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Ritorno a Barcellona

sabato 30 luglio 2011

A distanza di parecchi anni dalla mia prima visita a Barcellona sono riuscito a convincermi che non sarebbe stata una brutta cosa ritornarci. La gita delle superiori, che ricordo in ogni momento come una di quelle esperienze di spensieratezza e allegria che meglio non si possono associare alla mia adolescenza, infatti, non aveva potuto regalarmi il tipo di emozioni che in un'eta' piu' matura si ricercano. E questo e' stato sufficiente a superare il pregiudizio che se dei giorni devono essere dedicati ad un viaggio, questo deve essere necessariamente una novita' in tutto e per tutto.

D'altronde, di Barcellona ben poco avevo visto. Placa de Catalunya, la Rambla, il Monument a Colom (Statua di Colombo) e il Camp Nou non sono che una parte infinitesima di quanto la citta' offre ad un visitatore. In gita, d'altronde, tutto era nei nostri pensieri tranne che assaporare una citta' nei suoi particolari e nelle sue sfaccettature che ti accrescono dentro e ti fanno estrapolare le differenze sostanziali con il posto dove in quel momento vivi. Ma non rimpiango nulla di quello che in quel momento non ho sentito di fare.

A Barcellona ci sono arrivato nel giorno di Sant Jordi (San Giorgio), santo patrono della Catalunya. E me ne sono accorto perche' ho chiesto al nostro tassista del perche' un numero sconsiderato di persone avevano un libro in mano, una rosa rossa o una spiga di grano. Mi e' stato quindi spiegato che quel giorno ricorre il Dia del Llibre ('Giornata del Libro'). Gli uomini regalano una rossa alle donne e, viceversa, le donne regalano un libro agli uomini. Inoltre, ci si scambia una spiga di grano, che e' simbolo di fertilita'.

Il Dia del Llibre lo si e' fatto cadere nel giorno di Sant Jordi. Il giorno in cui ci siamo trovati la' per di piu' coincideva con il sabato santo ed ecco che Barcellona era un'inimmaginabile pullare di vita e di colori (Sabato santo ma anche… Sant Jordi!).

Arriviamo al nostro albergo a ridosso della Sagrada Familia. Giusto il tempo di sistemarci in breve nella nostra stanza che, dotati di cartine e guide, ci catapultiamo in un battibaleno per le strade della citta'.

Davanti a noi si ergevano le guglie della Sagrada Familia. E' il primo dei segni lasciati da Antoni Gaudi' in questa citta'. Ma e' riduttivo parlare di segni perche' a lui oggi si deve gran parte del fascino di Barcellona. Partire dal Temple Expiatori de la Sagrada Familia (Tempio d'Espiazione della Sacra Famiglia) - questo e' il nome completo di questa cattedrale - equivale ad una partenza a ritroso nella degustazione della vita di questo genio dell'architettura. Quest'opera di colossali dimensioni, iniziata da piu' di cento anni, quando era ancora in vita, e tuttora in costruzione, e' infatti il modo in cui Gaudi' ha voluto coronare la sua esistenza concepita come una missione sacra.

Delle due facciate attualmente completate, la facciata della Nativita' e' sicuramente quella che lascia incantato chiunque si trovi di fronte. E suscita una curiosita' che spinge ad addentrarsi e capire il senso di ciascuna delle rappresentazioni riportate. Noi ci siamo semplificati la vita facendo lavorare un po' meno i nostri sensi e leggendo la nostra Lonely Planet che mai come in questi casi permette di riporre l'attenzione su dettagli che difficilmente possono altrimenti essere colti.

Girando attorno al santuario in senso antiorario scorriamo l'abside e arriviamo alla facciata della Passione. La suggestione si trasforma in qualcosa di molto piu' leggero. L'armonia delle curve tanto care a Gaudi' e che in parte da lui stesso presero forma, lasciano spazio alle forme piu' spigolose delle opere disegnate dallo scultore Josep Subirachs.

