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Diario

venerdì 07 gennaio 2011

Come tante cose che ho rifiutato di studiare oppure semplicemente leggere quando ancora andavo a scuola, non avevo mai letto i diari di Anne Frank (*). Tuttavia, rovistando tra gli scaffali di una libreria mi sono andati gli occhi sul libro Diario di Anne Frank, edito da Einaudi.

Tanti pensieri hanno attraversato la mia mente in quel momento. Fino a quando non e' affiorata chiara in me la necessita' di leggere quelle pagine a chiusura di un cerchio di esperienze che non mi ha lasciato certamente indifferente.

Dopo aver visto l'Alloggio segreto di Prinsengracht 263, ad Amsterdam, e i campi di concentramento di Auschwitz, infatti, leggere il suo pensiero e conoscere le sue emozioni era un'esigenza che il mio spirito reclamava come necessita' per afferrare le sensazioni di un popolo e respirare piu' a fondo l'aria pesante di un'epoca che ciascuno ha il dovere di portare dentro.

Ma alla fine, la considerazione piu' importante che evinco da questa lettura e' qualcosa che prescinde dalle follie naziste. Bensi' e' il messaggio che inneggia una generazione - quella adolescenziale, rappresentata magnificamente dalla giovane scrittrice, e ne astrae delle virtu' che l'essere umano deve tenere sempre presenti come fondamento del suo protendere alla conclamata 'verita''.

La capacita' di dare la dimostrazione che la liberta' possa essere qualcosa che gli ostacoli fisici non possono fermare, ma sta nel riuscire a divulgare il proprio pensiero, e' sicuramente il messaggio preponderante che si puo' cogliere. E' sicuramente lo e', se riusciamo a vedere nella liberta' di espressione lo strumento che abbattera' anche ogni ostruzione per l'innata liberta' degli uomini.

Ma che la capacita' di irrompere in un periodo di crisi morale, sia dimostrata da un'adolescente, anche senza magari rendersene conto, e' un segnale dell'importanza che la societa' deve dare a tale generazione, di cui purtroppo oggi invece sembra disinteressarsi in modo sempre crescente, per dare spazi ai capricci di generazioni che ancora fingono che la direzione verso cui si stanno spingendo, sia quella tracciata dalla normale evoluzione della societa'.

Il fascino particolare che mi ha avvolto leggendo le pagine di questo diario, e' la totale inconsapevolezza di Anne di cosa stesse diventando ovvero un simbolo di un'epoca e di una generazione. Anche se la sua aspirazione di diventare scrittrice e di pubblicare il diario dopo la fine della guerra, erano desideri che avrebbe voluto realizzare, i segni dell'adolescenza ci sono tutti. Sicuramente difficile per la condizione che Anne viveva, ma anche per le intrinseche difficolta' dell'adolescenza.

In tutto questo non si puo' non cogliere la capacita' - incredibile per una ragazzina della sua eta' - di riportare la cronaca della vita quotidiana dell'Alloggio segreto in modo cosi' nitido e succinto, negli aspetti piu' essenziali che servono a dare un'idea al lettore della vita che gli otto inquilini conducevano. Il tutto poi magnificamente intriso di pensieri che sono propri di una maturita' che raramente alla sua eta' si ha, e che sicuramente non e' solo causato da un istinto di sopravvivenza.

Nel diario, poi, non mancano aspetti propri della generazione di Anne - e guai se cosi' non fosse. Il rapporto con gli adulti, con i compagni di scuola, con la famiglia, le senzazioni di innamoramento e il rapporto con il proprio corpo che si trasforma. Tutti riportati in un modo spontaneo e con considerazioni che inducono anche un adulto a soffermarsi e capire che sono problemi generazionali che vanno assecondati, non capricci di una eta' su cui si puo' anche fare a meno di perderci del tempo.

Gli elementi fondamentali che ho colto fanno di questo libro un vero emblema per una generazione. Ma, certamente, una maggiore attenzione a opere come questa anche da parte degli adulti, potrebbe essere un punto di partenza per valorizzare questa generazione al contrario di come oggi si e' propensi a fare. E la societa' comprenderebbe finalmente i benefici di cui potrebbe godere dando loro spazio.

La storia d'amore che Anne vive, e' poi sicuramente un elemento che ha consacrato l'interesse anche di quel gran numero di persone che vanno a cercare brandelli di sentimenti amorosi ovunque.

Ma il mio non e' un rimprovero verso Anne che ha riportato nel suo diario il sentimento genuino nutrito verso Peter (il figlio dei Van Daan - in realta' Van Pels - con cui i Frank e il dottor Dussel - in realta' Fritz Pfeffer - condividevano l'Alloggio segreto), perche' manda un segnale chiaro che l'amore riesce ad essere sopra ogni cosa. E non vuole esserlo nemmeno nei confronti delle persone che cercano storie amorose in tutto cio' che li circonda: l'uomo e' una macchina alimentata ad amore.

