue Haxo che corrisponde ad una filiale di una Banca di deposito di Zurigo. Inoltre, l'oggetto permette loro di entrare nella filiale e ritirare la cassetta di sicurezza associata ad un numero di conto di dieci cifre che i due scoprono essere la sequenza di cifre dei primi otto numeri di Fibonacci ('successione di Fibonacci'). Tale informazione era contenuta tra quelle lasciate da Sauniere e trovate accanto al corpo esanime, intenzionalmente anagrammata in modo da poter coinvolgere la crittologa nelle indagini per il suo omicidio.

All'interno della cassetta viene rinvenuto un cryptex. Dopo una corsa avventurosa, per sfuggire alla polizia, Langdon riesce a trovare ospitalita' a Chateau Villette, la tenuta del nobile amico inglese Leigh Teabing, storico ed esperto del Santo Graal. Dan Brown ha chiamato questo personaggio con il cognome di Richard Leigh e l'anagramma del cognome di Michael Baigent, dopodiche' e' stato da questi citato per plagio del libro Il Santo Graal dove viene esposta la tesi di Lincoln, principale ispiratrice del romanzo. Accusa da cui Dan Brown e' stato prosciolto.

Intanto, dopo aver assassinato i tre senechaux ('siniscalchi') e il Grande Maestro (Saunier) del Priorato di Sion, Silas, si impossessa della informazione 'falsa' del posto dove la Chiave di volta sarebbe custodita. Nella chiesa di Saint Sulpice a Parigi, sotto la Linea della Rosa, Silas non trova la Chiave di volta come gli era stato detto da ciascuna delle sue vittime, e uccide la sorella Sandrine. Poi su indicazione del Maestro giunge a Chateau Villette. Qui si impossessa momentaneamente del cryptex, ma con un'abile mossa, Teabing, l'agente Neveu e Langdon - con l'aiuto del maggiordomo Remy Legaludec - riescono a liberarsi, a sequestrare Silas e scappare a Londra con l'Hawker 731 del lord inglese.

La scoperta della chiave per aprire il cryptex sembra un rompicapo impossibile, fino a quando Langdon - associando il simbolo del Priorato di Sion (la rosa a cinque petali) intarsiato su di esso e dalle parole pronunciate da Teabing (<<La chiave che porta al Graal e' nascosta sotto il segno della Rosa>> ), non riesce a scoprire che sotto il simbolo della rosa presente sul cryptex, e' nascosta la seguente frase:

An ancient word of wisdom frees this scroll
And helps us keep her scatter'd family whole
A headstone praised by templars is the key
And Atbash will reveal the truth

La headstone citata nella frase non e' altro che la testa di ariete in pietra che raffigurava Baphomet, simbolo di fecondita' e procreazione, che i Templari veneravano nel rito sacro dello hieros gamos. La testa di Baphomet e' stato l'elemento accusatorio principale nella campagna di Clemente V per l'annientamento dei Templari. Dalla decifratura del termine 'Baphomet' scritto con l'alfabeto ebraico usando il cifrario a sostituzione Atbash, Langdon ottiene la parola 'SOFIA' che si rivelera' essere la chiave del cryptex. Al suo interno, il cryptex contiene un cryptex piu' piccolo e una pergamena che riporta la seguente frase:

In London lies a knight a Pope interred.
His labor's fruit a Holy wrath incurred.
You see the orb that ought be on his tomb.
It speaks of Rosy flesh and seeded womb.

Dopo l'atterraggio del jet nell'aeroporto di Biggin Hill proseguendo fin dentro l'hangar privato di Teabing, ed essersi sapientemente liberati dalla polizia inglese che attendeva Langdon e Sophie Neveu per arrestarli, i quattro e l'ostaggio si dirigono erroneamente - ma con la consapevolezza di Teabing - verso Temple Church. Qui Remy, rimasto fuori ad aspettare, in accordo preso segretamente con Teabing, libera Silas in modo che questo vada a impossessarsi del cryptex, senza sollevare sospetti in Langdon e quelli di Sophie.

Le cose non vanno ancora come si era pensato e deve essere Remy ad esporsi e cosi' appropriarsi del cryptex, fingendo di catturare Teabing. Dal baule della macchina Teabing, nelle vesti del Maestro, riferisce telefonicamente a Silas di lasciare la Chiave di volta a Remy e andare a rifugiarsi in un convento dell'Opus Dei finche' le acque non si fossero calmate. Intanto anche la polizia giuduziaria con a capo il tenente Collet (visto che nel frattempo il capitano Bezu Fache e' intento nell'inseguimento di Langdon a Londra) si accorge di quanto Teabing fosse realmente implicato in questa faccenda. Scattano cosi' le operazioni per arrestare il monaco albino e per fermare lord inglese.

La prima operazione coincide con l'arrivo di Aringarosa al convento dell'Opus Dei dove e' ospite Silas, che sta per venire arrestato dalla polizia di Londra. Silas cerca di fuggire e nella colluttazione a fuoco con la polizia rimane ferito, dopo aver erroneamente sparato al vescovo da poco sopraggiunto al convento. Silas fugge disperato con il vescovo tra le braccia e lo lascia al St Mary Hospital per ricevere le cure che lo salveranno. Lui invece morira' dissanguato, poco dopo, affranto dai rimorsi, sotto la pioggia di Kensigton Gardens.

