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Pensavo fosse amore invece era un calesse

lunedì 13 luglio 2009

Questo film e' un quaderno di appunti sull'amore. Una raccolta di post-it attaccati qua e la' con dei pensieri, delle situazioni, delle sensazioni che piu' o meno consciamente una persona puo' vivere se si imbatte in affari di cuore.

In mezzo a tutti questi pensieri disordinati, scivola via la trama vera e propria del film. La storia tra due giovani (Tommaso, interpretato da un immenso Massimo Troisi, e Cecilia, interpretata da una giovanissima Francesca Neri) che sono accomunati da una relazione amorosa vissuta con leggerezza da parte di lui, e con un desiderio - piu' che giustificato e - continuamente disilluso, di un rapporto intenso di emozioni e di attenzioni, da parte di lei. L'incuranza e l'ingenuita' nell'atteggiamento dei due, sfociano nella rottura del rapporto, proprio alla vigilia del loro matrimonio.

E' proprio il modo di descrivere questa fase della relazione che rende questo film veramente speciale. E a riprova che il tema centrale del film e' proprio la crisi di coppia, c'e' il riferimento a diverse situazioni in cui dei legami sentimentali vengono meno. C'e' l'assoluta inspiegabilita' e la forsennata ricerca di una ragione per capire cosa e' che ha causato la rottura, specie da parte di chi e' stato lasciato. Ma anche da parte di chi si trova la' a compatire la persona che soffre. E quasi emerge la voglia di evidenziare la differenza di stato d'animo tra le due parti. Lo strazio di chi vive la crisi in prima persona da una parte, e il sottile compiacimento di chi sta la' a portare conforto. E proprio questo ruolo viene impersonato magnificamente da Amedeo. Una persona subdola e dal comportamento mediocre (anche se, nonostante cio', risulta buffo e divertente nel modo in cui viene interpretato da Angelo Orlando) che sta la' a gufare sulle relazioni d'amore intorno a lui, senza mai sbilanciarsi nei suoi modi di porsi, e a nutrire la propria stima con le disgrazie amorose altrui. Almeno fino a quando non riesce ad approfittare di questo suo atteggiamento maligno per mettersi insieme a Flora, subito dopo che questa ha piantato il suo amico Giorgio.

Un altro aspetto molto emblematico che e' espresso egregiamente in questo film, sono le follie che si arriva a compiere per recuperare una storia d'amore. Addirittura Tommaso ricorre ad una maga per rompere la nuova relazione di Cecilia (ndr: con Enea, interpretato da Marco Messeri) e ristabilire la sua relazione. Ne viene fuori qualcosa di veramente divertente. Ma la cui morale da' chiare indicazioni sull'irrazionalita' dei rapporti amorosi, che poco ha da spartire con gesti ed eventi volutamente generati per far intraprendere alle stesse relazioni una strada piuttosto che un'altra.

A conferma dell'imprevedibilita' dei sentimenti, il finale del film illustra l'inaspettato ripensamento di Tommaso, che non si presenta in chiesa per celebrare le nozze con Cecilia.

Sanremo 2009: vittoria o sconfitta?

lunedì 23 febbraio 2009

Questo post vuole essere solo un "appunto in bacheca", un "memo del mio pensiero" riguardo quello che mi ha suscitato il Festival di quest'anno e i relativi commenti che partono copiosamente dai media. Non e' nelle mie intenzioni fare la Claudia Vinciguerra del Web ( :-D )!

Il titolo del post mostra chiaramente un dubbio su come giudicare l'ultima ricorrenza del Festival. Ma una sensazione nitida si leva dalla mia interiorita'.

In queste ultime ore, i media pontificano il grande successo di questa edizione di Sanremo e, con essa, della RAI che ogni hanno lo propone. Dal canto mio, penso che realmente questa sia stata una edizione diversa dalle altre, che in qualche modo e' riuscita a tornare - per molti aspetti - al passo con i tempi. Una formula abbastanza valida per giudicare la canzone regina e un buon cast di conconcorrenti certo, ma io mi riferisco soprattutto a quello che Sanremo e' riuscito a proporre a contorno della manifestazione squisitamente canora.

Non mi e' piaciuto il modo in cui e' stato affrontato il tema della condizione dei gay (per non dire che non mi e' piaciuto il fatto che il tema e' stato affrontato), perche' sostanzialmente e' stato strumentalizzato per fare audience, laddove e' uno stato che non deve essere riconosciuto, ma semplicemente accettato all'interno del rispetto del prossimo e della normale convivenza tra gli uomini.

D'altra parte, pero', ho trovato molto interessante il richiamo di temi che mi stanno molto piu' a cuore: la disoccupazione (intesa come il fenomeno della perdita del posto di lavoro che ultimamente sta colpendo e lasciando in ansia molte persone) e la qualita' dell'informazione (che reputo uno strumento di potenzialita' incommensurabili e percio' da usare entro i confini che l'etica e la moralita' tracciano).