Se devo essere sincero, poi, sono rimasto candidamente affascinato da un passo del diario dove Anne descrive Peter:

Quando sta con la testa appoggiata sulle braccia, con gli occhi chiusi, e' ancora un bambino. Quando gioca con Mouschi (***) o parla di lei e' affettuoso. Quando trasporta patate o altre cose pesanti e' forte. Quando va a vedere che sparano o a controllare al buio che non ci siano ladri, allora e' coraggioso, e quando si comporta in modo cosi' impacciato e maldestro e' semplicemente adorabile.

Questo aspetto della storia di Anne Frank e stato particolarmente enfatizzato nel primo film che ne e' stato tratto ovvero Il diario di Anna Frank di George Stevens, presentato al Festival di Cannes nel 1959 e vincitore di diversi oscar. Nel film viene dato risalto anche alla notizia del D-day ('Giorno-D') ovvero allo sbarco in Normandia dell'esercito anglosassone. La notizia diffusa da Radio Londra viene accolta con grande entusiasmo e infonde una dose di quella speranza che spesso nell'appartamento viene meno.

Mi sembra giusto, poi, ritornare sul particolare periodo di crisi morale in cui sono ambientate le pagine di memoria della giovane autrice. E a conferma dell'artista che gia' in lei si profilava, si coglie la quanto mai sorprendente e perfetta consapevolezza di cio', nelle ultime confessioni alla sua amica immaginaria Kitty (**). Unita alla coscienza dell'importanza di coltivare i sogni e alla fatica che la guerra causa ai giovani per strutturare i propri ideali e innalzarli.

Noi giovani facciamo il doppio della fatica ad avere le nostre opinioni in un'epoca in cui ogni idealismo viene annientato e distrutto, in cui la gente si fa vedere dal suo lato peggiore, in cui si dubita della verita', della giustizia e di Dio.

Ho letto bene l'epilogo di questo libro, magnificamente introdotto e altrettanto magnificamente chiuso con le testimonianze raccolte sugli ultimi giorni di vita di Anne Frank. E mi sono chiesto se la voce dei giovani e i loro messaggi di ottimismo, la situazione delle donne e la loro imbattibile speranza e, piu' in generale, la coscienza degli uomini odierni per gli errori compiuti dai loro predecessori, avrebbero oggi lo stesso peso senza il sacrificio di Anne.

Non v'e' dubbio che no. Ma e' triste pensare che anche un'opera che riesce ad amplificare cosi' l'eco di un evento storico di una tale importanza, quale il secondo conflitto mondiale, possa acquisire la propria popolarita' solo se e' legata alla fine tragica della sua autrice. Anche questo potrebbe essere uno spunto di riflessione che i diari di Anne Frank suggeriscono.

Sebbene il senso colto dalla lettura e' piu' incline alle problematiche di una eta', non e' stato meno forte il sentimento di deplorazione che costantemente mi ha accompagnato durante le mie letture, della costrizione che uomini hanno potuto infliggere a loro simili. Le leggi assurde che Anne riporta qua e la' nelle pagine del suo diario sono 'diverse' da quelle che racconta un libro di storia. E' diverso - anche se non meno forte - il messaggio che trapela languido e straziante dai campi di Auschwitz e dall'Alloggio segreto al numero 263 di Prinsengracht.

Le parole di qualcuno che ha vissuto e ha raccontato, leggendole, trasportano nel tempo e acquisiscono una connotazione fisica ed emotiva che ognuno dovrebbe sentire perche' ci si trovi pronti a prendere con decisione delle posizioni, affinche' certe situazioni non si ripetano piu' nel corso della storia.