La seconda operazione invece e' un tantino piu' complicata. Infatti, Teabing incontra il maggiordomo nei dintorni di St James Park. Remy gli fa avere il cryptex ma, il fatto di essersi esposto in Temple Church, lo relega agli occhi del suo padrone come una possibilita' della polizia per incriminarlo. Cosi' Teabing, con il pretesto di festeggiare il prezioso ritrovamento, lo incita a bere un sorso di cognac che pero' contiene della polvere di arachidi a cui Remy e' estremamente allergico. Remy morira' quasi istantaneamente.

Teabing si incammina con il cryptex in tasca verso Westminster e il Big Ben, alla volta di Westminster Abbey dove l'aspettava un nuovo dilemma da sciogliere prima di proseguire sulla strada del ritrovamento del Santo Graal. A Westminster Abbey arrivano anche Langdon e la crittologa, dopo aver compreso che 'a pope interred' nella frase ritrovata sulla pergamena sta a indicare 'seppellito da Alexander Pope' e non 'seppellito da un papa'. E Alexander Pope e' stato realmente colui che presiedette al funerale di Isaac Newton tenendo un commovente discorso per l'amico e collega defunto, prima di spargere le ceneri sulla sua tomba.

Dopo aver trascorso invano del tempo davanti al sarcofago di Newton, Teabing si accorge del sopraggiungere di Langdon e di Sophie. Trovandosi in difficolta' nel ritrovamento della parola di cinque lettere che apre il cryptex, li induce, quindi, in un luogo piu' isolato dell'abbazia per proporre loro di collaborare a rivelare al mondo il segreto del Santo Graal. Al fine di guadagnarsene la fiducia, Teabing da' il cryptex in mano a Langdon e nel frattempo attende la sua decisione per la proposta di collaborazione. Essendo Teabing armato, Langdon comprende il peso della decisione che deve prendere. Se decide di non collaborare, Teabing ammazzera' sia lui che Sophie, diversamente tradira' brutalmente la fiducia riposta in lui dal curatore e quella di sua nipote.

Sapientemente Langdon temporeggia e nel frattempo arriva alla soluzione geniale che sta nella stringa 'APPLE'. Difatti, la mela e' il frutto che e' alla base degli esperimenti di Newton che allo stesso tempo ha causato la 'collera di Dio' quando Eva la mangio' nel giardino dell'Eden. Inoltre, e' la sfera che - per il fatto di essere alla base del lavoro di Newton, avrebbe meritato di risiedere sulla sua tomba. Infine, ha la polpa rosastra sotto la buccia e al suo interno e' 'inseminata', per il semplice fatto che contiene dei semi.

Di nascosto, apre il cryptex che contiene il foglietto con l'indicazione ulteriorie sulla locazione del Santo Graal, e poi sapientemente costringe Tebing a mollare la pistola per salvare il cryptex oramai vuoto, lanciandolo in aria. L'arrivo di Bezu Fache vede l'uscita di scena definitiva di Teabing. Nel contempo, si delinea nitidamente il ruolo di copertura del capitano nei confronti dell'Opus Dei, fortemente assecondato dal tenente Collet.

Oltre la sottolineatura tagliente del potere politico ricoperto dall'Opus Dei, la ricerca del protagonista e della crittologa si protrae questa volta senza dubbi, dopo la lettura della nuova quartina confezionata da Sauniere:

The Holy Grail 'neath ancient Roslin waits.
The blade and chalice guarding o'er Her gates.
Adorned in masters' loving art, She lies.
She rests at last beneath the starry skies.

I due giungono in Scozia, a una decina di chilometri di Edimburgo, presso la Cappella di Rosslyn. Tale cappella, che un tempo si chiamava 'Roslin' proprio perche' giaceva sulla Linea della Rosa - l'antico meridiano con longitudine zero prima che fosse designato come tale quello di Greenwich, e' stata costruita come una copia del Tempio di Salomone. Proprio per questo sarebbe un posto molto ovvio dove poteva essere custodito il Santo Graal. E Langdon non si da' pace al pensiero della semplicita' sconcertante per individuare la posizione del Santo Graal secondo le ultime indicazioni lasciate da Sauniere. E difatti il suo' presentimento non verra' smentito.

Il romanzo lascia immaginare come Sauniere induca intenzionalmente all'errore Langdon spingendolo fino a Rosslyn. Nella cappella dove aveva gia' portato Sophie da piccola. Dove si rifugiavano la nonna e il fratello di Sophie che lei credeva morti insieme ai genitori, nel misterioso incidente stradale (anche se Dan Brown sembra che dica, per bocca di Teabing, che e' un incidente commissionato dalla Chiesa) in cui questi persero la vita. In realta', la nonna e il nipote vivono a Rosslyn sotto protezione del Priorato di Sion per preservare la dinastia dei Merovingi. Come la nonna ha modo di spiegare a Sophie, i veri cognomi dei genitori sono Plantard e Saint-Clair ed erano entrambi discendenti diretti di Gesu' e di Maria Maddalena. I cognomi sono stati modificati nel tempo per salvaguardare la loro incolumita'.