Continuando il nostro giro attorno al monumento scorgiamo le impalcature che celano quella che sara' la facciata principale della Sagrada Familia ovvero la facciata della Gloria. Le quattro guglie di questa facciata si aggiungeranno alle otto delle altre due facciate per rappresentare i dodici apostoli. La meticolosita' e il completo cimentarsi di Gaudi' in questa opera ha voluto la massima cura anche sull'estremita' delle guglie dove e' stata riposta la dicitura: 'Sanctus, Sanctus, Sanctus, Hosanna in Excelsis, Amen, Alleluia' con la giusticazione che sebbene nessun essere umano sarebbe riuscito a scorgere questi dettagli, gli angeli li avrebbero visti.

Altre quattro guglie si ergeranno sopra il transetto, ciascuna rappresentante i quattro evangelisti, attorno alla torre centrale che sara' altra una volta e mezza le guglie che ornano le facciate, e rappresentera' la Vergine Maria.

Secondo la nostra errata comprensione, alle 22 e 30 sarebbe iniziato uno spettacolo molto suggestivo con coreografie d'acqua, luci e musica, alla Font Magica, ai piedi della collina del Montjuic.

E' stata una gran delusione quando, arrivati in Placa d'Espanya, ci siamo resi conto che tutto era invece gia' finito. In effetti, l'orario letto sulla nostra guida a cui abbiamo fatto riferimento era l'orario estivo. E in un attimo di particolare eccitazione ci siamo quasi convinti che fosse estate. Ci siamo comunque incamminati fino in fondo all'Avinguda de la Reina Maria Cristina, dove si trova la Font Magica, ed e' stato emozionante solo pensare che qui l'8 ottobre del 1997 c'e' stata l'ultima e memorabile esibizione pubblica di Freddie Mercury in coppia con il soprano barcellonese Monserrat Caballe' (La magia e' nell'aria). Non ci siamo quindi tirati indietro dallo scalare la collina che sovrasta la zona e lascia cadere lo sguardo su un magnifico panorama notturno della citta'.

In tarda serata rientriamo nella nostra zona. Per festeggiare il primo giorno di questa gita spagnola, non potevamo che ricorrere su una ricca paella di pesce.

Il nostro primo mattino a Barcellona inizia con una ricca colazione in un locale vicino all'albergo. E' un momento bellissimo di una vacanza e ce lo godiamo tutto. Anche se quello che ci aspetta e' molto eccitante. Con calma ci incamminiamo verso il barri ('quartiere') dell'Eixample. Lungo Passeig de Gracia si incontrano le massime espressioni dell'architettura modernista.

La prima opera architettonica che scorriamo e che ci fermiamo ad ammirare e' Casa Mila', meglio nota come La Pedrera. E' un capolavoro di Gaudi' commissionato da Pere Mila'. L'inequivocabile stile di Gaudi' si coglie a primo acchito dalle sinuose curve avvolte da un fine rivestimento in pietra. Quel che piu' sorprende oggi e' sapere che un tempo in molti non concordavano con i contorni ondulati che dal genio di Gaudi' presero forma, sia all'esterno dell'abitazione che al suo interno. Un aneddoto che la dice tutta su queste avversita', vede protagonista un'inquilina che lamentava che a causa delle curve trovava difficolta' a posizionare il suo pianoforte. Si narra che a tale provocazione il maestro rispose invitando la signora a imparare a suonare il flauto.

Continuando su Passeig de Gracia, sull'altro lato della strada, costeggiamo Casa Batllo', altra celeberrima abitazione generata dall'inventiva di Gaudi'. Anche qui davanti una fila impressionante di persone in attesa di entrare dentro questo monumento all'architettura modernista. Il tocco di colore dato dai frammenti di ceramica variopinti e' sicuramente uno dei fattori che a molti la fa preferire rispetto a La Pedrera.

