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Il giardino dell'Eden

sabato 16 luglio 2011

Il valore di uno scrittore lo si puo' percepire anche quando una storia banale come quella raccontata in questo romanzo postumo, riesce a caricarsi di fascino, nonostante la miriade di ripetizioni di eventi e di dialoghi che anche il lettore meno attento puo' scorgere. Non per nulla Ernest Hemingway e' uno dei piu' grossi esponenti della narrativa del secolo scorso.

Non e' facile collocare Hemingway in un filone letterario, nemmeno tra quelli che hanno caratterizzato la sua epoca. Ma sono chiare alcune attitudini comuni a molti personaggi famosi del tempo. Alcune delle quali sono esplicite anche in questa opera, come ad esempio i viaggi in Africa a cui si allude nel racconto che David scrive durante la sua luna di miele.

Di Hemingway si parla spesso per la sua personalita' controversa che da un lato vuole esplodere e mostrare i contorni ben delineati che circoscrivono un essere umano virile e possente, quasi a inneggiare i miti di un passato che nei primi anni del novecento si cercava di far rivivere. E dall'altro cede all'introspettivita' e alla sua, probabilmente, vera natura fragile.

In questo romanzo non e' necessario prestare tanta attenzione per notare l'affiorare di entrambi gli aspetti.

Forse anche il continuo ricorso al bere dei suoi personaggi vuole essere un segnale del tanto rincorso machismo. Ma e' indubbio il suo talento di romanziere e la capacita' di fare in modo che le scene che descrive riescano quasi a prendere una connotazione reale.

Fini' di prepararle l'assenzio, evitando con cura che fosse leggero. <<Avanti>> le disse. <<Non mi aspettare.>> Lei bevve un lungo sorso e poi il marito le prese il bicchiere e bevve e disse: <<Grazie, signora. E' una cosa che ti rimette al mondo>>.

Forse la storia bizzarra di cui tratta Il giardino dell'Eden in se' e' un altro aspetto proteso all'esaltazione della mascolinita' che Hemingway ha ostentato nella prima parte della sua vita. Il David conteso da due donne pero' viene smorzato dal continuo piegarsi alla volonta' di Catherine durante la prima parte del romanzo, mentre l'innamoramento verso una personalita' piu' mite - quale quella di Marita - nella seconda parte del romanzo, potrebbe anche celare un senso di protezione che rivela a molti il lato oscuro della sua natura.

A parte questi aspetti inconsci che potrebbero essere mappati nella personalita' dello scrittore ci sono ipotesi che piu' facilmente possono essere vere in merito a dei tratti autobiografici contenuti nel racconto.

Difatti, Hemingway comincio' a scrivere questo romanzo subito dopo la seconda guerra mondiale tra il terzo matrimonio (con Martha Gellhorn) e il quarto (con Mary Welsh). Nella versione iniziale, il racconto si imperniava attorno all'incontro di due coppie i cui uomini rappresentano due modi di essere dello scrittore, mentre le donne sono il modello di Hadley Richardson (prima moglie di Hemingway) e Pauline Pfeiffer (seconda moglie).

A seguito della complicata gravidanza di Mary, Hemingway abbandona il manoscritto. Nel tempo, piu' volte cerca di portarlo a termine apportando tagli e modifiche sostanziali alla trama, ma senza successo.

Il romanzo viene pubblicato nella versione definitiva e accorciata dopo la sua morte, e viene scelto un lieto fine, diversamente dai molteplici finali tragici che ipotizzava Hemingway. In particolare, una delle due coppie viene eliminata dal racconto. Rimane quindi solo David e Catherine, una coppia di sposini novelli in luna di miele, in cui non si tardano ad instaurarsi presto pericolosi scambi di coppia, per dei capricci sempre piu' frequenti di Catherine (che David chiama non per nulla 'Diavolo' dentro il romanzo). Caratterialmente, Catherine ricorda la sua quarta moglie Mary - come piu' volte l'autore ha avuto modo di ribadire, mentre fisicamente ricorda la sua terza moglie Martha.

L'incontro della coppia con Marita in realta' fa pensare che lo scrittore abbia voluto ricostruire l'incontro dell'estate del 1926 tra lui, l'allora moglie Hadley e Pauline. L'atteggiamento feticista di Catherine che spesso ama farsi fare un taglio di capelli molto corto e tingere i capelli di un biondo che tende al bianco, sfocia pericolosamente in un menage a trois tra i protagonisti. Fino ad arrivare al punto in cui Catherine lascia David e Marita. I due possono cosi' coronare il sogno di stare insieme, mentre David ritrova la serenita' che gli permette di riscrivere i racconti sui ricordi della macabra esperienza della caccia agli elefanti che lo legano al padre, che erano stati da poco bruciati di nascosto da Catherine durante uno dei suoi - sempre piu' frequenti - stati di lucida follia.

Molto suggestiva l'ambientazione del romanzo. La Camargue e Le Grau de Roi. Il mare e le campagne solcate da canali. La vita semplice e disinvolta del sud della Francia nella prima meta' del novecento. Sono tutti aspetti ricchi di fascino e si rivelano uno sfondo perfetto per immortalare e rendere ancora piu' vivide le narrazioni di Hemingway.

Frasi


  • p. 46: "Non dobbiamo dirci tesoro o amor mio o nessuno di questi nomi per dimostrare qualcosa. Tesoro e mia carissima e mia adorata eccetera sono osceni per me e noi ci chiamiamo col solo nome di battesimo."
  • p. 59: "Fini' di prepararle l'assenzio, evitando con cura che fosse leggero. <<Avanti>> le disse. <<Non mi aspettare.>> Lei bevve un lungo sorso e poi il marito le prese il bicchiere e bevve e disse: <<Grazie, signora. E' una cosa che ti rimette al mondo>>."
  • p. 117: "La felicita' nelle persone intelligenti e' la cosa piu' rara che conosco."
  • p. 126: "Bene non dobbiamo essere solenni. Gia' fin d'ora so che e' la morte se sei solenne."
  • p. 141: "Non parli mai di nessun altro argomento? La perversione e' noisa e antiquata. Non sapevo che le persone come noi ci badassero nemmeno piu'."
  • p. 220: "E' terribile essere a letto insieme e sentirsi soli."

A margine di questa breve recensione, riporto un aforisma di Hemingway che mi sta molto a cuore:

Dobbiamo abituarci all'idea: ai piu' importanti bivi della vita, non c'e' segnaletica. (Ernest Hemingway)
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