In questa occasione, la nonna chiama Sophie come gia' da piccola si sentiva chiamare da Sauniere, ovvero 'Princess Sophie', e a questo punto diventa chiaro anche l'ultimo pezzo di informazione del messaggio che il curatore ha lasciato vicino al suo corpo, mentre si apprestava a morire. 'P.S.' sta a significare che il messaggio 'Trova Langdon' e' la sua volonta' che Pricess Sophie si fidi di Langdon per salvarsi e salvare il segreto protetto dal Priorato di Sion.

Questo finale lascia presagire il senso del Santo Graal secondo l'ottica di Dan Brown. Il romanzo tuttavia prevede un epilogo in cui l'ultimo messaggio di Sauniere viene interpretato nel modo piu' logico e meno immediato. Come se Dan Brown non voglia farsi carico di concludere apertamente che il Santo Graal e' la continuita' della dinastia dei Merovingi. Oppure, viceversa, come se volesse elevare ulteriormente la figura del Grande Maestro attribuendogli l'abilita' di far leva su Langdon per salvare il segreto del Priorato di Sion e, nel contempo, di buttarlo fuori strada una volta perseguito il suo scopo, per non svelarlo fino in fondo.

Langdon, tornato a Parigi, capisce che la 'Roslin' citata nella frase del curatore e' la Linea della Rosa e cosi' la percorre seguendo il tracciato segnato per le vie di Parigi da centotrentacinque medaglioni di bronzo. Fino a quando non arriva a Carrousel du Louvre, al centro del cui irrompe verso il basso la Pyramide inversee. Entrando nel Louvre e poi incamminandosi fino al vertice della piramide, Langdon, una volta che si trova sul posto, realizza che il suo vertice che dista due metri da terra e' il 'calice' citato nella frase di Sauniere, mentre il vertice della sottostante piramide in miniatura, alta circa un metro e mezzo e perpendicolare al vertice della Pyramide inversee, e' la 'lama'. Alzando lo sguardo al cielo stellato Langdon non ha piu' alcun dubbio di essere arrivati al punto dove Sauniere avrebbe conservato il Santo Graal, e si inginocchia in segno di grande riverenza.

C'e' stata un'anomalia rispetto alle mie precedenti letture. Il Codice Da Vinci, a differenza degli altri libri, mi ha fatto tenere a lungo la matita in mano mentre leggevo, senza usarla. Senza sottolineare alcuna frase che mi ha colpito e mi ha lasciato un segno nell'anima. Fino a quando ho capito che la matita non occorreva. Perche' non ci poteva essere nulla da sottolineare. Ed e' per questo che concludo che questo romanzo e' leggero.

Ma la mia riflessione contrasta evidentenentemente l'avversione dei contenuti nei confronti della Chiesa. Quei contenuti che hanno sollevato violente polemiche specie quando inizialmente Dan Brown introdusse il romanzo come una storia vera, in cui i riferimenti storici sono frutto di scrupolose ricerche. D'altra parte, chi controbbatte' queste affermazioni pubblicate nell'introduzione alle prime edizioni dell'opera, non venne mai smentito e addirittura l'autore fini' per togliere la sua introduzione dalle successive edizioni. Questo puo' far pensare sicuramente a un mossa promozionale che avrebbe dovuto portare maggior popolarita' a Dan Brown e al suo romanzo.

E cio' puo' essere ragionevolmente vero. Ma in me e' suonata come una esternazione di determinati pensieri sulla Chiesa, sulla religione e, ancora piu' in generale, sulla spiritualita'. Pensieri che vogliono una Chiesa che permetta di credere in Dio e di interagire con l'istituzione 'Chiesa' finanche arrivando a criticare aspetti teologici. Penso che i tempi sono maturi per la Chiesa per liberarsi di un oscurantismo che oramai distoglie sempre piu' persone e le induce verso un ateismo a cui si possono anche attribuire parte dei mali della nostra societa'.

West End di Londra e dintorni

sabato 25 giugno 2011

Ho appena assaporato la vita di questa magnifica metropoli e mi e' bastato per innamorarmene. Tutto e' iniziato per scherzo, acquistando senza pensarci dei biglietti a prezzo stracciato di una compagnia low cost. Me ne ero quasi dimenticato, quando siamo arrivati quasi sotto la data di partenza e c'era da organizzare totalmente questa breve visita a Londra.

Londra c'e' stata sempre nei pensieri riguardo le mete da visitare. Ma sono pressocche' sicuro che c'e' una logica inconscia che mi ha spinto ad accettare, pianificare e gustare una gita in questa metropoli. Alla fine sono sempre piu' convinto che tutto cio' che ci succede e' collegato da un anello ad una o piu' cose che ci sono successe o che ci succederanno. Il romanzo 1984 di George Orwell, ambientato in una Londra immaginaria del 1984 e che ho finito di leggere non molto tempo fa, puo' essere l'elemento direttamente collegato a questo viaggio.

Ed e' per questo che durante gli ultimi giorni prima della partenza sentivo una eccitazione particolare che e' sfociata in un abbraccio totale con questa citta'. E alla luce di cio' che e' stato, una sensazione di fascino si trascina e tuttora mi pervade.