Il primo tema e' stato affrontato attraverso un brano di Paolo Giordano (Lettera di Paolo Giordano al 59° Festival di Sanremo) e letto da Alessandro Haber. Sembra una fetta di un tipico romanzo di Paolo Giordano, in perfetto stile. Descrive minuziosamente ogni aspetto di una scena di vita quotidiana, dando il giusto risalto ai dettagli che immergono direttamente dentro il racconto. Senza cercare storie sensazionali e senza usare un dizionario estetizzante. La storia e' quella triste, tristissima della perdita del lavoro da parte di Roberto, vista e vissuta con angoscia da uno sguardo esterno. Sicuramente, questo spazio avra' aperto lo sguardo a molte persone che fino a quel giorno hanno completamente ignorato che la crisi economico-finanziario in atto ha prodotto molti drammi - e molti altri ne produrra'.

Il secondo tema e' stato trattato nella lettera di Michele Serra, letta da Remo Girone. La lettera parla dell'informazione cattiva e addirittura 'velenosa' per il 'popolo', che la televisione diffonde per volere di chi la televisione la fa (che 'mangia la cioccolata' e 'lascia la merda agli spettatori', secondo la metafora usata da Michele Serra). E poi, del ruolo che il Festival - come parte buona della televisione - potrebbe avere per ridare quella qualita' - sottoforma di cultura - che il 'popolo' si aspetta dalla televisione.

Ritornando alla valutazione che e' stata attribuita dagli altri a questa edizione del Festival, reputo che il 'cantar vittoria' di Claudio Cappon e Fabrizio Dal Noce non e' affatto giusticato. Io ho avuto la strana sensazione di stare a guardare, per certi aspetti, un programma Mediaset, se non altro per i personaggi che hanno contribuito in modo fondamentale alla riuscita di questa edizione. Paolo Bonolis in primis, insieme a Luca Laurenti. Ma poi, Maria De Filippi tra gli ospiti, lo stesso - vincitore del Festival - Marco Carta tra gli artisti e Karima tra le proposte, e infine Giampiero Mughini e Emilio Fede, tra i membri della giuria di qualita'.

E con cio' non voglio deplorare il lavoro fatto da questi personaggi. Pero' fossi il direttore generale della RAI o il direttore di RAI Uno, mi vedrei bene dall'esultare a seguito di un simil risultato da parte della RAI. D'altra parte, il risultato ottenuto ha piu' l'aria di una vittoria della concorrenza. E dovrebbe far riflettere su cosa ci sia da cambiare nella televisione pubblica. E noi, dobbiamo forse cominciare a pensare di cambiare il destinatario del canone televisivo?

Misterioso omicidio a Manhattan

lunedì 07 aprile 2008

'Misterioso omicidio a Manhattan' di Woody Allen e' l'ultimo film che ho visto su RiflettoTV. Un giallorosa interpretato da Woody Allen (lo scrittore Larry Lipton) e da Diane Keaton (Carol, moglie di Larry). Un film che ha aggiunto un tassello in piu' nella mia ricostruzione personale dell'evoluzione del genere di Woody Allen. Il film risale al 1993 e si interpone tra la commedia a sfondo psicologico-autobiografico del Woody Allen degli anni 70 (Quello di 'Io e Annie' sempre con Diane Keaton), e il giallo-drammatico dei suoi film piu' recenti ('Match point', 'Sogni e delitti').

In questa opera, la 'morte' - tema ricorrente nella filmografia di Woody Allen, che all'inizio della sua carriera era solo un contorno alla trama dei suoi film, comincia a 'materializzarsi' attraverso la morte della vicina di casa Lillian (moglie nella coppia degli House, con cui Larry e Carol avevano da poco fatto amicizia). La morte lascia molto perplessa Carol che intraprende una personale investigazione, in complicita' con l'amico Ted.

Questa parte del film da' luce ad un tema molto spesso trattato nei film di Woody Allen, ovvero la crisi di coppia. Carol non trova l'appoggio del marito nell'indagine. Penso che Woody Allen abbia rappresentato molto bene questo tipico scenario di crisi. Un marito apatico, incapace di relazionarsi ad altri ed abbandonare i piccoli 'piaceri' quotidiani di cui si e' circondato (Il teatro, la partita di hockey, la serie TV). Men che meno capace di recepire gli stimoli della moglie, per dare nuova linfa ad un rapporto che il tempo tende a divorare. Dall'altra parte viene dipinta meravigliosamente la tenacia e la serenita' della donna, e il ricorso all'amico (e solo amico, almeno da parte di Carol) Ted per attirare su di lei attenzioni del partner.

Contrariamente a quello che ci si aspetta da un film di Woody Allen, la commedia comincia a prendere toni brillanti quando Carol riesce a coinvolgere completamente Larry nella sua indagine che si scopre ricca di sorprese, che vanno ben al di la' di quanto Carol aveva intuito. Il premio per la coppia che si e' prodigata 'fianco a fianco' in questa per null'affatto scontata indagine, e' la rinascita di un rapporto che oramai sembrava destinato a perdersi tra i coralli.

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