Frasi


  • p. 8: "La carta e' piu' paziente degli uomini."
  • p. 44: "...per conoscere bene la gente bisogna averci litigato seriamente almeno una volta. Solo allora puoi giudicarne il carattere."
  • p. 138: "<<Der Mann hat einen großen Geist Und ist so klein von Taten!>> (<<Grande lo spirito dell'uomo e meschine le sue azioni!>>)."
  • p. 143: "Prima ero <<zu Tode betrubt>> (<<mortalmente triste>>), ma scrivendo mi e' un po' passato!"
  • p. 145: "Una persona puo' essere sola anche se molti le vogliono bene, perche' non e' <<la persona amata>> di nessuno."
  • p. 156: "E' uno strano fenomeno che a volte io mi guardi dal di fuori come se fossi un'altra."
  • p. 184: "La ricchezza, la bellezza, tutto si puo' perdere, ma la gioia che hai nel cuore puo' essere soltanto offuscata: per tutta la vita tornera' a renderti felice."
  • p. 190: "Questa sera, guardando la fiamma della candela, sono tornata a sentirmi contenta e tranquilla. In realta' la nonna e' dentro quella fiamma, ed e' lei che mi custodisce, mi protegge e mi rende felice."
  • p. 196: "Esci nei campi, nella natura, al sole. Esci e cerca di ritrovare la fortuna dentro di te; pensa a tutte le belle cose che crescono dentro e attorno a te e sii felice."
  • p. 197: "...trovo che dopo ogni scontro resta qualcosa di bello, a ben guardare si vede sempre piu' felicita' e si torna a essere equilibrati. E chi e' felice rendera' felice gli altri, chi ha coraggio e fiducia non dovra' mai sprofondare nella miseria!"
  • p. 226: "Oh, quando si supereranno tutte queste difficolta'? Eppure e' bello doverle superare, perche' poi il risultato e' tanto piu' gradito."
  • p. 232: "Chi non scrive non puo' sapere quanto sia bello scrivere."
  • p. 233: "...voglio continuare a vivere anche dopo la morte! E per questo devo essere grata a Dio di avermi fatta nascere dandomi cosi' la possibilita di svilupparmi e di scrivere, e dunque di esprimere quello che ho dentro! "
  • p. 296: "C'e' una sola regola che bisogna rispettare attentamente: sorridere sempre e non lasciarsi turbare dagli altri! Sembra da egoisti ma in realta' e' l'unico rimedio per chi ha compassione di se stesso."
  • p. 307: "E' molto strano che io non abbia abbandonato tutti i miei sogni perche' sembrano assurdi e irrealizzabili. Invece me li tengo stretti, nonostante tutto, perche' credo tuttora all'intima bonta' dell'uomo."
  • p. 310: "...e alla fine torno a rovesciare il cuore, giro in fuori la parte brutta e in dentro la buona e cerco un modo per diventare come vorrei tanto essere e come potrei essere se... nel mondo non ci fosse nessun altro."

Comments:

(*) Il nome completo e' Annelies Marie Frank. Nasce il 12 giugno 1929 a Francoforte sul Meno, in Germania, tre anni dopo la sorella Margot, da padre - Otto Frank - e madre - Edith Hollander - entrambi ebrei. Nel 1933 a seguito delle persecuzioni naziste, la famiglia si trasferisce ad Amsterdam.

Il 6 luglio 1942, la famiglia Frank - padre, madre e due figlie, insieme alla famiglia Van Pels - Peter, la madre Auguste e il padre Hermann, si chiuse in un alloggio nell'edificio sede dell'Opekta, industria per la preparazione di gelificanti a base di pectina di cui Otto Frank era titolare, al 263 di Prinsengracht. Gli otto inquilini (ai sette presto si aggiunse Fritz Pfeffer) hanno goduto per tutto il tempo della loro clandestinita' dell'appoggio di Miep Gies e del marito Jan, di Johannes Kleiman e della moglie, di Victor Kugler, di Bep Voskuilj e del padre.

A seguito di una segnalazione di una spia (fortemente sospettato e' stato il magazziniere della Opekta, Van Maaren), il 4 agosto 1944, la Grune Polizei ('Polizia verde') fece irruzione nell'Alloggio segreto, arrestando gli otto inquilini e saccheggiodolo.

Qualche giorno dopo, il gruppo dei rifugiati fu avviato a Westerbork, il piu' grande campo di concentramento tedesco in Olanda. Il 2 settembre 1944, i Frank furono condotti ad Auschwitz, dove il padre venne separato dalle figlie e dalla moglie, che di li' a poco mori' di fame e di stenti. Il 30 ottobre dello stesso anno, Anne e Margot furono aggregate ad un convoglio di un migliaio di giovani donne inviate a Bergen Belsen.

Nel febbraio 1945, Anne e Margot furono colpite da tifo, e in marzo Anne mori', pochi giorni dopo la sorella. Entrambe furono seppellite in una fossa comune.

I diari di Anne Frank, trovati nell'Alloggio segreto e consegnati dopo la guerra al padre, unico superstite della famiglia, furono pubblicati la prima volta ad Amsterdam nel 1947 in un libro dal titolo Het Achterhuis ('Il retrocasa').

Posted by Graziano Scappatura on gennaio 07, 2011 at 05:58 PM GMT+01:00 #

(**) Mi piace definire Kitty con le parole dell'autore della prefazione del libro, Eraldo Affinati, ovvero la confidente a cui Anne vorrebbe somigliare:

...l'interlocutrice privilegiata, muta e taciturna. Sembra quasi che alla presenza-assenza di questa amica del cuore, il cui silenzio paradossalmente si carica di peso dialettico, la scrittrice affidi un controcanto che sente necessario per smussare certi lati del suo carattere impulsivo,...

e poi

...come se l'alterita' da lei (Kitty) rappresentata spingesse Anne a un proficuo rendiconto.

Posted by Graziano Scappatura on gennaio 07, 2011 at 05:58 PM GMT+01:00 #

(***) Il gatto di Peter che convisse con gli otto inquilini dell'Alloggio segreto.

Posted by Graziano Scappatura on gennaio 07, 2011 at 05:58 PM GMT+01:00 #

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