Gia' l'arrivo notturno dentro Londra con il coach della Terravision che dall'aeroporto di Stansted porta a Victoria Station, ha regalato non poche emozioni e stupore per le diversita' che immediatamente si colgono. I blackcab, i doubledecker e la guida del tutto simmetrica rispetto alla nostra. Il Thames (Tamigi) lungo i cui margini si possono ammirare sotto un'esplosione di luci il London Eye, l'ex Millennium Dome e il Gherkin. Gia' veniva la voglia di non trovare la via dell'albergo e stare a zonzo dentro Londra nonostante la tarda ora.

Purtroppo e' stato fin troppo facile trovare l'albergo e a questa delusione si e' sommata quella di una camera che poi abbiamo capito essere pienamente nei canoni di un qualsiasi hotel tra le due e le quattro stelle a Londra.

All'indomani, dopo una ricca colazione all'inglese, ci siamo apprestati ad andare in tutta fretta alla vicina fermata della metro dove dovevamo incontrare l'amica con cui avremmo condiviso la nostra giornata londinese. Peccato che solo sul posto abbiamo scoperto che il nostro leggero ritardo era in realta' un largo anticipo visto che il fuso orario britannico e' un'ora indietro rispetto a quello dell'occidente europeo e i nostri orologi avevano ancora il fuso orario italiano impostato. Poco male visto che avremmo avuto un'ora in piu' da dedicare al nostro tour.

Prima meta Green Park e Buckingham Palace. La guardia con il cappello pennuto e la bella facciata del palazzo reale, ma nulla piu'. Non essendoci sembrato il caso di aspettare le 11 e 30 per assistere il cambio della guardia, il tour e' proseguito tutti assieme attraverso St James Park costeggiando il grazioso laghetto dove di possono fare piacevoli incontri, quali tenerissimi scoiattoli e sontuosi pellicani.

Alla fine di King Charles St, dopo esser passati davanti alla statua di Winston Chuchill, ci siamo trovati sulla nostra destra lo spettacolo del Big Ben, che e' piu' formalmente chiamata Clock Tower (Torre dell'Orologio). La torre fa parte dell'imponente Palace of Westminster, noto anche come Houses of Parliament, visto che al loro interno si trovano le due Camere del Parlamento del Regno Unito, ovvero la Camera dei Lord e la Camera dei Comuni. Sarebbe stato possibile fare una visita all'interno e magari assistere a una seduta di ciascuna delle due Camere, ma ci sarebbe servito un po' di tempo in piu'.

Come un po' di tempo in piu' ci sarebbe servito per visitare l'interno della Westminster Abbey (Abbazia di Westminster) che si trova dal lato della strada opposto alla St Stephen Entrance della Camera dei Comuni.

Cosi' la nostra visita e' proseguita verso Trafalgar Square, attraversando Parliament St e l'ampio viale di Whitehall dove hanno sede numerosi palazzi governativi e luoghi passati alla storia. Trafalgar Sqare e' quella che viene riconosciuta come la piazza centrale di Londra. La piazza e' stata ristrutturata nell'ultimo decennio e le e' stato restituito il prestigio che si merita.

Questa piazza prende il nome dalla battaglia al largo del Capo di Trafalgar, in Spagna, dove gli Inglesi sconfissero Napoleone. I Britannici erano allora guidati dall'Ammiraglio Horatio Nelson, ed e' per questo che al centro della piazza e' posizionata la Nelson's Column. Nella piazza sono anche posizionati anche quattro plinti, tre dei quali sormontati da statue di personalita' di spicco. L'ultimo plinto e' destinato al Fourth Plinth Project. In pratica, viene destinato a opere d'arte contemporanea che anno dopo anno si susseguono. Quest'anno sul plinto abbiamo trovato un'enorme bottiglia di vetro trasparente al cui interno c'era la nave di Nelson.

Ma Trafalguar Square e' una tappa importante soprattutto perche' su di essa si affaccia la sede della celeberrima National Gallery.

Tutto il tempo che abbiamo risparmiato finora era per investirlo in questa splendida galleria dal valore inestimabile per le migliaia di dipinti appartenenti ad artisti che hanno dato lustro a secoli e secoli di storia. Il museo risale agli inizi del 1800. Ma solo nel 1838 fu trasferito nell'attuale sede di Trafalgar Square. Conta decine di sale, raggruppate in quattro aree in base all'epoca a cui risalgono i dipinti:


  • Dal XIII al XV secolo. In questa area (Sainsbury Wing) sono esposti i dipinti a olio appartenenti a grandi artisti del medioevo come Duccio, Mantegna, Uccello, Botticelli e Bellini.

  • XVI secolo. Qui sono raggruppati opere di grandi artisti del Rinascimento come Leonardo Da Vinci, Tiziano, Raffaello e Michelangelo.

  • XVII secolo. Le opere di questa epoca presenti nel museo contano dipinti di Rembrandt, Caravaggio, Vermeer e Velasquez.