Prima di giungere in Placa de Catalunya, gironzoliamo ancora nei paraggi per ammirare un'altra opera di Gaudi'. Si tratta di Casa Calvet. Un po' abbandonata a se' stessa, senza le grandi folle delle opere prominenti dell''Architetto di Dio' (cosi' ha fatto riferimento il rettore della Sagrada Familia, Lluis Bonet Armengol, a Gaudi' nella campagna per la sua beatificazione), ma comunque un altro notevole esempio di raffinato stile architettonico.

Placa de Catalunya per noi rappresenta una piacevole pausa. Qui ammiriamo gli immancabili artisti di strada, che animano ogni angolo di questa piazza come tanti altri punti della citta', e sono realmente in gamba e capaci di trascinare folle considerevoli.

Dopo un pranzo veloce, che comunque ha inciso sul tempo di risposta dei nostri riflessi al punto da costringerci a ripiegare su un prato giusto per il tempo di ricaricarsi, ci addentriamo nel Barri Gotic. Visto che la cattedrale era chiusa, attraversiamo rapidamente Avinguda de la Catedral dopo averne ammirato velocemente la facciata (che tra l'altro era in ristrutturazione), per spingerci verso il Museu d'Historia de la Ciutat.

Le origini di Barcellona risalgono all'epoca dell'impero romano. Non vi e' modo piu' suggestivo per convincersi delle origini romane, che non visitando questo museo sotterraneo dove e' mantenuta intatta una parte di Barcino (il nome di 'Barcellona romana') nella sua struttura urbanistica, e in un ragguardevole numero di dettagli che danno molte opportunita' di farsi un'idea sull'organizzazione delle attivita' commerciali e della vita sociale agli arbori di Barcellona.

Uscendo dal percorso sotterraneo, sempre da dentro il museo prima di affacciarsi su Placa de Rei, sulla sinistra, si accede alla Capella Reial de Santa Agata, un bellissimo esempio di stile gotico. La chiesa e' la cappella del Palau Reial Major che e' parte del Museu d'Historia de la Ciutat. L'ho trovata molto sensazionale per l'interno completamente spoglio e perfettamente tenuto, per l'incantevole techumbre, per i magnifici mosaici in vetro colorato e, non ultimo, per l'altare in legno realizzato da Jaume Huguet, intatto a centinaia di anni di distanza dalla sua realizzazione.

All'uscita, scendendo dalla scala a ventaglio che da' sulla piazza, c'erano ad aspettarmi i miei amici che quasi avevano perso la speranza di ritrovarmi. Proseguiamo un po' alla cieca per le vie di Barcellona vecchia fino a quando arriviamo sulla Via Laietana. Qui vediamo i cartelli che indicano la direzione per il Museu Picasso. Un'occasione unica che nessuno si vuole perdere.

Attraversiamo il viale e entriamo cosi' ufficialmente nel barri La Ribera. Ci districhiamo per ii vicoletti seguendo le molte persone che presumibilmente sono dirette al Museu Picasso fino a quando scorgiamo una fila immane di gente che avanza lentamente per entrare nella pinacoteca. Un po' contrariati si', ma nessuno ha messo in dubbio la visita interna del museo. E nessuno se ne e' pentito di quello che ha visto. Io per primo.

Le esposizioni permanenti mostrano per la quasi totalita' dipinti della sua gioventu'. Ritratto di zia Pepa e Scienza e carita' sono sicuramente tra quelli che rimangono piu' impressi. La piena maturita' cubista di Picasso e' invece ammirabile attraverso l'interpretazione di dipinti dei pittori a cui e' dovuto il suo amore per l'arte, primo fra tutti Velasquez. A lungo mi sono fermato nelle stanze 13 e 14 ad ammirare gli schizzi, le bozze e le varie versioni de Las Meninas.