  • Dal XVIII all'inizio del XX secolo. Nelle sale riservate a questa epoca si possono ammirare opere di Monet, Gauguin, Goya, Turner, Degas, Cezanne e Van Gogh.

Naturalmente c'e' stato solo da scegliere le aree da visitare. E di comune accordo ci siamo focalizzati sui dipinti piu' recenti, dal XVII secolo in poi (North Wing e East Wing). Non e' possibile trasmettere l'emozione che si prova davanti al Sunflowers e alla Sedia di Vincent di Van Gogh. E' stato anche molto sensazionale ammirare le opere dei sommi esponenti dell'impressionismo, come Bathers at La Grenouillere e Lo stagno delle ninfee di Monet, An old woman with a rosary di Cezanne e Gli ombrelli di Renoir. Ripercorrendo le varie epoche artistiche a ritroso negli anni, ci siamo soffermati parecchio ad osservare Une baignade a Asnieres, fantastico esempio puntinista di Seurat, e lo stile paesaggista del La valorosa Temeraire di Turner, risalente al periodo romantico.

Del XVII secolo i quadri che meglio mi sono rimasti in mente sono stati Cena in Emmaus di Caravaggio, e le opere dei massimi esponenti della pittura olandese di quest'epoca, ovvero i dipinti di Rembrandt - la visita del cui museo mi sono colpevolmente perso durante il mio viaggio ad Amsterdam, e A young woman standing at a virginal e la sua variante seduta, di Vermeer. Ma, forse influenzato dalla mia recente visita al museo di Picasso a Barcellona, l'opera che in assoluto ha completamente rubato la mia ragionevolezza e' stata The Rokeby Venus (nota anche come Venere e Cupido) di Velasquez.

Il pensiero che non ci sarebbe stato un altro giorno alla National Gallery nel futuro immediato, mi spingeva a rimanere a girare per le stanze del museo. Ma effettivamente ha poco senso ripercorrere un cosi' elevato numero di opere tutte insieme. Sarebbe un inutile tentativo di incamerare sensazioni che si sedimentano. Dove un'emozione piu' nuova sbiadisce quelle piu' vecchie. Con rischio molto probabile di arrivare al punto di saziare il cuore e renderlo incapace di apprezzare il messaggio dell'arte insita nei dipinti, e cosi' facendo di trasmettere le emozioni che il visitatore predisposto normalmente percepisce. E cosi' decido che e' piu' saggio proseguire il nostro viaggio.

All'uscita della National Gallery ci siamo trovati sulla nostra sinistra la chiesa di St Martin-in-the-Fields. Mi e' venuta cosi' in mente la famosa filastrocca inglese per bambini che cita le campane di San Martino:

Oranges and lemons,
Say the bells of St. Clement's.

You owe me five farthings,
Say the bells of St. Martin's.

When will you pay me?
Say the bells of Old Bailey.

When I grow rich,
Say the bells of Shoreditch.

When will that be?
Say the bells of Stepney.

I do not know,
Says the great bell of Bow.

Here comes a candle to light you to bed,
And here comes a chopper to chop off your head.

Tale filastrocca e' richiamata nel romanzo 1984 di Orwell. Sono riuscito, quindi, a ricostruire con notevole soddisfazione personale che, nel romanzo, la pinacoteca accanto alla chiesa di St Martin-in-the-Fields altro non e' che la National Gallery e che Piazza Vittoria e' in realta' Trafalgar Square.

Continuando su St Martin's St arriviamo nei pressi di Leicester Square, dove siamo riusciti a combinare un incontro insperato con un mio carissimo amico argentino, Juan Stoppa. Visti i tempi ristretti e l'ora di pranzo incombente, non c'e' stato nulla di meglio che dialogare attorno ad un tavolo di un Pret, gustando dei sandwich e una bibita, come molti lavoratori londinesi usualmente fanno durante la loro pausa pranzo. Anche incontrarsi solo un'ora, e' stato semplicemente bello e mi ha fatto riflettere che per mantenere un'amicizia basta poco.

Dopo questo spuntino, decidiamo di andare a Piccadilly Circus. Mi vergogno un po' a dirlo, ma per giungervi abbiamo ancora una volta ricorso alla nostra Oyster Card e alla metropolitana. Da questa piazza circolare (da cui 'Circus') non sono rimasto molto impressionato dalla statua in bronzo dell'Angelo della Carita', che vige al centro. Difatti, sono forse le luci dei display elettronici sui palazzi ai bordi della piazza che rendono particolare questo angolo di Londra. E proprio per questo che, vista l'ora, oltre al groviglio di giovani persone, nulla ci ha particolarmente toccato di questo posto.

Risalendo Regent St, arriviamo in un posto tanto sospirato dalle mie compagne di viaggio. Si tratta di Carnaby St, per delle giuste e rilassanti visite nei negozi che costellano questa via. E non mi e' dispiaciuto affatto immergermi un po' dentro le tendenze del costume londinese. Non solo evincendole dalle vetrine e dagli scaffali di negozi come David e Goliath che vendono l'humor inglese stampato sulle t-shirt da far indossare a quella gente che si vede bene a comunicare la propria simpatia anche attraverso il proprio modo di vestire. Ma anche osservando fenomeni che inizialmente sono stati proposti come rivoluzionari per questa metropoli e che oggi magari sono gia' ben assimilati nella vita di tutti i giorni. Per noi visitatori di un giorno, invece, e' tutto sorprendente. E un vago presentimento lascia immaginare la diffusione di queste tendenze in tante altre parti del mondo, non senza provare un brivido al solo pensiero.

Ci addentriamo quindi nel Soho, il quartiere di Londra il cui nome deriva dal verso con cui i cani venivano incitati quando questa zona era la tenuta da caccia prediletta dei Tudor. Oggi e' la zona simbolo dell'omosessualita' a Londra, e la strada principale che abbiamo attraversato e' ricca di locali a luci rosse. Ecco che ci siamo scatenati in una serie di foto divertenti a testimonianza della notevole curiosita' che questo posto suscita.

Alternando queste piacevoli passeggiate con delle altrettanto piacevoli pause caffe', attraversiamo Chinatown che e' sostanzialmente un ritaglio di cultura cinese dentro Londra, con i suoi colori e il suo rigoglio commerciale, in questo periodo ulteriormente imbandita di bandierine e gigantografie a riconoscimento del recente matrimonio del principe William e della principessa Kate.

E' la volta di Covent Garden. La zona che, a dispetto della vitalita' che oggi contraddistingue le sue vie e l'omonima piazza dentro cui e' collocato il Covent Garden Market, si chiama cosi' proprio perche' era la sede di un convento. Dalla stazione della metro, percorrendo James St per un breve tratto, si arriva nella piazza al cui interno c'e' il mercato coperto. Arrivare in piazza in orari critici, come il tardo pomeriggio, puo' essere problematico. Infatti, si finisce per essere risucchiati dall'attenzione delle varie boutique, dalle bancarelle e soprattutto dai busker che eseguono le performance piu' impensabili. Intorno alla piazza c'e' la St Paul's Church che non siamo entrati a vedere all'interno ma il cui spazio antistante e' teatro di spettacoli di strada che attraggono spesso folle inaspettate.

Dalla fermata della metro di Covent Garden ci spostiamo per un'altra tappa di shopping ai negozi Harrods di proprieta' di Mohamed Al Fayed, famoso per essere il padre di Dodi, compagno della principessa Diana, entrambi morti in un incidente automobilistico a Parigi. I magazzini Harrods sono oramai diventati uno dei luogi di Londra da vedere. Io ne avrei personalmente fatto a meno, ma poi alla fine anche uscendo da questo posto mi sono potuto portare dietro dei ricordi - alcuni carini, altri che mi hanno lasciato un po' costernato - di questa giornata. Ad esempio, l'impressionante la fila di blackcab che accompagnano le signore della ricca borghesia londinese per un pomeriggio di shopping e il maggiordomo dentro ai bagni del centro commerciale che presta attenzione a quando il cliente vuole lavarsi le mani ed ha cura di versandogli il sapone.

Ci spostiamo quindi nella City, detto anche Mile Square (Miglio Quadrato), che e' l'area che i romani delimitarono da mura quando fondarono questa citta'. Nella City era nostra intenzione visitare Tower of London (Torre di Londra), che altro non e' che un castello che sorge lungo il Thames. E' gia' sera e, a nostro malincuore, le visite sono gia' chiuse. Ma sara' sicuramente tra i primi posti da visitare quando ritornero' a Londra. Tutto cio' che abbiamo potuto fare e' girare intorno alle mura e leggere quanto la nostra Lonely Planet riporta su questo posto.

Dopo la magnifica vista del Tower Bridge dal lato della Bank, attraversiamo il ponte per spostarci nel quartiere Southbank. Una bella passeggiata lungo la Queen's Walk, attraverso le modernissime costruzioni, da una parte, e la splendida vista sul Thames, dall'altra. In particolare, lungo il fiume abbiamo potuto ammirare l'incrociatore HMS Belfast, oramai da lungo tempo attraccata in questa zona del fiume e oramai dedicata soltanto alle visite turistiche. L'incrociatore ha fatto parte della Royal Navy ed ha preso parte a numerose e gloriose battaglie della seconda guerra mondiale, come lo sbarco in Normandia.

Prendiamo la metro alla stazione London Bridge per ritornare nel Covent Garden, il posto prescelto per la nostra cena a base di carne in un locale molto carino, pieno di londinesi che chiudono la giornata lavorativa in un ambiente anche a noi sembrato molto socievole e disinvolto.

E' l'ora dei saluti. Ci separiamo mestamente dalla nostra guida londinese, non senza un pizzico di malinconia, ma con tanta gioia per aver vissuto una gita veramente speciale. Decidiamo per questo di farci un'altra Tennent's in un tipico pub nei pressi del Piccadilly Circus. E' un'atmosfera bellissima e la nostra birra da' un sapore di avventura ai freschi ricordi della giornata appena trascorsa. Un ultimo sprazzo di opposizione al tempo che ci porta via da Londra, ci permette di assistere Piccadilly Circus nella luminosita' dei suoi storici display elettronici. Qualche foto. Ma l'underground sta per chiudere e non abbiamo altra scelta.