Siamo stati tutti rinfrancati da questa visita. E in un certo, senso piu' sereni. Visto che il Museu Picasso e' uno dei posti di Barcellona piu' gettonati dai turisti, e che, a causa della giornata particolare, abbiamo sicuramente rischiato di non poterlo visitare. Ma con un po' di audacia e un po' di fortuna siamo riusciti a centrare un bel colpo!

Prosegue il nostro giro per La Ribera. Sbuchiamo quasi inconsapevolmente su Passeig del Born su cui si affaccia l'abside della Esglesia de Santa Maria del Mar. Non so perche', ma qualcosa mi ha trascinato fin qua. Sentivo ripetersi di continuo dentro di me il nome di questa chiesa. E l'averla trovata mi ha dato un'ulteriore serenita'. E con quella serenita' sono entrato dentro ed ho potuto ammirare lo splendore di questo gioiello dagli archi gotici piu' schiacciati rispetto al tradizionale slancio che hanno gli archi che si rifanno a questo stile.

Facilmente ci immettiamo su Passaig de Colom, la strada che costeggia il mare fino ad arrivare al Monument a Colom. La vista del mare e la dolce brezza marina del tardo pomeriggio non ci aiutano a trattenerci dallo spingerci piu' in la' e fare quattro passi sul molo. E poi a sederci su una panchina a cercar di fermare una giornata che fluisce via, destinata ai nostri bei ricordi.

Risaliamo la Rambla in un pullulare di vita che dice tanto su quanto sia mentalmente aperta questa citta'. Passando davanti a Casa Cuadros dai Barcellonesi anche chiamata Casa dels Paraigues (Casa degli ombrelli), fino a giungere alla Font de Canaletes per un lungo sorso di acqua che ci dovrebbe garantire un sicuro ritorno a Barcellona.

Per la cena preferiamo ancora una volta avvicinarci nella zona dell'hotel, nel barri Gracia. Non sappiamo che piega prendera' la serata, ma non vogliamo avere vincoli per tornare nella nostra dimora e un localino su Avinguda Gaudi' ci sembra un posto appropriato per trascorre la nostra serata con questi presupposti.

In vacanza la colazione merita ampio spazio. Si parla di ore per la colazione di questa nuova giornata. Ma tutti d'accordo anche su questo rituale. Poi si parte, a piedi, risalendo la collina fino ad arrivare al Parc Guell. E' inutile dire che lo zampino di Gaudi' lo noterebbe anche un cieco, ma come tutto cio' che dal genio di quest'uomo abbiamo visto finora, anche il Parc Guell e' avvolto in un'armonia di curve e di mosaici di mattonelle colorate accostate tra loro con un gusto che in tal senso non ha paragoni.

Ci affacciamo alla balconata del lastrico contorniata di sedili rivestiti di frammenti di laterizio per ammirare le sottostanti costruzioni che hanno l'aria delle case delle favole che ci raccontavano da bambini. Poi proseguiamo per passare sotto i portici della discesa che ci porta all'ingresso dalla parte della zona popolata della collina. Le foto si sprecano e nessuno si vuole perdere un ricordo abbracciati ai lucertoloni che ornano le scale che portano sotto il selciato da dove poco prima ammiravamo la vista del parco.

La sosta nei pressi della casa-museo e la crescente voglia di sapere un po' di storia di questa struttura, materializzata dalla mia lettura dei contenuti estrapolati della sempre preziosa Lonely Planet, viene funestamente interrotta da un'improvvisa pioggia di sterco di volatile. Ma siamo predisposti ad accettare con superiorita', e tutto si risolve in un nuovo pretesto per ridere di noi e al pensiero che anche per questo la nostra gita sara' indimenticabile.