La strega di Portobello

mercoledì 27 febbraio 2008

Anche per questo libro di Paulo Coelho mi sono dilungato incredibilmente nel leggerlo. Ma anche questa volta non ho scusanti. E' solo il piacere di sapere che e' sempre la' sul comodino pronto per essere aperto e farmi provare quella sensazione particolare che solo Coelho sa' far provare. Viceversa, e' la paura di tornare a casa, entrare in camera da letto e non trovare sul comodino un libro di questo artista che, come nessun altro, sa' svegliare e deliziare il mio essere persona.

Fra le righe voglio precisare, che un altro libro di Coelho (ndr: 'Il cammino di Santiago') sta la', pronto ad ansimare a lungo prima che finisca tra le mie mani e sotto i miei occhi.

In questo libro, Coelho continua nel suo stile e si rinnova. E' importante, come sempre per lui, l'ambiente in cui tutto si svolge. Ma si tratta sempre di posti nuovi (Londra, Libano, Romania, Dubai e Saintes-Maries-de-la-Mer). O meglio, sono posti per cui riesce a raccontare qualche aspetto nuovo legato alle popolazioni, alle tradizioni, alla storia. Quasi una esortazione ad andare a toccarli con mano e provare le stesse emozioni.

Un'altra novita' che mi ha affascinato in questo romanzo e' la struttura (e l'abilita' di Coelho a dargliela) che e' atipica. Si tratta verosimilmente di un reportage sulla vita della protagonista - la strega di Portobello - raccontato da persone che, piu' o meno - le sono state vicine. Tante interviste che, messe insieme, danno vita a documento particolarmente lineare che descrive la vita di questa donna. Tuttavia, non viene tolto al lettore il sacrosanto diritto di emozionarsi attaverso sempre nuovi intrighi e misteri che una piacevole lettura deve offrire.

NB: Chi non e' interessato all'intrigo e alla suspense, puo' continuare a leggere.

Il redattore di questo documento non e' altri che il poliziotto di Scotland Yard a cui spesso fa' riferimento la protagonista - Sherine Khalil, Athena, strega di Portobello, quando qualcuno le chiede sulla sua vita privata. In realta', Athena vive per forza di cose questo rapporto atipico con questo poliziotto (un rapporto che e' marginale in tutto il racconto, ma che aggiunge solo intrigo ad esso) in modo distaccato, al fine di perseguire il suo intento ovvero, diffondere amore senza per giunta creare un mito.

Quest'ultimo aspetto la porta, insieme al poliziotto, a studiare il modo per uscire dalla figura carismatica che era riuscita a costruire. Magari questo puo' essere visto anche come il suo scopo di vivere una vita piu' normale dopo che la sua 'missione' era compiuta.

Difatti, tutto ha origine da un precoce matrimonio - con Lukas, e da un altrettanto precoce divorzio, dopo la nascita del figlio - Viorel. Viorel e' un nome romeno. Come romene sono le origini di Athena. Athena fu adottata da una coppia di facoltosi Libanesi, presso un orfanotrofio della Transilvania in Romania. Con lo scoppio della guerra in Libano, tutta la famiglia si trasferi' a Londra.

Il periodo dopo il divorzio viene descritto in tutte le difficolta' che una giovane donna sola con un figlio da crescere, si trova ad affrontare. Da li', la vita di Athena e' un continuo crescendo. Anche se non c'e' particolare enfasi verso i meriti della protagonista, ho avuto l'impressione che lo scrittore voglia attribuire il ritrovemento della giusta via ad Athena e alla capacita' di ascoltare il proprio cuore (esortazione ricorrente nelle opere di Coelho).

Piu' che mai, in questo momento Athena avrebbe avuto bisogno dell'aiuto del tanto adorato Santissimo. Ma la Chiesa - strumento con cui Athena suoleva rivolgersi abitualmente a Dio - con i suoi dogmi, si interpone sbattendole le porte in faccia.

Athena accetta questo rifiuto e va a vivere in appartamento, sola con il piccolo Viorel.

Il proprietario di questo appartamento e' Pavel Podbielski. Grazie a Pavel, Athena conosce la Ricerca del Vertice, la danza di gruppo che Pavel dirige, finalizzata a non perdere di vista il 'Vertice', ovvero quel punto del cuore di ognuno di noi che emana luce, fin tanto che si e' disposti ad accettarlo e riconoscerlo.

Lo scopo della danza e' raggiungere l''estasi', ovvero uscire fuori di se' stessi. Cosi' facendo la mattina, Athena riusciva a passare il resto della giornata concentrata su tutto cio' che si verificava intorno a lei.

Attraverso questa danza, Athena riusci' a migliorare i rapporti con i propri colleghi e cambiare il clima lavorativo in tutta l'agenzia di banca dove lavorava. Un cambiamento che porto' ad un incremento di produttivita' che risuono' fino ai vertici direttivi della banca e causo' la promozione di Athena: il trasferimento a Dubai, dove la banca aveva aperto da poco una filiale importante.

A Dubai, Athena viene a conoscenza di un beduino, un certo Nabil Alaihi. Da questi, Athena apprende l'arte della calligrafia. Nabil dice che "...la mano di chi traccia il segno riflette l'anima di chi scrive...", ma io su questo avrei molto da recriminare (ndr: ho una calligrafia che fa schifo!). Per cui, sono proteso ad interpretare questa parte del romanzo, come la descrizione della formazione del carattere di Athena. Athena scopre che il carattere si forma attraverso l'esercizio continuo del proprio corpo (le abitudini), a partire dai piccoli gesti - come puo' essere la scrittura. Non solo, le abitudini non possono prescindere dalla passione che ci si mette nella ripetizione dei normali gesti quotidiani, affiche' l'individuo raggiunga la piena maturazione.

La maturita' e' anche avere chiari i propri obiettivi (e risconoscere i propri limiti come prerequisito per raggiungerli). Questo e' molto ben illlustrato da Coelho con la metafora degli spazi bianchi. Athena attraverso la pazienza e l'esercizio, riesce a dominare le parole, ma rimane il vuoto quando la penna si alza dal foglio, prima di scrivere la parola successiva. Il perseguimento dell'arte della calligrafia, permette ad Athena anche di capire che uno degli spazi bianchi sono le sue origini. Da qui nasce la consapevolezza della necessita' di andare alla ricerca della madre naturale.

Ho trovato molto profonda ed emozionante la descrizione della confessione di Athena ai genitori adottivi di voler conoscere la propria madre naturale. E ancor di piu' l'accettazione da parte dei genitori adottivi.

Athena cosi' parte per la Romania del primo 'dopo-Ceausescu'. A Bucarest, Athena conosce, in due incontri separati, Edda (una Scozzese che si reca in Romania per celebrare il funerale del suo 'maestro', che si scoprira' poi essere il 'Protettore' della madre naturale di Athena. Edda sara' la 'maestra' di Athena) ed Heron (un giornalista che si innamorera' di lei, e che avra' un ruolo fondamentale nel raggiungimento degli scopi di Athena).

Verra' accompagnata a Sibiu dal Rom Baro (Capo dei Rom) Vosho. Dal Rom Baro, Athena riesce a farsi raccontare diversi fatti relativi al popolo dei Rom (altri particolari molto interessanti sui Rom sono descritti dallo storico Antoine Locandour). In particolare, in questa parte del romanzo, Coelho riesce a dare una connotazione particolarmente affascinante ai Rom, nonostante oggigiorno vige nella nostra societa' una chiara avversione verso questo popolo.

A Sibiu, Athena incontra la madre naturale Liliana. Il romanzo conosce in queste pagine, la parte piu' umana. Liliana racconta che ebbe Athena da uno straniero (gaje). E che fu presto disillusa dell'illusione di ogni donna, di vivere accanto al proprio principe azzurro, perche' da subito lo 'straniero' non si dimostro' in grado di sostenere la crescita della figlia. Il Rom baro fece in modo che Liliana non fosse scacciata dalla tribu' ma, la bambina dovette essere comunque portata in un orfanotrofio, dato l'impossibilita' di crescerla di Liliana.

Coelho racconta lucidamente la sofferenza di Liliana. E dipinge questa donna sottolineando soprattutto la convizione - che in essa soffoca la sofferenza, che la figlia tornera'. Come pure e descritta nitidamente la gioia composta della madre che ritrova la figlia (ma che non basta a sommergere i sensi colpa che affiorano inesorabili in essa, fin tanto che non potra' piu' fare a meno di confessarsi con Athena).

L'intensita' del breve incontro si arricchisce con i racconti di Liliana relativi alla sua adorazione di Santa Sara (protettrice dei Rom) e delle Sante Marie del Mare, e alla Grande Madre. La Madre e' - secondo la visione di Liliana - Dio, che non e' altro che la Natura. La Natura che le ha sussurrato le parole che le hanno ridato fiducia nei momenti piu' bui della sua vita.

Una tappa importante prima del rientro di Athena a Londra e' la festa che Liliana prepara alla figlia per il suo ritrovamento. Si tratta di una danza notturna intorno a un falo' nella foresta intorno a Sibiu. Durante questo rito Athena scorge la Grande Madre, il dio che a cui in realta' i Rom credono. E' questo il riempimento degli spazi bianchi per Athena o meglio la scoperta di come dominarli: il venire a conoscienza delle propria madre e trovare una connotazione piu' chiara nella societa', una maggiore chiarezza sul percorso da seguire nel prosieguo della sua vita.

In seguito, Athena incontra piu' volte Edda e comincia a fare da medium per la Grande Madre.

Il gruppo che partecipa alle sedute e' inizialmente costituito dagli allievi della scuola di teatro frequentata da Andrea - la compagna di Heron finche' non diverra' l'allieva di Athena. A seguito delle incarnazioni, il gruppo si infoltisce sempre piu', fino a quando la sua popolarita' non si diffonde in tutto il quartiere di Portobello.

La risonanza di questa 'setta' non puo' che causare lo sdegno della Chiesa. E' forse questa l'ultima nota che precede la 'scomparsa' di Athena. Una nota polemica, sicuramente, che evidenzia l'atteggiamento (non poco frequente) ipocrita della Chiesa, che non ho problemi ad esternare sebbene sono un cristiano praticante e stimo molte personalita' che rappresentano questa istituzione.

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