La discesa dalla collina ai cui fianchi e' incastonato il Parc Guell, ci vede cedere allo stomaco che reclama per la vuotezza. Un anonimo baretto del barri ci ha fatto rinascere a suon di bocadillos e di cerveza. Alla fine della lunga sosta, a dire il vero, eravamo pure un po' brilli e i canti a squarciagola 'intonati' per le vie pressocche' vuote di questa zona della citta', non sono passati inosservati tra la poca gente intorno a noi. Ma non siamo stati molesti e qualcuno ha condiviso la nostra allegria.

Dopo la delusione del Camp Nou, inaccessibile al pubblico (sebbene ci sia capitato di vedere sfilare davanti a noi i due nazionali campioni del mondo Villa e Puyol), ci ributtiamo per le vie della Ciutat Vella (Citta' Vecchia) ovvero la parte antica di Barcellona, che include i barri di Raval, Barri Gotic, Ribera e Barceloneta.

Come suggerito dalla guida, sulla Rambla, provenendo da Placa de Catalunya, a un certo punto ci buttiamo su Carrer de Ferran. Attraversiamo Placa de Sant Jaume, dove si affacciano l'Ajuntament (Municipio) e il Palau de la Generalitat. Non ci soffermiamo piu' di tanto in questa piazza e, non appagati dalla vista esterna del giorno precedente, proseguiamo invece verso la cattedrale, che desideriamo ammirare al suo interno.

Anche questo e' un bell'esempio di stile gotico catalano con notevoli tracce di stile romanico. Lungo le pareti esterne delle navate laterali e' possibile ammirare un certo numero di cappelle, tutte decorate con affreschi e sculture originali. Nella navata centrale invece mi sono soffermato sul coro in legno di quercia minuziosamente scolpito, e decorato con pregevoli finiture in oro. In fondo alla navata centrale c'e' la scalinata che porta sotto l'altare centrale dove c'e' la tomba in alabastro di Santa Eulalia che, insieme a Santa Maria de la Merced, e' il santo patrono di Barcellona.

Dopo la lunga visita nella cattedrale, ci sediamo ai bordi della piazza antistante dove assistiamo ad un affollatissimo spettacolo acrobatico di busker brasiliani, prima di spostarci - come da mio forte desiderio - verso il quartiere del Raval, dal lato opposto della Rambla.

L'intento era quello di prendere qualcosa da bere al Bar Marsella, l'antico locale dove Hemingway usava andare a bere l'assenzio durante la sua permanenza spagnola. La cosa mi eccitava tantissimo. E la mia eccitazione ha perfino contaminato il resto del gruppo. E piu' mi addentravo nello squallore del Raval, piu' diventavo irrequieto dentro. Fino al punto in cui siamo arrivati all'angolo del numero 65 di Carrer de Sant Pau, dove la via si incrocia con Carrer di Sant Ramon, e sono rimasto deluso dalle saracinesche abbassate del locale.

Ancora euforico, non ho rinunciato a scattare qualche foto, sebbene attorno a me una varieta' di gente losca e inaffidabile mi fissava in modo strano, al limite dello sconcerto. Addirittura vengo avvicinato da una giovane puttana di colore che mi domanda - dopo avermi chiesto la fotocamera in regalo, perche' mai stavo scattando delle foto a quel posto sudicio. Rapidamente la lascio con un'espressione che mi e' sembrata la piu' opportuna ad accendere un barlume di curiosita' in essa, nella speranza che un giorno possa crescere fino a trovare una risposta.

Ancora una visita a qualche negozio sulla Rambla, ma e' piu' per ripararsi da una sporadica pioggia che non ci infastidisce ma semmai ci consola facendoci immaginare che non siamo i soli a rimpiangere queste giornate volate vie troppo in fretta.

La cena e' stata una degna conclusione della nostra vacanza. Nel locale turco, dopo una piacevole degustazione di pietanze etniche, siamo riusciti a coinvolgere il giovane proprietario e la mamma in uno scambio culturale italo-turco di danza e di musica. La baldoria si e' protratta anche fuori, quasi come inconscia opposizione a qualunque cosa da li' a breve ci avrebbe divisi.

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